ProCare, progetto europeo di ricerca infermieristica per un’assistenza efficace e basata sulle evidenze. Italia in primo piano
Scopo del progetto è potenziare la ricerca infermieristica migliorando sia la capacità di ricerca che la cooperazione fra università e ospedali, con l’intento finale di offrire cure infermieristiche a pazienti e famiglie, migliorando gli esiti sui pazienti.
31 OTT - Il progetto è europeo e si chiama
“ProCare - Hospitals and faculties together for prosperous and scientific based healthcare”.
Il suo obiettivo è potenziare la ricerca infermieristica migliorando sia la capacità di ricerca che la cooperazione fra università e ospedali, con l’intento finale di offrire cure infermieristiche a pazienti e famiglie coerenti alle migliori evidenze disponibili, migliorando gli esiti sui pazienti.
Il progetto si articola in 36 mesi (dal 2018 al 2021, quando si chiderà con una convention a Udine) e ha come tappe/obiettivo:
1. costruire un ambiente di ricerca facilitante: attraverso una analisi dell'ambiente di lavoro infermieristico e dei fattori facilitanti/ostacolanti la ricerca; l’istituzione di gruppi di ricerca infermieristica all’interno delle varie Aree e l’identificazione di mentor ospedalieri e ricercatori in università;
2. migliorare l'accesso alla formazione e alle opportunità di supporto tramite lo sviluppo di un programma di apprendimento online sulla ricerca infermieristica;
3. identificare le priorità di ricerca nella pratica affrontandole in maniera congiunta con l’università;
4. incoraggiare collaborazioni di ricerca interdisciplinare e multidisciplinare con la costituzione di gruppi di ricerca e journal club;
5. potenziare il profilo della ricerca condotta dagli infermieri incoraggiando gli stessi a presentare abstract a conferenze ed a riviste e migliorando le capacità di scrittura di articoli scientifici.
Nell'assistenza sanitaria contemporanea, gli infermieri sono considerati utenti e generatori di evidenze a sostegno della loro pratica: come utenti possiedono competenze per cercare le evidenze disponibili e valutarle criticamente; come generatori, sono in grado di ricercare quesiti all’interno della loro pratica clinica di ogni giorno.
Studi disponibili nella Comunità europea individuano le Università capaci di produrre ricerca che non sempre è poi trasferita al letto del paziente; oppure, non sempre in linea con le istanze e/o i problemi prioritari al fine di assicurare rilevanti quesiti di ricerca. Per questo, da tempo è incoraggiato un approccio sostenibile stabilendo un’alleanza fra Università e aziende sanitarie.
Nel 2011, il documento “Rapporto di sviluppo del Quadro strategico per la cooperazione europea nel campo dell’istruzione e della formazione - Education and Training 2020 (ET 2020)” elaborato dalla Comunità europea riguardante la modernizzazione dell’istruzione superiore, ha affermato che l'Europa ha bisogno di esperti e ricercatori, di strutture universitarie in linea alle esigenze della società e di cooperazione internazionale per condividere e connettere conoscenze ed esperienze.
Questa connessione tra il settore dell’Università, della ricerca e delle aziende sanitarie su cui è basato il progetto, è di fondamentale importanza per assicurare soluzioni strutturali e a lungo termine.
Due obiettivi cruciali di “Education and Training 2020” sono: migliorare la qualità e l'efficienza della formazione e migliorare la creatività e l'innovazione a tutti i livelli.
Il progetto è finanziato dalla Comunità Europea dal programma ERASMUS+ nr. 601092-EPP-1-2018-SI-EPPKA2-KA con 982.828,00 euro e vi partecipano otto partners.
Per l’Italia ha aderito il Dipartimento di Area Medica (DAME) dell’Università degli Studi di Udine con il corso di Laurea in Infermieristica e l’Azienda per l’Assistenza Sanitaria n. 3 Alto Friuli – Collinare – Medio Friuli (AAS 3), integrati da Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Udine (ASUIUD) e da parte dell’Azienda per l’Assistenza Sanitaria n. 2 Bassa Friulana – Isontina (AAS 2), anche in seguito alla riforma sanitaria in corso.
I collaboratori italiani del progetto sono Barbara Narduzzi, Sara Scarsini, Antonietta Rossi (AAS 3), Maura Mesaglio (ASUIUD Francesca Fregonese (AAS 2) e Alvisa Palese (DAME – Corso di Laurea infermieristica).
Gli altri partner comprendono la Facoltà di Nursing Jesenice (Slovenia) come coordinatore, l’Università di Alicante (Spagna), l’Università di Limerick (Irlanda), l’Università delle Scienze Organizzative - Informatiche di Maribor (Slovenia), l’Ospedale di Jesenice (Slovenia) e la Clinica Vistahermosa (Spagna).
"La partecipazione degli infermieri alle attività di ricerca in tutte le fasi, progettazione, conduzione, raccolta dei dati e diffusione dei risultati - spiega
Stefano Giglio, presidente dell’ordine delle professioni infermieristiche di Udine - è individuata come obiettivo principale; il progetto prevede inoltre il consolidamento della cooperazione fra Aziende ospedaliere e università".
"Consente inoltre alle direzioni strategiche - aggiunge - di potenziare le reti collaborative in essere con l’università e offre agli infermieri l’opportunità di migliorare e consolidare le loro competenze tramite l’istituzione di gruppi di ricerca permanenti, journal club, redazione di articoli da presentare alle riviste a livello nazionale ed internazionale. Ogni risultato del progetto sarà condiviso con il personale delle istituzioni partner e in particolare con coloro che hanno partecipato ad una o più fasi delle attività previste".
A oggi è stata condotta una prima fase del progetto costituita da un'indagine conoscitiva sul tema delle competenze definite come 'eccedenti‘: non tutto quanto gli infermieri imparano viene poi applicato nella pratica.
Per questo in ogni Paese sono stati raccolti dati attorno a questa tematica misurando assieme agli infermieri con un questionario validato, le competenze eccedenti.
Contestualmente è stata condotta una revisione sistematica in ciascun paese, insieme ad una consensus conference per indagare i fattori favorenti e ostacolanti la ricerca infermieristica nella pratica clinica.
31 ottobre 2019
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