Manovra. Fials: “Risorse insufficienti per il personale”. E su classificazione professioni: “Bene linee generali ma servono fondi”
Il sindacato commenta gli esiti della riunione della Commissione Paritetica per la revisione del sistema di classificazione professionale del personale del Comparto Sanità. “Non vi sono risorse destinate all’assetto complessivo della revisione del sistema di classificazione per valorizzare le competenze, le responsabilità e lo sviluppo di carriera dei dipendenti”.
07 NOV - In un clima di pragmatismo si è svolta la riunione della Commissione Paritetica per la revisione del sistema di classificazione professionale del personale del Comparto Sanità. Presenti al tavolo, oltre all’ARAN ed ai sindacati rappresentativi, i rappresentanti del Comitato di Settore Regioni – Sanità. Ha aperto i lavori il Presidente dell’ARAN
Antonio Naddeo, il quale ha subito auspicato una rapida conclusione dei lavori della Commissione, anche in vista della possibilità di avviare i negoziati per i rinnovi contrattuali 20192021, a seguito della previsione, nella legge di bilancio 2020, delle risorse necessarie.
Il Presidente ha sinteticamente presentato
quattro principali ambiti di intervento, elaborati dal Comitato di Settore Regioni-Sanità, da sviluppare nei lavori della Commissione al fine di formulare proposte alle parti negoziali, per l’avvio di un riordino complessivo del sistema di classificazione professionale, che garantisca un bilanciamento delle esigenze organizzative delle aziende sanitarie con quelle di riconoscimento e valorizzazione professionale dei dipendenti, da trasporre nel rinnovo contrattuale 2019- 2021. Ne dà notizia la Fials.
“Nel nostro intervento – ha evidenziato la Fials - , abbiamo subito ribadito come le risorse previste nella bozza di bilancio 2020 per i rinnovi contrattuali 2019-2021, sono del tutto insufficienti per garantire il potere d’acquisto delle retribuzioni dei dipendenti pubblici, ma anche e soprattutto come non vi sono risorse destinate all’assetto complessivo della revisione del sistema di classificazione (Commissione Paritetiche previste in tutti i quattro comparti del pubblico impiego) per valorizzare le competenze, le responsabilità e lo sviluppo di carriera dei dipendenti. Come FIALS, insieme alle altre sigle del pubblico impiego della Confsal, ci sentiamo fortemente impegnati alla mobilitazione per un aumento considerevole delle risorse nella legge di bilancio 2020 per i rinnovi contrattuali”.
“Nel merito – ha proseguito la nota - del primo ambito di intervento richiamato dall’ARAN, relativo alla “Semplificazione e la razionalizzazione dell’attuale sistema di inquadramento del personale nelle categorie giuridiche e nei livelli economici”, abbiamo espresso come sia necessario, nei contesti di lavoro maggiormente investiti dai cambiamenti organizzativi e culturali degli ultimi decenni ed in particolare la sanità, gestire il personale in un’ottica di sviluppo delle competenze professionali e delle capacità di adattamento all’innovazione organizzativa”.
“In tale ottica – ha aggiunto il sindacato - , come già espresso nel nostro documento propositivo alla Commissione Paritetica inviato all’ARAN nel settembre scorso, si condividono le linee generali del Comitato di Settore, sulla necessita di passare dalle attuali quattro categorie di inquadramento del personale (A, B, C e D), più i livelli economici (Bs e Ds) – per ognuna di esse sono previste, attualmente, rispettivamente 5 fasce economiche (cat. da A a C) e 6 per (DDs) a tre categorie, oltre ad una rivisitazione del sistema delle fasce economiche”.
“L’articolazione in tre categorie - a parere della FIALS - consentirebbe di conseguire obiettivi di flessibilità e pertanto l’individuazione, nell’ambito di ogni singola nuova categoria, dei diversi profili professionali può essere effettuata attraverso contenitori ampi corrispondenti alle Aree funzionali, anziché a specifiche professioni, e le stesse dovrebbero corrispondere a differenti livelli di conoscenze, abilità e competenze professionali e non coincidere, come richiesto dall’ARAN, esclusivamente con il titolo di studio quale requisito generale di accesso. Per rendere agevole il percorso in tre categorie, abbiamo chiesto una riconversione dei profili dell’attuale categoria A, in considerazione che gli stessi siano destinati non solo a ridursi in modo significativo nel tempo, ma anche a non incidere in modo significativo sui nuovi modelli organizzativi e sulle nuove professionalità”.
“Altro – ha continuato - aspetto fondamentale che abbiamo evidenziato, è la specificità del profilo professionale dell’Operatore Socio Sanitario – area socio sanitaria per il quale necessita definire non solo una sua nuova collocazione rispetto all’ordinamento attuale, ma anche un’evoluzione professionale, con infine un’attenzione alle figure professionali Puericultrici ed Infermieri Generici nell’ambito di un sistema organizzatorio delle Aziende Sanitarie multidisciplinare e multiprofessionale. Come sarà necessario, evidenziato tra l’altro nel nostro documento propositivo, definire il riassetto dell’area amministrativa e tecnica alla luce dell’evoluzione del lavoro (informatizzazione, sistema dei controlli e riorganizzazione profonda della struttura amministrativa e tecnica), con una nuova classificazione nelle nuove tre categorie e relativo sviluppo professionale in rapporto alle capacità ed alle competenze reali maturate nel tempo, e non certamente al solo titolo di studio”.
“L’attivazione – ha precisato la Fiasl - delle sole tre categorie, abbiamo sostenuto, non sono oggi sufficienti a favorire la motivazione del professionista, la sua progressione di carriera ed a rispondere al nuovo assetto organizzatorio che si fonda su un delicato equilibrio tra strutture e funzioni ma soprattutto improntato alla chiarezza e alla trasparenza del quadro delle responsabilità. Abbiamo evidenziato come l’organizzazione del lavoro in sanità è fondata unicamente sulla suddivisione tra dirigenti e personale del comparto. Nel mezzo delle due categorie c’è il nulla. I contratti vigenti non hanno istituito la qualifica intermedia, che dovrebbe rappresentare e raccogliere tutti quei professionisti che non appartengono all’Area della dirigenza, ma che svolgono funzioni, in maniera stabile e continuativa, con compiti di direzione sul governo di processi clinico-assistenziali complessi (professioni sanitarie e socio sanitarie) o sistemi tecnologici (amministrativi e tecnici) ed “in posizione di elevata responsabilità ed autonomia, ai fini dello sviluppo e dell’attuazione degli obiettivi aziendali”. Per questo abbiamo chiesto l’istituzione dell’Area dei Quadri, che si collocherebbe subito sotto la dirigenza dei diversi profili professionali e permetterebbe uno sviluppo di carriera professionale verticale anche alle figure attualmente collocate in D/Ds che altrimenti non vedrebbero mai riconosciuta la loro possibilità di crescita professionale, diversamente dagli altri profili professionali delle categorie attuali o nuove aree di classificazione ordinamentale sottostante”.
“Nel merito del secondo ambito di intervento “Sviluppo e rafforzamento degli strumenti per sostenere lo sviluppo delle competenze”, - ha specificato il sindacato - abbiamo evidenziato, come a parità di inquadramento giuridico, gli attuali modelli di classificazione prevedono la progressione economica orizzontale – fascia – e gli incarichi di funzione e come tali elementi retributivi siano attualmente posti a carico dei soli fondi contrattuali aziendali. L’istituto delle progressioni economiche orizzontali – passaggio di fascia – che era nato per fare corrispondere incrementi retributivi stabili, a parità di inquadramento giuridico, per effetto dell’accrescimento nel tempo delle competenze professionali di ciascun lavoratore, a causa anche del blocco della contrattazione e degli stessi fondi contrattuali al valore del 2010 e successivamente a quello del 2016, non ha risposto agli obiettivi prefissati né alle stesse attese dei lavoratori, cosicché le progressioni economiche, come attualmente previste, sono ben lontane dall’essere uno strumento di valorizzazione del merito e della crescita professionale”.
“Abbiamo proposto – ha precisato il sindacato - una semplificazione di tale strumento che limiti la conflittualità interna ed il contenzioso, ipotizzato uno “sdoppiamento” dell’attuale istituto, che consenta, con modalità differenti, di corrispondere all’esigenza di riconoscere, comunque, nel tempo incrementi retributivi a tutti i dipendenti che abbiano conseguito livelli di prestazione soddisfacenti, riconoscendo quindi l’esperienza maturata negli anni, ed all’esigenza selettiva che consenta di riconoscere, ad un più limitato numero di persone con livelli di prestazioni elevate e dimostrazione concreta di più elevate capacità professionali e di lavoro, aumenti retributivi più sostanziosi. Nel merito dell’attribuzione degli “incarichi funzionali”, abbiamo ribadito come il sistema vigente non valorizzi a pieno le competenze e l’autonomia professionale rispetto alle profonde modifiche intervenute nell’impianto organizzatorio istituzionale del SSN che hanno comportato un notevole impatto sull’organizzazione complessiva delle aziende Sanitarie, sul lavoro e finanche sullo “status” delle professioni”.
“Abbiamo proposto – ha detto il sindacato - che il nuovo sistema degli incarichi, prevalentemente nella nuova terza categoria, debba seguire i medesimi percorsi attuati per la dirigenza del S.S.N., con uno sviluppo non solo “gestionale” correlato al raggiungimento di risultato sulle diverse strutture o uffici con elevato grado di autonomia e responsabilità, ma anche “professionale” – riconosciuto a tutti i professionisti dopo il periodo di prova di natura “clinico” (per le professioni sanitarie) e tecnologico avanzato (per il personale amministrativo, tecnico e professionale).
Abbiamo chiesto come gli incarichi gestionali non gravino sugli attuali fondi accessori ma vengano definiti con risorse proprie delle diverse aziende sanitarie, oltre alla possibilità che l’affidamento di incarichi di responsabilità, naturalmente dal contenuto più limitato in coerenza con la relativa declaratoria, potrebbe interessare anche la seconda nuova categoria. Ma soprattutto abbiamo ribadito l’eliminazione della dicitura “a termine con un periodo massimo di 10 anni” per gli incarichi gestionali e professionali, ma seguire la stessa dinamica definita per i dirigenti dell’Area Sanitaria e P.T.A. e quindi, prorogabili dopo la valutazione finale positiva del medesimo incarico senza attivare altra selezione”.
“Per quanto concerne – affermato il sindacato - il terzo intervento proposto dall’ARAN “Razionalizzazione della disciplina contrattuale relativa ai trattamenti accessori collegati allo svolgimento di attività disagiate”, abbiamo espresso la necessita di pervenire ad uno snellimento del sistema attuale delle indennità, prevedendo l’istituzione dell’indennità di specificità professionale, differenziata in rapporto alla complessità organizzativa ed assistenziale della singola U.O., ferme restando le indennità riferite alle condizioni di lavoro, oltre al riconoscimento dell’indennità di esclusività professionale per le professioni sanitarie e socio sanitarie, come per la dirigenza dei medici. Per l’ultimo ambito di intervento, abbiamo concluso che, in coerenza con i fabbisogni professionali delle aziende sanitari, ed è necessario individuare nuovi profili professionali non sanitari quali ad esempio il collaboratore tecnico ambientale, il tecnologo alimentare, l’autista soccorritore e l’assistente di comunità (nelle RSA e ospedale di comunità)”.
“Il Presidente dell’ARAN, Naddeo, - ha concluso - si è impegnato, a conclusione dei lavori, ad inviare alle Parti, a breve, un ulteriore documento che vada ad esplicitare più significativamente le proposizioni dei quattro ambiti di intervento proposti dal Comitato di Settore che terrà conto dei ragionamenti espressi dalle OO.SS. presenti nella Commissione Paritetica”.
07 novembre 2019
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