Brindisi. Familiari fanno irruzione in sala operatoria e interrompono intervento in corso. Anelli (Fnomceo): “La misura è colma”
All’Ospedale Perrino un intervento chirurgico è stato interrotto dai familiari di un paziente che, dopo aver strattonato il medico di guardia, hanno fatto irruzione in sala operatoria per richiamare il primario. Per il presidente della Fnomceo “Occorre un salto culturale, per cui il medico torni a essere visto come colui che cura”
31 GEN - “Ha ragione il Presidente dell’Ordine dei medici di Brindisi,
Arturo Oliva: la misura è colma. Il gravissimo episodio di violenza avvenuto la notte scorsa all’Ospedale Perrino, dove un’intera equipe sanitaria è stata interrotta durante un’operazione chirurgica dai familiari di un paziente che pretendeva di essere visitato subito dal primario è sì l’ennesimo in ordine di tempo, ma è anche di una gravità inaudita. E ciò perché ha messo in pericolo non solo gli operatori sanitari, ma anche la vita stessa del paziente. Stanotte, a Brindisi, non sono stati aggrediti solo i professionisti: è stata aggredita l’essenza stessa della società civile, che fa della solidarietà tra cittadini uno dei suoi principi cardine”.
Così il Presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo),
Filippo Anelli, commenta quanto accaduto all’Ospedale Perrino di Brindisi: un intervento chirurgico è stato interrotto dai familiari di un paziente che, dopo aver strattonato il medico di guardia, hanno fatto irruzione in sala operatoria per richiamare il primario.
La notizia è arrivata dal Presidente dell’Ordine di Brindisi,
Arturo Oliva, che ha espresso ai medici ogni solidarietà, richiamando la Asl a mettere in sicurezza gli operatori e le autorità competenti, in primis la Prefettura, ad operare interventi risolutivi. In assenza di questi, gli operatori del Perrino potrebbero arrivare a decisioni clamorose, quali l’astensione dalle attività sanitarie ove non ricorrano le condizioni di sicurezza minime.
“Ci associamo al Presidente Oliva nell’esprimere piena solidarietà e vicinanza ai colleghi aggrediti e a tutti quei professionisti che operano in condizioni assolutamente non sicure, e assicuriamo sin d’ora il nostro sostegno a eventuali iniziative di protesta – afferma Anelli – le carenze di natura organizzativa e strutturale sono quelle da colmare per prime: i lavoratori devono essere messi in condizioni di lavorare in sicurezza. È per questo che, come Osservatorio contro la violenza agli operatori sanitari, stiamo lavorando sull’aggiornamento e la corretta applicazione della Raccomandazione n° 8, che, a più di dodici anni dalla sua emanazione, risulta troppo spesso disattesa”.
“Ma l’episodio di questa notte ci dimostra, ancora una volta e in maniera eclatante, che occorre fare di più: occorre un salto culturale, per cui il medico torni a essere visto come colui che cura, come colui che può, compatibilmente con i limiti della scienza, della medicina e della natura stessa, salvarci la vita e non come il terminale delle frustrazioni, delle ansie, dei disagi dei cittadini – conclude Anelli – nessuno meglio di un medico comprende le paure di chi è malato, comprende le difficoltà dovute a carenze strutturali che vanno a sommarsi e ad accrescere in maniera esponenziale il malessere di chi si affida alle sue cure. I cittadini, però, devono capire che i medici, gli operatori sanitari stanno dalla loro parte, e combattono con loro, non solo contro la malattia ma anche contro queste carenze.
È per questo motivo che la Fnomceo ha voluto prima gli Stati Generali, poi le campagne di informazione, ora il Docufilm ‘Notturno’, che racconta il turno di notte di una guardia medica, intervallato da testimonianze di vittime di violenza. Perché questa è una battaglia che va combattuta su più fronti, quello legislativo, organizzativo, culturale. Ma una cosa non va mai dimenticata: che, su ognuno di questi fronti, medici e pazienti non possono che essere alleati”.
31 gennaio 2020
© Riproduzione riservata
Altri articoli in Lavoro e Professioni