Vaccini Covid. Indagine Fadoi: “Il 99% dei sanitari ha aderito”
Chi si è vaccinato nel 72,7% dei casi lo ha fatto per proteggere la propria salute o quella dei propri cari (77,2%). Ma sono numerose anche le motivazioni “altruistiche”, come quella di voler proteggere i pazienti (65% dei casi) o per favorire il ritorno alla normalità (57,6%). L'indagine dei medici internisti su un campione di 1.022 operatori sanitari.
23 FEB - Medici e infermieri dei reparti di medicina interna dicono si in massa al vaccino anti-Covid, che nella versione Pfizer-Biontech alza una barriera anticorpale nel 100% degli immunizzati, con effetti collaterali segnalati dal 37% del campione, ma limitati quasi sempre a sintomi come dolore nel sito dell’iniezione, malessere generale, astenia, mialgie e artralgie, quasi sempre in forme lievi. E se lo scudo funziona contro il virus un passo indietro lo fa anche lo stress da pandemia, che in questi mesi ha messo a dura prova i nervi dei nostri operatori sanitari, generando, difficoltà di concentrazione ansia e preoccupazione e in percentuali non irrilevanti.
A far emergere il quadro è l’indagine sulla vaccinazione dei sanitari condotta da Fadoi, la Federazione dei medici internisti ospedalieri, che hanno assistito nell’anno pandemico oltre il 70% dei pazienti Covid. A fornire le risposte è stato un campione rappresentativo di 1.022 operatori sanitari, dei quali il 60,2% dirigenti medici, il 24,6 infermieri, il 6,3% specializzandi. Tra i dirigenti medici il 58% afferisce all’area di Medicina interna.
Il vissuto della pandemia
Il 20% degli intervistati ha già contratto il Covid, a riprova dell’ampia esposizione al rischio della categoria. Il 73% ha avuto sintomi che non hanno però richiesto il ricorso al ricovero, necessario invece per il 7% dei casi.
Ma le conseguenze dell’epidemia non si misurano solo in termini clinici, bensì anche psicologici. Il 58% è preoccupato per se e i propri cari anche solo se si tratta di uscire di casa. La preoccupazione per presente e futuro è del 55,9% degli intervistati, che nel 45,5% dei casi accusa un senso di isolamento.
L’effetto a cascata dell’ansia da pandemia riguarda però anche comportamenti e difficoltà che vanno a inficiare il livello di sicurezza delle prestazioni sanitarie offerte. È il caso dello stato di irritabilità ed ansia che colpisce il 49,3% dei sanitari, la difficoltà di concentrazione comune al 19% di loro. Ma anche la difficoltà di memorizzazione accusata dal 12,5% dei professionisti sanitari.
Il successo della vaccinazione
Massiccia l’adesione di medici e infermieri alla campagna vaccinale, alla quale il 99% dichiara di aderire, mentre il 95% del campione ha affermato di aver già assunto la prima dose. Una percentuale più alta di quell’abbondante 80% rilevato dalla struttura commissariale, spiegabile con il fatto che a rispondere alla survey sono stati soprattutto coloro che il vaccino lo avevano già fatto.
Prima di accettare il vaccino (nel 99% dei casi quello Pfizer), quasi tutti si sono documentati, nel 78,8% dei casi attraverso articoli scientifici, nel 22,7% attraverso webinar dedicati. Il 51,4% si è affidato alle opinioni di colleghi esperti, il 20,3 a media e social.
Fra i pochi che ancora non si sono vaccinati, il 23% non l’ha fatto per difficoltà organizzative aziendali, solo il 9% per scelta personale. Nel 32% di “altre risposte”, quelle più frequenti si riferiscono al fatto di aver già contratto il Covid, di essere in attesa della convocazione e di essere in stati di gravidanza o in fase di allattamento.
Chi si è vaccinato nel 72,7% dei casi lo ha fatto per proteggere la propria salute o quella dei propri cari (77,2%). Ma sono numerose anche le motivazioni “altruistiche”, come quella di voler proteggere i pazienti (65% dei casi) o per favorire il ritorno alla normalità (57,6%).
Gli effetti collaterali si sono avuti nel 37% dei casi. Ma l’intensità delle reazioni è stata alta in appena il 15% dei casi quando si è trattato del semplice dolore nel sito dell’iniezione, in meno del 10% dei casi riferibili a malessere generale, astenia (esaurimento fisico), mialgie (dolori muscolari) e artralgie (dolori alle articolazioni). Irrilevante l’intensità delle altre reazioni come febbre, tachicardia o, peggio, sincope.
Ancora pochi, solo il 12%, coloro che hanno effettuato un test sierologico per rilevare la presenza di anticorpi dopo la vaccinazione. Di questi, due su tre l’hanno fatto dopo la prima dose, una su tre dopo la seconda e tutti hanno sviluppato anticorpi
Manfellotto Presidente Fadoi: “Ottime adesione alla campagna e risposta immunitaria dopo le vaccinazioni. Ora alleggerire il carico di lavoro che mette sotto stress i sanitari e attivare la sorveglianza sanitaria sui vaccinati”
“L’ampia adesione alla campagna vaccinale del personale sanitario e dei medici internisti in particolare non mi sorprende - afferma Dario Manfellotto, Presidente di Fadoi - perché conferma il senso di responsabilità con il quale in questo anno di pandemia abbiamo garantito l’assistenza al 70% dei ricoverati Covid, cercando al contempo di non far mai mancare il supporto agli altri malati”.
“Non mi stupisce – rimarca - nemmeno l’ottima risposta immunitaria generata dai vaccini che restano l’unica vera arma per uscire dal tunnel della pandemia. Ma adesso appare importante e necessario che parta un programma di sorveglianza fra i sanitari vaccinati, per dosare e monitorare nel tempo la risposta immunitaria degli operatori, e il rischio di infezioni o reinfezioni, al di là dei progetti di ricerca già previsti”.
Preoccupano invece - prosegue Manfellotto – i segnali di stress al quale è stato sottoposto in questi mesi di lotta al virus il personale sanitario, spesso costretto a lavorare in situazioni difficili per carenze d’organico e turni di lavoro massacranti. Per questo riteniamo quanto mai urgente che si avvii un piano di assunzioni nel comparto sanitario utilizzando le risorse del Recovery Plan, che prevede espressamente il rafforzamento dei reparti di medicina interna”.
23 febbraio 2021
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