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Consiglio nazionale Fofi. Mandelli: “Siamo a una svolta decisiva dell’evoluzione della professione”

di E.M.

I farmacisti sono al centro del processo di cura e delle attività di prevenzione, un ruolo riconosciuto dalla collettività e dalla politica, testimoniato dalla loro partecipazione diretta alla campagna vaccinale contro la Covid 19: dall’esecuzione dei test sierologici e dei tamponi rapidi nelle farmacie di comunità, fino al farmacista vaccinatore. “Non siamo alla fine di un capitolo, ma alla prima pagina” sottolinea il presidente al Consiglio nazionale Fofi “Ora andiamo avanti”. LA RELAZIONE

22 APR - Oggi è possibile affermare senza tema di smentita che è stata superata la visione della professione legata al solo bene dispensato, ossia il farmaco. Il farmacista ha infatti conquistato un ruolo nel processo di cura e nelle attività di prevenzione ed è parte integrante di quello schema di assistenza territoriale che, come da detto il Presidente del Consiglio Mario Draghi, vede la ‘casa come luogo principale di cura’ e nel quale il modello della farmacia dei servizi è un pilastro fondamentale. La figura del farmacista è al centro di una rivoluzione copernicana che vede il suo coronamento nella partecipazione diretta alla campagna vaccinale contro la Covid 19: dall’esecuzione dei test sierologici e dei tamponi rapidi nelle farmacie di comunità, fino al farmacista vaccinatore.
 
Parte da qui Andrea Mandelli, presidente della Fofi nella sua relazione presentata al Consiglio Nazionale Fofi. Dopo aver ricordato i colleghi scomparsi a causa del Covid dallo scorso novembre - Rosario Guastella, Antonio Pampallona, Dina Frascino, Vincenzo Bosso, Cesare Quey, Paolo Doglia, Lauro Cervi, Ciro Leone, Giancarlo Di Benedetto, Domenico Costantino, Emilio Casadio, Luigi Spiganti, Massimo Di Tullio, Pasqualino Briganti - che si aggiungono agli altri farmacisti uccisi dal Covid dall'inizio della pandemia (in tutto ad oggi sono 30), ha richiamato i risultati raggiunti dalla professione (il supporto all’aderenza alla terapia, la possibilità di erogare prestazioni di diagnostica di prima istanza e di telemedicina, così come gli screening di popolazione) e ripercorso le tappe del cambiamento “tenacemente perseguito” dai farmacisti. Un cambiamento al quale l’emergenza Covid ha impresso una forte accelerazione.

“Ormai si è fatta strada la convinzione che la nostra professione abbia un’importanza – ha esordito il presidente della Fofi nella sua Relazione – e possa dare un contributo fondamentale per superare l’emergenza: nel territorio, negli ospedali, nelle strutture del Ssn. Se il rapporto dell’Aifa sull’uso dei medicinali durante il lockdown conclude che non si è mai interrotta l’assistenza farmaceutica né la disponibilità nelle strutture di ricovero di farmaci e dispositivi, può farlo perché i farmacisti di comunità e quelli ospedalieri non hanno mai smesso di operare con il massimo impegno, proseguendo tra l’altro, con ancora maggiori difficoltà, la battaglia quotidiana per far fronte al fenomeno dei medicinali mancanti e indisponibili. E non ho certo timore a rivendicare – ha sottolineato – che se la farmacia dei servizi fosse stata una realtà pienamente operativa, la risposta all’emergenza, soprattutto per i pazienti non Covid, per i malati cronici, sarebbe stata di gran lunga più incisiva. Tutto questo è ora ben presente alla collettività e alla politica”.
 
Tanti gli obiettivi conquistati. A questo riconoscimento si accompagnano ad altri importanti risultati raggiunti sul piano legislativo. Come le norme, inserite nell’ultima legge di Bilancio, che danno al farmacista la possibilità di: eseguire direttamente il prelievo di sangue capillare, indispensabile per l’esecuzione dei test di prima istanza “come è logico che sia – ha puntualizzato Mandelli – quando la prima difficoltà che incontrano i pazienti nell’uso degli autotest risiede proprio nell’uso del pungidito”; di effettuare i test sierologici e tamponi rapidi; e di praticare, a titolo sperimentale, quest’anno vaccinazioni in farmacia.
“Con questi provvedimenti – ha evidenziato – si sono superate disposizioni di legge anacronistiche che, come non ci siamo mai stancati di fare presente, facevano riferimento addirittura a decreti del Regno d’Italia, quando nemmeno esistevano farmaci e metodiche che oggi fanno parte delle procedure standard dell’assistenza di primo livello”.
 
Farmacisti in prima linea nella campagna vaccinale. Un giro di boa per la professione, accompagnato dal Decreto Sostegni dello scorso 20 marzo, che ha esplicitamente previsto la partecipazione dei farmacisti alla campagna vaccinale contro il Sars-CoV-2 e introdotto diverse importanti novità, ricordate dal Presidente Fofi. Si va infatti dalla eliminazione della supervisione del medico, fino alla formazione del farmacista vaccinatore attraverso corsi organizzati dall’Iss che trattino specificamente anche l’acquisizione del consenso informato, che ora spetta al farmacista.
 
E proprio su questo punto Mandelli ha posto l’accento rivolgendo un ringraziamento al presidente dell’Iss Silvio Brusaferro e ai componenti del Comitato scientifico, e tra loro il Vicepresidente Luigi D’Ambrosio Lettieri, per “l’enorme lavoro svolto in tempi record”. Così come non ha dimenticato, sempre sul tema formazione vaccinazioni, il contributo dato dall’Utifar e dal presidente Eugenio Leopardi con il corso Ecm “Il farmacista e le vaccinazioni”.
“Sono 11mila le farmacie che hanno aderito in pochi giorni alla campagna vaccinale – ha ricordato – il 20 aprile erano circa 38mila i farmacisti iscritti ai corsi dell’Iss e più di 7mila hanno completato il percorso formativo. Sempre che i vaccini siano disponibili in numero adeguato – ha poi aggiunto – con il contributo dei farmacisti appare non irrealistico il conseguimento dell’auspicato obiettivo dell’immunità di gregge entro il prossimo settembre”.

Verso il rinnovo della Convenzione. Ma c’è molto altro ancora. “Nel Decreto Sostegni – ha sottolineato Mandelli – abbiamo ottenuto una prima risposta alla mancata adozione di misure di finanziamento per la governance farmaceutica e a favore della farmacia italiana, la cui sostenibilità è gravemente pregiudicata da una condizione di preoccupante fragilità economica, aggravata dall’abbassamento del tetto della spesa farmaceutica territoriale che porta le criticità del sistema a livelli di emergenza, determinando anche un grave pregiudizio per l’auspicato rinnovo del contratto dei farmacisti collaboratori, per i quali – ha aggiunto – la Federazione ha costantemente chiesto il riconoscimento economico e di status per la preziosa attività professionale svolta quotidianamente con competenza e sacrificio”.
 
Infatti, è stata introdotta, in via sperimentale per gli anni 2021 e 2022 “una remunerazione aggiuntiva in favore delle farmacie per il rimborso dei farmaci erogati in regime di Ssn, nei limiti dell’importo pari 50 milioni di euro per l’anno 2021 e a 150 milioni di euro per l’anno 2022”.
Risorse che dovrebbero arrivare con decreto del Ministro della salute entro il prossimo 21 giugno. “Ci auguriamo – ha auspicato quindi Mandelli – che questo provvedimento sia utile a far ripartire e concludere positivamente le trattative per il rinnovo della Convenzione e per una revisione della remunerazione che non si possono rinviare. È uno scandalo che un accordo del 1998 e scaduto nel 2001 non sia ancora stato rinnovato, soprattutto considerando quali e quanti cambiamenti siano intervenuti da allora nel comparto del farmaco”.

 
Le sfide future. Nonostante i risultati fin ora raggiunti, il presidente della Fofi guarda al futuro: “Non siamo alla fine di un capitolo, ma alla prima pagina, esattamente come lo eravamo alla vigilia della sperimentazione della ‘farmacia dei servizi’. E ripeto quindi quanto ho detto nel Consiglio nazionale del 10 maggio 2019: il percorso che abbiamo davanti non sarà semplice. Dobbiamo passare dalla fase di sperimentazione a quella dell’integrazione del servizio vaccinale nella Convenzione. Perché al di là dell’emergenza Covid – prosegue Mandelli – è necessario comunque aumentare la copertura contro l’influenza, rendere più accessibili altre vaccinazioni come quella contro il pneumococco o quelle legate alla profilassi per i viaggi all’estero, e l’esperienza statunitense e quelle britannica, portoghese e francese, mostrano che questo risultato è a portata di mano se il farmacista partecipa attivamente alle campagne”.
 
Non si può sbagliare, ha poi esortato Mandelli: “Se vogliamo essere al centro del riassetto della sanità territoriale, se vogliamo essere un elemento cardine del nuovo modello di assistenza basato sulla prossimità, è necessario che alla nostra professione siano affidate anche prestazioni che hanno un’immediata valenza nella realizzazione degli obiettivi di salute pubblica ai quali il decisore politico presta la massima attenzione, e le campagne vaccinali e di screening sono al primo posto in questo senso. Anche in questa prova, dunque, non possiamo permetterci errori o sbavature”.
 
Far ripartire la Farmacia dei servizi. Resta da affrontare anche la sperimentazione della farmacia dei servizi: “Speriamo che possa riprendere nel minor tempo possibile, ma in quel momento dovremo essere pronti e, per questo, dobbiamo intensificare la nostra azione perché i colleghi si iscrivano e soprattutto completino i corsi del programma formativo messo a punto dalla Fofi e dalla Fondazione Cannavò, così come quelli messi a punto e promossi dagli Ordini a livello locale”.
 
Realizzare il progetto che vede farmacisti e farmacie di comunità al centro dell’assistenza territoriale per Mandelli è indispensabile “per la tutela della salute e la sostenibilità dell’attuale modalità organizzativa di dispensazione del farmaco sul territorio che fa perno su farmacie convenzionate con il Ssn, che oggi più che mai vive una situazione economica non favorevole”.
Insomma, è indispensabile superare il vecchio modello di attività della farmacia, così come “non sono più rinviabili la messa a sistema e la remunerazione di tutte le prestazioni che il farmacista svolge e svolgerà in futuro”.

Rivedere la governance del farmaco. Altro capitolo da affrontare è la revisione della governance del farmaco a partire dalla cancellazione della distribuzione diretta che “già inadeguata e penalizzante per i pazienti in tempi normali, si è rivelata un ostacolo spesso insormontabile alla continuità delle cure durante il lockdown e oltre. Lo ribadiamo con forza: i medicinali destinati all’impiego nel territorio devono tornare in farmacia”.
 
Farmacisti ospedalieri e non solo. Nella sua relazione Mandelli non ha poi dimenticato i colleghi ospedalieri e dei servizi farmaceutici territoriali, quelli che operano nella distribuzione intermedia e i tanti che collaborano alla ricerca e alla produzione del farmaco: “Per quanto riguarda l’ospedale occorre invertire la tendenza e potenziare l’organico dei colleghi: mai come in questi mesi abbiamo toccato con mano la centralità del lavoro in équipe, l’organizzazione dell’acquisizione e dell’uso sicuro e appropriato di farmaci e dispositivi. Non è pensabile che a fronte di queste funzioni fondamentali vengano impiegati meno di 3mila farmacisti, magari ricorrendo a forme di precariato per sopperire alle carenze. È un capitolo purtroppo ancora aperto, nel quale rientra anche la parificazione del trattamento economico e previdenziale degli specializzandi in Farmacia ospedaliera”.
 
La riforma del Corso di Laurea. Bisogna poi rivedere la formazione per renderla aderente al nuovo ruolo del farmacista nella farmacia di comunità, nell’ospedale, nella ricerca e nell’industria. “Se in Italia permane il divieto del cumulo soggettivo delle professioni la via maestra non può che essere una riforma del curriculum universitario, che preveda anche percorsi specialistici distinti e dedicati al farmacista che opera per conto del Ssn sul territorio o nelle strutture ospedaliere e quello che presta la propria attività nell’industria farmaceutica. La Federazione sta partecipando al Tavolo tecnico di lavoro finalizzato alla revisione dell'ordinamento didattico del corso di laurea magistrale in farmacia (classe LM-13) istituito dal Mur a seguito della presentazione del Ddl, di iniziativa governativa, sulle lauree abilitanti”.
 
C’è poi il tema della digitalizzazione della sanità. In Italia, ha spiegato Mandelli, il primo passaggio fondamentale sarà l’entrata a regime del Fascicolo Sanitario Elettronico “un fronte che presidiamo grazie al Segretario Maurizio Pace, che fa parte della Cabina di Regia nella quale stiamo operando”. Ma le tecnologie digitali avranno ricadute importanti anche nella vita degli Ordini, le esperienze degli ultimi mesi hanno infatti messo in luce la necessità di passare rapidamente a una gestione “senza carta”, e altro ancora: “Tutto questo rappresenta un onere non indifferente ma la Federazione continuerà a sostenere gli Ordini più piccoli”.
 
A ottobre l’VIII edizione di FarmacistaPiù. Sul fronte della attività culturale, Mandelli ha annunciato che l’ottava edizione di FarmacistaPiù, patrocinata dalla Fofi e organizzata da Fondazione Cannavò, Federfarma e Utifar, sarà digitale come la precedente e si svolgerà dall’8 al 10 ottobre. È invece prevista dal 9 al 12 settembre l’edizione 2021 di Cosmofarma, la prima cui la Federazione parteciperà in forma ufficiale.
 
Farmacisti italiani avanti tutta. Concludendo, Mandelli ha voluto richiamare le difficoltà, comuni a tutti i Paesi europei, che la professione ha dovuto affrontare durante l’emergenza pandemica: dalla carenza dei dispositivi di protezione a quella di farmaci anche di uso comune, dalla difficoltà di accesso a ospedali e anche ambulatori. E anche le sfide che la professione è riuscita a sostenere: mantenere la continuità dell’assistenza farmaceutica, consigliare e rassicurare in cittadini, fare fronte a innovazioni come la ricetta dematerializzata “che ha funzionato solo grazie all’impegno dei farmacisti di comunità”, e risolvere criticità come quella dell’ossigenoterapia domiciliare. Ma c’è un aspetto sul quale ci si distingue dal resto dell’Ue, ha puntualizzato: “In nessun paese come in Italia, i farmacisti si sono visti riconoscere ‘sul campo’ ruolo e funzioni che in precedenza non avevano, un riconoscimento senz’altro frutto delle esigenze dettate dall’emergenza, ma frutto anche della prova inconfutabile che hanno saputo reagire, innovare”.
 
“Ricordo – ha affermato – che in paesi guida per la pharmaceutical care come la Gran Bretagna i servizi cognitivi, la partecipazione alle campagne vaccinali e i servizi rafforzati sono stati introdotti per iniziativa governativa senza sperimentazioni, noi abbiamo dovuto e saputo dimostrare dati alla mano le nostre potenzialità. Nessuno poteva immaginare questa tragica emergenza che è venuta a incidere su un Servizio sanitario stremato da anni di sottofinanziamento e pesantemente sbilanciato nel rapporto tra ospedale e territorio. Ma – ha aggiunto – sono orgoglioso come tutti voi di averla affrontata come meglio non era possibile, dimostrando che possiamo fare moltissimo per migliorare la tutela della salute”.
 
“Siamo a una svolta decisiva dell’evoluzione della nostra professione - conclude Mandelli - e mi sono domandato in questi giorni che cosa penserebbe il Presidente Leopardi se fosse qui con noi, se potesse vedere il cammino che abbiamo percorso in questi sei anni. Sono certo che ci direbbe molte cose, ma soprattutto una: andiamo avanti”.
 
(E.M.)

22 aprile 2021
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