Fuga dei medici all’estero. Al via la campagna Fnomceo “Offre l’Italia”
Lanciata in occasione dell’apertura degli Stati Generali della Professione medica punta a sensibilizzare gli italiani sul problema della carenza di Mmg e specialisti e sulle possibili soluzioni. Manifesti 6x3 saranno affissi nelle città italiane a cura degli Ordini provinciali. Immagini e spot saranno lanciati sulla stampa e sui social
16 MAG - “Laureata a Milano, medico a Berlino. Offre l’Italia”. “Laureato a Bari, anestesista a Parigi. Offre l’Italia”.
Sono questi gli slogan che campeggiano sui manifesti della nuova campagna della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo), lanciata oggi a Roma, in occasione dell’apertura degli Stati Generali della Professione medica. Accanto, le foto di due giovani medici in camice bianco corredata dei numeri dell’esodo: “Ogni anno, 1500 medici vanno a specializzarsi all’estero. E non tornano. Costano all’Italia oltre 225 milioni”. E una richiesta al Governo: “Servono più posti di specializzazione”.
Il tutto piegato in uno slideshow, progettato per essere diffuso sui social. La campagna si articolerà infatti su più fronti: oltre ai manifesti 6x3 che saranno affissi, a cura degli Ordini provinciali, nelle varie città d’Italia, si svilupperà sulla stampa (quotidiani) e sui social, con la diffusione delle immagini e dello spot.
“La campagna nasce con l’obiettivo di sensibilizzare gli italiani sul problema della carenza di medici di medicina generale e specialisti, e sulle possibili soluzioni – spiega il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli – saranno infatti 14mila i medici così specializzati che mancheranno all’appello nei prossimi 15 anni”.
Un’emorragia dovuta all’ondata di pensionamenti attesa per il 2025, quando la cosiddetta ‘gobba pensionistica’ toccherà il suo apice e, se non arriveranno nuovi specialisti a sostituirli, il Servizio sanitario nazionale rimarrà senza chirurghi, anestesisti, ortopedici, ginecologi, medici di famiglia. Come rimediare? Abolendo, come spesso si sente proporre, il numero chiuso alla facoltà di medicina?
“In realtà i medici ci sono – risponde Anelli – già oggi abbiamo almeno 10mila laureati che non chiedono altro che poter essere specializzati. Aprire gli accessi alla facoltà di medicina non farebbe che ingrandire la massa di medici che non riescono ad accedere alle Scuole di specializzazione e rimangono, inoccupati, prigionieri nel cosiddetto imbuto formativo. Tra questi, i 1500 medici che, dopo essersi laureati in Italia, emigrano all’estero per specializzarsi, trovando subito sul posto un impiego a condizioni retributive e organizzative migliori delle nostre”.
“Abolire ora il numero programmato sarebbe dunque non solo inutile, ma controproducente – conclude – le soluzioni sono quelle che noi da sempre prospettiamo: aumentare il numero delle borse, e, su questo, il Governo ci ha in parte ascoltato, avendone aumentato il numero di 1.800, portandole così a 8mila; incrementare i posti per il Corso di Medicina Generale; contrattualizzare gli specializzandi dell’ultimo anno, liberando così risorse per altre 5000 borse; recuperare i fondi delle borse abbandonate, che oggi vanno persi”.