Enpaf. Conasfa: “No a innalzamento età pensionabile e aggravi su collaboratori”
La federazione dei farmacisti non titolari esprime le proprie preoccupazioni sulle misure prospettate dall’Ente previdenziale per garantire la copertura finanziaria per i prossimi 50anni, come prescritto dal decreto “Salva Italia”.
30 APR - Preoccupazione da parte del Conasfa dopo l’incontro organizzato il 24 aprile scorso a Roma dall’Enpaf per illustrare alle organizzazioni di categoria le misure che l’Ente dovrà assumere per garantire la copertura finanziaria per i prossimi 50anni, come prescritto dal comma 24 dell’articolo 24 del Decreto Legge “Salva Italia”. L’incontro, come spiegato dal presidente dell’Enpaf Emilio Croce, è stato di carattere propedeutico in vista del Consiglio di Amministrazione e del successivo Consiglio Nazionale dell’Ente nel prossimo mese di giugno che dovrà assumere queste importanti decisioni.
Tutti gli Enti di Previdenza, infatti, dovranno garantire la copertura finanziaria per i 50 anni successivi; l’ammontare di tale copertura dovrà essere scorporata dal patrimonio, con la verifica delle proiezioni ogni biennio (dall’attuale verifica triennale), a partire da quest’anno. Un eventuale "sforamento" oltre l’anno, comporterebbe un “commissariamento della gestione” con l’elevazione della quota in percentuale sul reddito, con riferimento all’età anagrafica, per tutti gli iscritti attivi e l’introduzione di un contributo di solidarietà per due anni ai pensionati.
Per garantire la copertura, secondo quanto riportato dal Conasfa, il Consiglio di Amministrazione Enpaf, proporrà l’innalzamento dell’età pensionabile a 68 anni a partire dal 2014 con modalità ancora da definire. Se approvato dal Consiglio Nazionale dell’Enpaf, il testo sarà sottoposto agli Uffici di Controllo dei Ministeri ed Agenzie preposte per legge, per l’avvallo. Allo stato attuale le quote sono così ripartite: circa 12.300 con contributo di solidarietà, 30000 con quota intera, 2750 con quota ridotta al 50% e 39.000 con quota ridotta all’85%.
“Il Presidente e il Direttore dell’Enpaf – spiega Heriberto Arrigoni, presidente del Conasfa - hanno garantito che l’Ente, nel panorama nazionale, è tra quelli con maggiori garanzie di stabilità ma, viste le richieste legislative, deve attuare questi aggiustamenti che risulterebbero il ‘male minore’ rispetto al dover ritoccare le quote di tutti gli iscritti”.
“Conasfa, Fiafant, OoSs e Sinafo – riferisce Arrigoni - hanno chiesto che si ricerchino tutte le soluzioni possibili per ridurre l’aggravio economico ai colleghi con retribuzioni economiche limitate (disoccupazione involontaria, part -time, contratti atipici …). Il Dr. Croce ha assicurato che negli incontri del prossimo mese si cercheranno delle soluzioni compatibilmente con le disposizioni legislative e con i pareri degli Uffici Ministeriali”.
Conasfa ha chiesto che il contributo di solidarietà venga trasformato da quota percentuale a quota fissa, che possa essere scelto da tutti i farmacisti che hanno già un'altra copertura previdenziale, che sia prevista una nuova “quota
ridotta” con percentuale inferiore all’attuale 85% per poter garantire uno sgravio economico per i colleghi in questa situazione. Tuttavia il legale dell’Enpf, spiega Arrigoni, “ha rimarcato che, allo stato attuale, quanto proposto non è fattibile, perché i Ministeri competenti non avvallano ulteriori riduzioni rispetto a quelle già in atto. A titolo di esempio ha segnalato che la riduzione della quota all’85% era stata un’eccezionalità, tant’è che in questi mesi, richieste similari da parte di altri Enti sono state rigettate dagli Organi di controllo”.
Conasfa ha ribadito la sua contrarietà all’innalzamento dell’età pensionabile e ha richiesto “il massimo sforzo” da parte dell’Ente per informare tutti gli iscritti di quanto ha in progetto. “La contrarietà del Conasfa – spiega Arrigoni - nasce non solo dal fatto che quanto previsto acuisce ulteriormente la già difficile situazione dei farmacisti collaboratori dipendenti, ma soprattutto dal fatto che in questo momento può apparire come l’ennesimo provvedimento atto a vanificare lo spirito liberalizzatore del Cresci Italia. Se, infatti, con tale decreto il Governo ha inteso garantire delle possibilità di carriera ai farmacisti collaboratori – prosegue Arrigoni - prevedendo l’obbligo, per i titolari di farmacia, di nominare un direttore, al raggiungimento dell’età pensionabile, un innalzamento di questa ha il sapore di una beffa”.
Secondo il presidente del Conasfa, “seppur non di diretta conseguenza, anche questa iniziativa, va ad aggravare il quadro generale delle aspettative professionali dei non titolari, dopo che molte Regioni hanno ritenuto l’apertura di nuove farmacie con i resti facoltativa. Qualche Comune forse, ricevendo queste indicazioni, può avere ritenuto opportuno evitare di aprire queste farmacie con il concorso straordinario, aspettando il concorso successivo al fine di poter esercitare il diritto di prelazione. Tutto ciò mentre stiamo per assistere all’annosa pratica dei ricorsi in molti casi finalizzati solo a ritardare l’apertura delle sedi previste”.
Conasfa si appella a tutti i Presidenti di Ordine e alle Istituzioni affinché “si evitino tutte quelle iniziative che possono essere giudicate da larghi strati della popolazione come una difesa di interessi corporativi”.
Conasfa, infine, sottolinea “l'atipicità dell'obbligo della doppia contribuzione previdenziale obbligatoria per i farmacisti collaboratori”.
30 aprile 2012
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