Medici di famiglia e pediatri in stato d’agitazione. “La sanità territoriale è al collasso e si continua a non investire”
A protestare sono le organizzazioni sindacali Federazione CIPe SISPe SINSPe, Fp Cgil Medici e Dirigenti SSN, La.Pe.L, Simet, Smi e Snami, di cui alcune sono tra quelle che non hanno aderito all’accordo con Sisac sui tamponi rapidi. “Vogliamo segnalare all’intera opinione pubblica i rischi del tracollo della medicina territoriale e conseguentemente le serie ripercussioni sulla popolazione”. IL DOCUMENTO
17 NOV - “Le organizzazioni sindacali Federazione CIPe SISPe SINSPe, Fp Cgil Medici e Dirigenti SSN, La.Pe.L, SIMET, SMI, SNAMI, denunciano le condizioni di malessere della categoria medica” così in una nota congiunta le organizzazioni sindacali minoritarie della medicina generale e della pediatria di libera scelta annunciano lo stato di agitazione. La lettera è stata inviata a Governo e Regioni.
“Siamo davanti – si legge – ad una tragedia che sta investendo i cittadini e il mondo delle professioni mediche. Sono duecento i colleghi morti sul lavoro dall’inizio della pandemia. In questa seconda fase della pandemia stiamo assistendo non solo al collasso degli ospedali e dei pronto soccorso, ma anche al collasso del territorio”.
“I medici di medicina generale – prosegue il comunicato – stanno continuando a svolgere, in piena pandemia, la loro l’attività ordinaria, tra mille difficoltà, considerando la contrazione dei servizi specialistici, ormai tutti shiftati verso la cura della covid, nei confronti dell’utenza. Attività ordinaria che consiste nel curare pazienti neoplastici, diabetici, oncologici ed in più si occupano della presa in carico dei malati covid che devono essere monitorati a domicilio (se ne ricovera mediamente 1 su 35) con tutte le prescrizioni relative alle disposizioni di quarantena e fine quarantena. Un carico di lavoro che sta aumento in maniera esponenziale e che non è più sostenibile. I medici sono sottoposti a turni di lavoro massacranti anche a causa di colleghi malati di covid”.
“Sono – si precisa -, infatti, più di 20mila i sanitari infettati, tra cui i medici di medicina generale, (lasciati spesso senza protezioni e DPI) con gli ambulatori scoperti per i quali a volte non si riesce a trovare sostituti; chi rimane deve svolgere il lavoro anche per altri! Fino adesso, davanti a queste condizioni drammatiche non abbiamo visto alcun investimento strutturale per potenziare la rete territoriale della medicina generale, con l’assunzione delle Usca, con il potenziamento degli organici degli uffici di igiene e sanità pubblica, con la previsione di nuove assunzioni dei medici di medicina generale convenzionati, di guardie mediche, di medici del 118 e medici penitenziari e dei pediatri di libera scelta .Chiediamo tutele per tutti i colleghi ammalati senza copertura Inail”.
“Per queste ragioni – concludono il sindacato - dichiariamo lo stato di agitazione per segnalare all’intera opinione pubblica i rischi del tracollo della medicina territoriale e conseguentemente le serie ripercussioni sulla popolazione”.
17 novembre 2020
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