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Cure domiciliari, Anelli (Fnomceo): “No ai giudizi ex cathedra. Grazie ai medici per il loro impegno”


Il presidente della Fnomceo in merito alle recenti polemiche sui social e in Tv com medici che sempre più spesso accusano altri medici di aver prescirtto "terapie tardive o sbagliate": "L'articolo 58 del nostro Codice invita a rapporti solidali tra colleghi, ricordiamocelo tutti".

15 MAR - “Nessuno può ergersi a giudice, elargendo sentenze sommarie sull’operato di un medico o, ancor più grave, di un’intera categoria professionale. Se, poi, a farlo è un medico, questo comportamento va contro i dettami del Codice deontologico. Che, all’articolo 58, raccomanda di improntare i rapporti tra colleghi ai principi di solidarietà e collaborazione e al rispetto reciproco. E impone di evitare, persino in caso di acclarato errore professionale di un collega, comportamenti denigratori e colpevolizzanti”.
 
Così  il Presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, Filippo Anelli, che si dice “amareggiato” dalle diatribe sui social e nei salotti televisivi, che si sono fatte infuocate in questi ultimi giorni e che vedono medici accusare altri medici di aver prescritto terapie tardive o sbagliate, o di aver omesso le cure.
 
“La ratio dell’articolo 58 non è certo quella di stendere un velo di omertà quando si viene a conoscenza di comportamenti errati o dannosi, che vanno anzi e senza indugio denunciati nelle sedi opportune: è proprio questo l’invito che facciamo ai colleghi, ove avessero segnalazioni ben precise e circostanziate da avanzare – continua Anelli -. Il Codice va invece nella direzione opposta, quella della trasparenza e veridicità dell’informazione, raccomandata anche da altri articoli. Il senso è quello di non disorientare il paziente o, in questo caso, l’opinione pubblica, ponendo dubbi che, a loro volta, aprono varchi nell’alleanza terapeutica, nel rapporto di fiducia tra il medico e il paziente, che è parte integrante del processo di cura”.
 
“Nello specifico, le terapie a domicilio sono state e sono portate avanti grazie alla professionalità dei medici del territorio. Medici che, di fronte a una malattia sconosciuta e ancora senza cure specifiche, hanno ragionato in autonomia e indipendenza sui protocolli stabiliti da Aifa e Ministero, protocolli a loro volta basati su evidenze scientifiche e studi clinici in continuo aggiornamento e avanzamento – argomenta -. Protocolli che permettono, ad esempio, in casi definiti e appropriati, l’uso del cortisone o degli antibiotici per evitare sovrainfezioni batteriche”.
 
“Non abbiamo bisogno, in questo contesto, di giudizi ex cathedra, generalizzati e senza cognizione di causa – conclude -. Non ne abbiamo bisogno come medici, e neppure come cittadini. Abbiamo invece bisogno di sapere che non esistono terapie miracolose che vengono tenute nascoste; e che i medici, negli ospedali e sul territorio, stanno operando nella maniera più appropriata e professionale, avendo come faro il bene dei loro pazienti. Mi chiedo a chi o a cosa giovino certe polemiche sterili, se non, forse, a dissimulare e far passare in secondo piano problemi organizzativi e di sistema. Sono le organizzazioni che vanno migliorate, sono le reti assistenziali. I professionisti ci sono e stanno dando il massimo, anche ben oltre il loro dovere”.
 
Art. 58 – Rapporti tra colleghi.
Il medico impronta il rapporto con i colleghi ai principi di solidarietà e collaborazione e al reciproco rispetto delle competenze tecniche, funzionali ed economiche, nonché delle correlate autonomie e responsabilità. Il medico affronta eventuali contrasti con i colleghi nel rispetto reciproco e salvaguarda il migliore interesse della persona assistita, ove coinvolta. Il medico assiste i colleghi prevedendo solo il ristoro delle spese. Il medico, in caso di errore professionale di un collega, evita comportamenti denigratori e colpevolizzanti.

15 marzo 2021
© Riproduzione riservata

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