Medici. Dal contratto unico al potenziamento del territorio. Dalla Fismu 5 ricette per riformare il Ssn
Il nuovo Sindacato lancia alcune proposte per il futuro del Servizio sanitario. “Sono urgenti riforme, andare alla definizione di un Contratto Unico Nazionale di tutti i medici, e porre uno stop alla giungla causata dal regionalismo che mette in discussione non solo i diritti dei cittadini, non garantiti adeguatamente ed equamente in tutto il Paese, ma anche le condizioni di lavoro dei camici bianchi”.
19 DIC - Contratto Unico Nazionale di tutti i medici, stop alla giungla del regionalismo, potenziamento del territorio: ruolo unico, accesso unico, tempo pieno, h24, risorse adeguate, “ripensare” l’ospedalità. Rinnovare il contratto della dirigenza bloccato da 10 anni, mettere in rete le Cure Primarie (e pediatriche), la specialistica ambulatoriale sul territorio, il sistema di emergenza-urgenza e la continuità dell’assistenza e stabilizzare il precariato e riforma radicale dell’accesso e della formazione. Adeguata programmazione del fabbisogno. Sono queste le 5 ricette che propone la Federazione Italiana Sindacale dei Medici Uniti-Fismu, il nuovo sindacato nato per iniziativa di alcuni ex dirigenti dello Smi
“Un intellettuale collettivo, di donne e uomini, giovani e meno giovani, che parte da una consapevolezza e da una fredda e precisa analisi dei problemi della categoria e del SSN - spiega
Francesco Esposito, calabrese, segretario nazionale (pro tempore, come tutte anche le altre cariche dirigenziali, in attesa del congresso costituente) di Fismu - ma soprattutto dalla volontà di avviare un forte processo riformatore, rivendicando con forza autonomia e indipendenza politica”.
Il responsabile Organizzativo
Vincenzo Morante, campano, aggiunge: “Questa è una realtà che unisce medici giovani e meno giovani di tutte le regioni italiane, di tutti i settori della sanità pubblica, ospedale e territorio: molti provengono da sigle storiche, altri si sono affacciati con entusiasmo al sindacalismo medico. Fismu ha avviato con grande riscontro il tesseramento in tutte le regioni e prevede che il prossimo congresso nazionale si possa tenere alla fine del fitto calendario di assemblee regionali costituenti che partiranno dal prossimo anno”.
Maurizio Andreoli, lombardo, presidente Fismu, entra nel merito dell’analisi della nuova sigla sindacale: “La mutata domanda di salute impone un nuovo progetto in grado di ripensare l’ospedalità, le Cure Primarie (e pediatriche), la specialistica ambulatoriale sul territorio, il sistema di emergenza-urgenza e la continuità dell’assistenza. Di rimodulare l’offerta di prestazione per gli assistiti e l’organizzazione per i professionisti, mettendo al centro dell’Agenda politica del Governo i cittadini e i medici”.
Mirella Triozzi, medico dirigente del 118, abruzzese, prosegue sulla stessa linea: “Lo strumento centrale di questa radicale trasformazione dal punto di vista normativo è la definizione del contratto unico dei medici del SSN, ora scissa tra dirigenza e convenzionata, tra garantiti, sempre più impoveriti, e precari, tra giovani e meno giovani”.
Franco Esposito conclude avanzando, quindi, le 5 priorità di Fismu: “Sono urgenti riforme, andare alla definizione di un Contratto Unico Nazionale di tutti i medici, e porre uno stop alla giungla causata dal regionalismo che mette in discussione non solo i diritti dei cittadini, non garantiti adeguatamente ed equamente in tutto il Paese, ma anche le condizioni di lavoro dei camici bianchi.
Non solo, è strategico il potenziamento del territorio: ruolo unico, accesso unico, tempo pieno, h24. Chiaramente ripensare l’ospedalità e mettere in rete le Cure Primarie (e pediatriche), la specialistica ambulatoriale sul territorio, il sistema di emergenza-urgenza e la continuità dell’assistenza. Quindi, stabilizzare il precariato e avviare una riforma radicale dell’accesso e della formazione e prevedere una adeguata programmazione del fabbisogno. Infine, prevedere risorse adeguate, partendo dal rinnovo del contratto della dirigenza e dal finanziamento del territorio, perché la sanità non è una voce di spesa, ma un investimento per il futuro produttivo del Paese”.
19 dicembre 2018
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