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Il nostro viaggio tra le professioni sanitarie. I Logopedisti, intervista alla presidente Tiziana Rossetto

di Lorenzo Proia

I Logopedisti sono una delle professioni ai primi posti nelle richieste dalle matricole nei Corsi di Laurea: “Comunicare, parlare, leggere, scrivere, sapersi alimentare, sono funzioni importanti, se non vitali, per la nostra qualità di vita”. Assistono persone di ogni età e nel corso della pandemia sono stati vicini ai cittadini anche con la teleriabilitazione. Il Counselling, inoltre, è una delle loro competenze.

28 OTT - Proseguono le nostre interviste con i 19 presidenti delle rispettive professioni sanitarie che compongono la FNO TSRM e PSTRP. Il nostro viaggio tra le professioni sanitarie ci porta oggi a colloquio con Tiziana Rossetto, presidente della Commissione di albo nazionale dei Logopedisti.

Presidente Rossetto, vuole raccontarci la storia della vostra professione? Siete una professione internazionale. Ma vorrei dire che la storia del Logopedista affonda nella nostra cultura, la ritroviamo già nelle tesi di Seneca e dell’antica Grecia.
“Comunicare è sempre possibile”, possiamo affermare che su questo principio si fonda gran parte della professione del Logopedista, in Italia come in tutto il resto del mondo. Questa grande comunità professionale si è sviluppata anche per il valore e l’importanza degli ambiti di interesse. Comunicare, parlare, leggere, scrivere, sapersi alimentare, sono funzioni importanti, se non vitali, per la nostra qualità di vita, per le nostre relazioni e per una maggior inclusione sociale. Il Logopedista interviene quando queste funzioni non vengono acquisite o presentano dei disturbi di funzionamento alterate da danni acquisiti o malattie degenerative in tutte le età della vita, con diversi gradi di complessità.

Ci parli del vostro lavoro sulle persone da voi assistite.
La Logopedia è una disciplina che interviene sulle problematiche di specifica competenza che acquisisce ogni giorno conferme della sua efficacia dalla medicina delle evidenze per molti ambiti. Il Logopedista partecipa al progetto di cura della persona assistita e deve essere capace di anteporre la stessa, nella sua interezza e globalità,  alla malattia.  Infatti, la riabilitazione, secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), mira allo “sviluppo di una persona al suo più alto potenziale sotto il profilo fisico, psicologico, sociale, occupazionale ed educativo, in relazione al suo deficit fisiologico o anatomico e all’ambiente”. L’agire del Logopedista rappresenta pertanto, per sua stessa definizione, un approccio privilegiato al fine di promuovere e mantenere non solo la Salute, ma anche il “valore intrinseco” della persona inteso come capacità di esprimersi, di fare, di muoversi e di autodeterminarsi, con obiettivi e attività finalizzate ad arricchire di contenuto l’esistenza e promuovere nella persona un atteggiamento partecipe ed attivo. I principali atti professionali sono la valutazione e definizione del bisogno di salute in ambito logopedico, l’erogazione di un  programma riabilitativo, la verifica della sua efficacia, l’eventuale adozione di ausili.

È una professione svolta in autonomia con conseguente responsabilità per i propri ambiti specifici, importante la collaborazione ed il confronto in équipe multiprofessionale.

La vostra è una professione molto richiesta dagli studenti?
Sì, è vero: la nostra è una professione molto richiesta. Si colloca da sempre tra i primi posti nella scelta delle giovani matricole tra le 22 professioni sanitarie. Il numero chiuso purtroppo non soddisfa chi vuole veramente esercitare questa professione in Italia; anche il programmato numero di laureati annuale, circa 840, non colma il divario tra il livello europeo e il numero dei professionisti in Italia, rispetto alla popolazione. Con l’iscrizione agli albi, nello nostro Paese ci sono circa 15 mila Logopedisti, 24 ogni 100 mila abitanti con forte disomogeneità a seconda delle aree Nord (17), Centro (21), Sud (24), contro una media europea di 40 Logopedisti per 100 mila. Le ricadute di questa cronica carenza sono tutte gravi: liste d’attesa che vanno oltre un anno, mancata presa in carico di adulti e anziani in fase acuta e cronica quali post ictus con afasia, malattie croniche degenerative, demenze.

Le aspettative di vita e i dati epidemiologici vanno sempre legati alla programmazione di certe professioni perché se si vive di più, ci si ammala anche di più e il settore della riabilitazione sarà strategico per una popolazione sempre più anziana in un Paese come l’Italia.

Come vi siete mossi con la pandemia, con la teleriabilitazione? Qual è il suo giudizio a riguardo?
La teleriabilitazione nel corso della sfida e del dramma pandemico Sars-CoV-2 ci ha permesso di non abbandonare i nostri assistiti, come comunità professionale e come albo abbiamo redatto delle Linee di indirizzo per la sicurezza dei nostri colleghi e per la sicurezza degli assistiti che sono ancora presenti nel sito della FNO TSRM e PSTRP. La teleriabilitazione non è nata nella pandemia, esiste da un po’ di tempo ma non ha mai avuto molto successo nel nostro Paese e nella nostra professione che ha un alto valore di relazione. Tuttavia, in casi di emergenza come questa pandemia, si è rivelata uno strumento essenziale per mantenere una relazione di cura anche a distanza, ci ha permesso di fare rete a livello internazionale e stabilirne linee guida e principi etici del suo uso. Rimarrà sicuramente nella nostra pratica clinica come strumento di interesse, utile per alcune situazioni che dovranno essere proposte valutate e condivise dal professionista e dall’assistito. Inoltre, dovrà sempre garantire l’adesione al suo utilizzo attraverso il consenso informato, la sicurezza della privacy, e la valutazione delle capacità di uso degli strumenti tecnologici da parte della persona ed il suo contesto dove proporla.

Incontrate bisogni di salute dall’età evolutiva al fine vita. Ma parliamo anche del vostro ruolo nei disturbi dell’alimentazione come anche sulle malattie croniche.
Le conoscenze e l’evoluzione della ricerca dimostrano evidenze scientifiche e dati di efficacia  dell’intervento  del Logopedista in tutte le età della vita. I  disturbi comunicativi, cognitivo-linguistici e di alimentazione qual è la disfagìa.  Accompagniamo la persona  dall’età neonatale, a quella dell’età evolutiva, all’adulto e all’anziano fragile spesso istituzionalizzato (RSA, Case di riposo). Le persone anziane sono state le più colpite in pandemia, vorrei elogiare i miei colleghi che hanno sostenuto gli anziani soli nel periodo del confinamento e li hanno aiutati all’utilizzo dei tablet, delle videochiamate con i loro familiari per non sentirsi abbandonati.

Quanto spesso agite in équipe?
Nel nostro lavoro, agire in équipe è molto importante, indispensabile con l’aumentare della complessità dell’assistito, è spesso vissuta come essenziale nella nostra pratica. Riteniamo fondamentale il valore della collaborazione e cooperazione di tanti “attori” che intervengono sinergicamente sui processi di salute e sulla vita sociale della persona con determinate disabilità.

Il PNRR vi vede pronti?
Abbiamo contribuito con la massima responsabilità e competenza sul PNRR perché sappiamo quanto importante dovrà essere questo documento che, a nostro avviso, deve avere una visione sistemica e non rivendicativa delle singole professioni. Ci siamo concentrati su una domanda rivolta prima di tutto a noi stessi: “Come vogliamo essere curati nei prossimi 20 anni?”. La risposta e le parole chiave sono state: medicina di prossimità, medicina di iniziativa e cure domiciliari integrate oltre che innovazione tecnologica e revisione della formazione universitaria. È stato un lavoro di squadra e occasione di confronto e condivisione anche con altre professioni.

Alcuni dei vostri iscritti si occupano di counselling?
Dobbiamo specificare che il counselling è una competenza che appartiene a molte professioni sanitarie, professioni di aiuto come dà indicazioni dell’OMS. È un valore aggiunto per noi Logopedisti possedere queste conoscenze che permettono strumenti per una migliore gestione della relazione e competenze che si legano all’aiuto in situazioni di crisi e diagnosi importanti per aiutare la persona e i suoi familiari nei momenti più difficili o nel prendere una decisione con maggiore consapevolezza. Si basa su un sapiente ascolto attivo, empatia e restituzione in pochi e specifici interventi che migliorano la consapevolezza, la comprensione  e la decisione della persona rispetto alla partecipazione di un progetto di cura.

Qual è infine il vostro rapporto con la FNO TSRM e PSTRP, come vivete questo nuovo ruolo istituzionale?
È indubbio che l’obiettivo Ordine è stata una conquista perseguita da molti anni: poter garantire ai cittadini professionisti certificati da un Ente sussidiario dello Stato come lo è l’Ordine. Inoltre l’Ordine garantisce il possesso di standard di qualità quali l’adesione al progetto ECM per il mantenimento delle proprie conoscenze e competenze, l’adesione ad un codice deontologico e ai valori etici. La Legge 3 del 2018 ha permesso la creazione del “maxi-Ordine”, unica esperienza in Italia e forse anche in Europa di un organismo di rappresentanza molto complesso, non sempre facile da gestire per le tante attività e i tanti attori, sicuramente il tempo e l’esperienza potranno premettere una sua migliore funzionalità e partecipazione.

Lorenzo Proia
 
Leggi le interviste precedenti: Audiometristi (Cino); Perfusionisti (Scali); Tecnici di neurofisiopatologia (Broglia); Podologi (Cassano); Terapisti occupazionali (Della Gatta); Tecnici ortopedici (Guidi); Ortottisti (Intruglio); Tecnici della riabilitazione psichiatrica (Famulari); Audioprotesisti (Gruppioni); Assistenti sanitari (Cavallo); Dietisti (Tonelli); Terapisti della Neuro e Psicomotricità dell’età evolutiva (Bonifacio); Igienisti dentali (Di Marco); Tecnici della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro (Di Giusto); Educatori professionali (Riposati).

28 ottobre 2021
© Riproduzione riservata

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