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Vaccini Covid. Per la terza dose l’Inghilterra punta su medici di famiglia e farmacisti


Lo scorso 2 luglio il Joint Committee on Vaccination and Immunisation ha reso pubblica una sua raccomandazione sul (molto) probabile “richiamo” per la popolazione già vaccinata, con particolare riguardo ai gruppi più vulnerabili. Raccomandato un maggior numero di general practice (gli ambulatori dei MMG) e di farmacie di comunità, così da non gravare eccessivamente sulle strutture vaccinali allestite ad hoc e sul personale che vi lavora.

05 LUG - L’Inghilterra si prepara alla ripresa dopo la pausa estiva, almeno in tema di vaccinazioni contro il Sars-CoV-2. Infatti lo scorso 2 luglio il Joint Committee on Vaccination and Immunisation ha reso pubblica una sua raccomandazione sul (molto) probabile “richiamo” per la popolazione già vaccinata, con particolare riguardo ai gruppi più vulnerabili. La raccomandazione prevede uno schema, parallelo alla campagna antinfluenzale, a due fasi.
 
Nella prima, da avviare quanto prima a settembre, verrebbero offerti una terza dose e il vaccino antinfluenzale alle persone immunodeficienti di età superiore a 16 anni, agli ospiti anziani delle residenze sanitarie assistite, agli ultrasettantenni, alle persone di 16 anni e più con particolari patologie e agli operatori sanitari e sociali di prima linea. La seconda fase, da avviare subito dopo alla prima, prevede il “richiamo” per tutti gli adulti sopra i 50 anni, alle persone nella fascia 16-49 anni a rischio di sviluppare in forma grave la Covid-19 o l’influenza e agli adulti a contatto con persone immunodepresse.
 
All’interno di questi gruppi, ovviamente, verrebbe offerta anche l’antinfluenzale alle persone che rientrano nelle categorie a rischio. Da parte sua Il servizio sanitario, NHS England, aveva già ritenuto molto probabile il ricorso a una terza dose, sia pure sottolineando, come il JCVI del resto, che occorrevano altri dati per prendere una decisione definitiva. Intanto però ha raccomandato che le autorità sanitarie locali amplino l’accessibilità coinvolgendo un maggior numero di general practice (gli ambulatori dei MMG) e di farmacie di comunità, così da non gravare eccessivamente sulle strutture vaccinali allestite ad hoc e sul personale che vi lavora. Un problema ormai evidente anche in Italia.

Secondo NHS England, ai medici di famiglia sarà difficile richiedere l’esecuzione di più del 75% delle vaccinazioni previste nell’area di competenza, ma fissano una quota minima al 45%. I medici non hanno apprezzato l’idea di un limite massimo, come dichiarato da Richard Vautrey, presidente del Comitato per la medicina generale della British Medical Association.

Quanto al ruolo dei farmacisti, NHS England ha inviato una lettera a tutte le farmacie di comunità dichiarando l’intenzione di aggiungerne altre 1.000 alle 600 che già stanno somministrando i vaccini COVID-19, così da raggiungere i 3,5 milioni di somministrazioni settimanali. E’ stato anche sottolineata la grande importanza di aumentare il più possibile la copertura contro l’influenza, che nella stagione 2021-2022 si stima possa avere una diffusione del 50% superiore alla media, e cominciare in anticipo.
 
Già questo lo scorso febbraio, infatti, le farmacie erano state invitate a ordinare un numero di vaccini antinfluenzale almeno sufficiente a raggiungere e possibilmente superare i livelli record di immunizzazioni raggiunto nella campagna 2020/2021 (2,5 milioni). Un invito e un coinvolgimento auspicati da Ravi Sharma, direttore per l’Inghilterra della Royal Pharmaceutical Society. “Se vogliamo pensare al futuro” ha detto Sharma “il Governo e il Servizio sanitario devono mettere a sistema oggi le capacità dei farmacisti per supportare la ripresa della sanità, migliorare la tutela dei pazienti e ridurre le diseguaglianze”.

05 luglio 2021
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