Coronavirus. Mancano operatori per la prevenzione
di Domenico Della Porta
Ad evidenziarlo è la Consulta Italiana Interassociativa della Prevenzione che raggruppa circa una ventina tra Associazioni Scientifiche e Professionisti della Sanità Pubblica che sottolinea come gli addetti dei Dipartimenti di Prevenzione, sono quasi dimezzati rispetto agli oltre 5000, in servizio nel 2009.
28 MAR - Con poco più di 2000 operatori tra medici di sanità pubblica e Tecnici della Prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro (TPALL), non è certamente una operazione semplice da parte dei Dipartimenti di Prevenzione delle 104 ASL italiane garantire tutti i controlli di legge, di iniziativa ed a richiesta, nelle attività che restano ancora attive, in particolare tutte quelle che erogano servizi di pubblica utilità: non solamente la sanità sotto l’occhio del ciclone e dove emergono gravi carenze di DPI, ma anche agricoltura e filiera alimenti, servizi socio assistenziali, RSA e centri disabili, grande distribuzione, trasporti, raccolta rifiuti e altre attività produttive ad esse connesse. Alle stesse strutture di controllo sono riconosciuti, infatti, anche le numerose competenze epidemiologiche per la gestione degli isolamenti e del controllo della sorveglianza sanitaria per quelli che hanno a che fare con il nuovo coronavirus, in quanto la maggior parte del personale della struttura è praticamente assorbito da queste importanti e delicate incombenze.
Ad evidenziarlo è
Susanna Cantoni, presidente della CIIP (Consulta Italiana Interassociativa della Prevenzione) che raggruppa circa una ventina tra Associazioni Scientifiche e Professionisti della Sanità Pubblica che rappresentano oltre 15.000 operatori, sottolineando che gli addetti dei Dipartimenti di Prevenzione, sono quasi dimezzati (dati della Conferenza Stato Regioni) rispetto agli oltre 5000, in servizio nel 2009.
Tutte le attività che restano operative hanno comunque l’obbligo di garantire la sicurezza dei lavoratori, ha aggiunto la Cantoni, attraverso una serie di misure di prevenzione e protezione già indicate dai vari provvedimenti governativi (ricordiamo tra gli altri l’importante protocollo promosso dal Governo d’intesa tra le parti sociali, siglato il 14/3/20), dalle indicazioni di Ministero della Salute e ISS, oltre che dal D.Lgs. 81/08.
A fronte di un evento di così vaste dimensioni e inatteso, molte imprese, e non solo le piccole e medie imprese, sono impreparate; l’opera di informazione, di assistenza, di promozione di buone prassi risulta pertanto importante perchè tutte le misure di prevenzione e protezione possibili (igieniche e organizzative) siano effettivamente applicate. Dal distanziamento, alla disponibilità dei DPI adeguati, alla sanificazione dei servizi e spazi comuni, ecc.
Diverse sono le richieste, aggiunge la presidente della CIIP, di chiarimenti che vengono rivolte ai Servizi di prevenzione delle ASL e anche segnalazioni da parte di lavoratori e RLS relative alla inadeguatezza delle misure adottate, in particolare sull’adeguatezza dei DPI, sul mantenimento delle distanze di sicurezza e sulla gestione degli spazi comuni (mense, spogliatoi).
A garanzia che le misure di cui sopra siano effettivamente adottate e garantite nel tempo è necessario che i Servizi di Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro come in molte situazioni stanno facendo, dirigano la loro attenzione con iniziative proattive verso le imprese e servizi che mantengono l’attività, sia fornendo informazioni e assistenza a datori di lavoro, loro consulenti, RLS e lavoratori, ai Medici Competenti sia attraverso controlli mirati, da remoto ma anche entrando nelle aziende.
I Servizi possono pianificare controlli, tipo piano mirato di prevenzione, chiedendo alle imprese dei comparti più a rischio di documentare tempestivamente attraverso la compilazione di una check-list (segnaliamo ad esempio quella dei sindacati lombardi o quelle regionali utilizzate dai Servizi del Veneto o delle Marche o della Liguria o di altri ), con la contro firma del RLS laddove esiste, quanto messo in campo su informazione, procedure organizzative, DPI, igiene dei reparti, dei mezzi impiegati e dei presidi igienico assistenziali ecc. Ma anche organizzando sui propri siti materiale utile, mettendo a conoscenza alle aziende le misure generali da adottare, anche adattandole per i diversi settori lavorativi.
I sopralluoghi potrebbero essere effettuati a campione, nei comparti più a rischio, sulla base delle risposte ricevute e dalla conoscenza del territorio. Ovviamente gli operatori devono essere dotati di tutti i DPI necessari. Troppi sono stati gli operatori sanitari contagiati, anche nei Dipartimenti di Prevenzione.
Indispensabile è il raccordo dei Servizi PSAL con il sistema di prevenzione di impresa: datori di lavori, RSPP, RLS e MC; con questi ultimi anche per l’individuazione dei possibili contagiati e dei relativi contatti da sottoporre a misure di isolamento.
In un dettagliato ed esaustivo documento di qualche giorno fa della Società Nazionale Operatori della Prevenzione (SNOP), che riunisce numerosi dipendenti dei Dipartimenti di Prevenzione, inviato al Coordinamento Interregionale della Prevenzione della CSR, viene evidenziato, tra l’altro, “che i luoghi di lavoro rappresentano un ambito importante per amplificare l’attività di sensibilizzazione sui comportamenti corretti da tenere per ridurre la trasmissione del virus e il rischio di contagio, e al contempo un’area complessa a rischio concreto di ulteriore diffusione del virus.
Da parte dei Servizi dei DIP dovrebbe, quindi, essere dedicata la massima assistenza (informazioni, indicazioni operative) a tutte le imprese raggiungibili, grandi, medie, piccole e micro, sia in risposta a domande sia attraverso la diffusione attiva anche di materiali, in particolare secondo alcune linee:
- indicazioni igieniche ambientali e personali: dalla promozione del frequente ed accurato lavaggio delle mani da parte di dipendenti ma anche di esterni, alla promozione di una adeguata “igiene respiratoria” sul posto di lavoro, alla corretta pulizia ed igiene dei posti di lavoro, alle cautele nell’utilizzo in azienda di spazi ad utilizzo collettivo;
- indicazioni per il necessario aggiornamento della valutazione del rischio biologico (D. Lgsl. 81/08 art. 28 comma 1 e Titolo X, art. 266) da attuare con la massima rapidità con l’indispensabile apporto del medico competente e da aggiornare secondo l’evoluzione dell’epidemia.”
Domenico Della Porta
Docente di Medicina del Lavoro Facoltà di Giurisprudenza Università Internazionale Uninettuto – Roma
Presidente Osservatorio Nazionale Malattie Occupazionali e Ambientali Università degli Studi - Salerno
28 marzo 2020
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