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Abolizione del numero chiuso a Medicina. Di Silverio (Anaao): “Richiesta insostenibile per il Ssn”

di Elisabetta Caredda

Il responsabile nazionale Anaao giovani commenta la proposta del presidente della Sardegna Solinas: “Abolire il numero programmato a Medicina non farebbe che rimpinguare le tasche di società interinali, incrementare una fuga di cervelli e foraggiare una disoccupazione post-laurea. La soluzione è aumentare le borse in Specialità. Il Governo attuale lo ha fatto, ma i posti non sono stati programmati secondo le esigenze del territorio né delle strutture ospedaliere, né degli studenti che negli anni si laureeranno. Urge un confronto con le parti”.

09 NOV - Sull’allarme lanciato dal governatore della Sardegna Christian Solinas riguardo alla carenza di personale e di richiesta al Governo nazionale della sospensione del numero chiuso per l’accesso alla facoltà di medicina, dell’incremento programmato dei posti nelle scuole di specializzazione e del vincolo almeno quinquennale per gli specializzati di operare nel sistema sanitario della Regione che li ha formati, interviene Pierino Di Silverio, già specialista in Chirurgia generale e in Igiene e Medicina Preventiva e responsabile Nazionale dell'Anaao Giovani.

Sentito da Quotidiano Sanità, per un’approfondimento ulteriore dell’analisi dettagliata fatta dal presidente della regione Sardegna che sviscera anche dati rilevati dall’Anaao stessa, Di Silverio chiarisce: “La proposta sull’abolizione del numero chiuso per le lauree alla facoltà di medicina è una richiesta insostenibile e pericolosa per il sistema sanitario nazionale e per gli attori principali dello stesso. Spiego il perché. Il numero di studenti che entrano ogni anno a Medicina, peraltro aumentato del 21% negli ultimi due anni con un’azione fulminea quanto disorganica e non programmata, è (o dovrebbe essere) programmato in base alle esigenze future del sistema sanitario nazionale”.

“Secondo gli ultimi studi Anaao – prosegue il sindacalista -, presi a modello anche dalle istituzioni, la gobba pensionistica, maggiore fattore di carenza di medici nel quinquennio 2020-2025, vede proprio in questo anno 2021 la sua maggiore incidenza. Mancano all’appello infatti 16000 medici specialisti. Peraltro fino allo scorso anno il vero problema era rappresentato dall’imbuto formativo post-laurea, ovvero da circa 6000 studenti che, una volta laureati, non avevano sbocco nelle scuole di specialità per carenza di posti messi a bando”.

“Ergo la soluzione non è mai stata abolire il numero programmato a medicina – evidenzia il responsabile Anaao -, che non farebbe altro che rimpinguare le tasche di società interinali, incrementare una fuga di cervelli già oggi imperante e foraggiare una disoccupazione post-laurea, bensì aumentare le borse in specialità. Cosa che il governo attuale ha fatto stanziando fondi per 14700 borse di specialità in questo anno accademico e programmando 2543 milioni di euro per i prossimi 5 anni assicurando cosi 12000 posti in specialità annui”.

“E qui sorge il secondo problema – rileva Di Silverio -. Tali posti non sono stati programmati secondo le esigenze né del territorio, ne’ delle strutture ospedaliere, né degli studenti che negli anni si laureeranno. Mentre infatti ogni anno avremo 12000 borse a fronte di poco più di 10000 studenti che completeranno il percorso di laurea, dall’altra parte almeno un terzo medici specialisti che si affacceranno al mondo del lavoro tra 4 o 5 anni, esaurita nel frattempo la gobba pensionistica, non troveranno sbocchi lavorativi, configurando un nuovo imbuto post-formativo di lusso. Questo è l’ennesimo risultato di una assenza di programmazione e di confronto con le parti. Non sempre i soldi risolvono i problemi, soprattutto se non utilizzati al meglio”.

“Nel frattempo – continua il responsabile Anaao Giovani - discipline come medicina d’urgenza, anestesia e rianimazione, patologia clinica, branche laboratoristiche, vedono borse che non sono sfruttate già oggi. Questo fenomeno di mancanza vocazionale della medicina è causato da condizioni di lavoro sempre peggiori, stipendi fermi al palo sostanzialmente da 10 anni, rischi personali e professionali che se non verranno risolti al più presto causeranno un lento e definitivo sgretolamento di quel sistema sanitario che per anni ci hanno invidiato da tutto il mondo e che oggi mostra probabilmente i segni di un invecchiamento forse anche naturale avendo ormai 30 anni e più (che per un impianto legislativo del genere, con i cambiamenti che oggi viviamo, sono davvero tanti)”, conclude Di Silverio.

Elisabetta Caredda

09 novembre 2021
© Riproduzione riservata

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