Vent’anni di Cives: gli infermieri nella protezione Civile. Al via i corsi nazionali per le maxi-emergenze
Il progetto condiviso tra Cives, Fnopi e Dipartimento di Protezione Civile, prevede una serie di incontri informativi che possano diffondere la cultura di Protezione Civile tra le figure infermieristiche del territorio che potrebbero essere interessate dal coinvolgimento nelle attività dei centri operativi a livello comunale provinciale e regionale in caso di calamità.
17 DIC - Gli infermieri sono anche volontari della salute e dell’assistenza. E lo sono con il Cives (Coordinamento infermieri volontari emergenza sanitaria), che fa capo alla Protezione civile e che ha festeggiato i suoi primi venti anni di operatività, essendo nato nel 1998.
Bilancio positivo del periodo trascorso, ma già il Cives punta al futuro. Come hanno spiegato alla celebrazione Federico Federighi, dirigente funzione sanità, e Massimo La Pietra, dirigente ufficio volontariato della Protezione Civile Nazionale, gli infermieri saranno da subito coinvolti nel progetto di alfabetizzazione delle maxi-emergenze che la Protezione civile sta mettendo in atto in tutta Italia.
Il progetto condiviso tra Cives, Federazione nazionale degli Ordini degli infermieri (FNOPI) e Dipartimento di Protezione Civile, prevede una serie di incontri informativi che possano diffondere la cultura di Protezione Civile tra le figure infermieristiche del territorio che potrebbero essere interessate dal coinvolgimento nelle attività dei centri operativi a livello comunale provinciale e regionale in caso di calamità.
Il percorso dovrebbe essere strutturato in incontri della durata di 8 ore con un programma che ricalca le giornate di formazione che Cives Nazionale ha già proposto per tutto il 2017-2018 ai nuclei di tutta Italia.
La condivisione del progetto prevede che Cives assuma il ruolo di organizzatore degli eventi, che i funzionari del dipartimento di Protezione Civile siano in prima persona i relatori e che la FNOPI patrocini e monitori tutto il percorso.
Le figure infermieristiche interessate dalle giornate informative dovrebbero essere soprattutto i coordinatori infermieri del territorio, i coordinatori del 118 e i direttori infermieristici del territorio.
È necessario infatti che ogni tessera del mosaico che forma la macchina dei soccorsi in caso di emergenza sappia come coordinarsi e cosa può ottenere dagli altri componenti.
“E’ il momento dell’urgenza infatti - hanno spiegato i responsabili della Protezione civile – quello che ha necessità di non far perdere nemmeno un minuto ai soccorsi per salvare vite e risolvere situazioni ai limiti della gestibilità. Poi nella successiva fase resta l’emergenza, la cui gestione è pur sempre difficile, ma che rientra di più nella normalità delle azioni proprie di ogni settore coinvolto”
I volontari del Cives, in particolare, svolgono la loro azione senza compensi e solo su autorizzazione delle aziende di appartenenza, come supporto a volte essenziale alle strutture e agli operatori del Servizio sanitario nazionale presenti sul territorio dove l’urgenza-emergenza ha origine e nel caso i responsabili dei soccorsi facciano scattare il meccanismo dei soccorsi provenienti anche da altre Regioni.
“L’organizzazione del volontariato nella Protezione civile come è presente e attivo in Italia – hanno sottolineato ancora i responsabili della Protezione civile - è unica nel suo genere probabilmente anche in Europa e nel mondo e questo ci ha fatto decidere e motivare il passo avanti rappresentato dall’organizzazione dei corsi grazie ai quali ogni professionista potrà intervenire nel minor tempo possibile con il massimo risultato. Ovviamente a favore e a supporto delle popolazioni colpite”.
“Gli infermieri – ha sottolineato Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI), che durante l’evento è stata ufficialmente nominata direttore operativo ad honorem di Cives per averne assunto il ruolo con professionalità nel terremoto del centro Italia coordinando gli interventi richiesti alla professione – non si fermano però all’emergenza-urgenza, ma sono essenziali anche oltre, quando si dovrebbe essere in una normalità che purtroppo non è mai tale, ma resta solo un’assenza di urgenza, come ci hanno insegnato gli eventi catastrofici degli ultimi anni. Gli infermieri in quel momento assumono il ruolo di case manager dell’assistenza ai cittadini, soprattutto se fragili e bisognosi di cure particolari, affiancandoli, seguendoli e coadiuvandoli anche dal punto di vista sociale nel recupero della condizione migliore possibile sia rispetto alla loro salute, sia allo stato d’animo che si crea in queste situazioni”.
E questo anche perché, come ha sottolineato Tonino Aceti, Coordinatore Nazionale del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva, intervenuto alla celebrazione “la professione infermieristica è attore dell’innovazione ‘che serve’ per la sostenibilità del Ssn, per la tutela dei diritti dei pazienti e per il contrasto alle disuguaglianze del diritto alla salute, presenti soprattutto nelle aree interne e più disagiate del Paese. È leva indispensabile per l'attuazione dello spostamento del baricentro del Ssn dall’ospedale al territorio, soprattutto attraverso l’esperienza dell’infermiere di famiglia. Un’esperienza che riavvicina la sanità ai cittadini, porta con elevate competenze professionali e umane il Ssn nelle case delle persone, facendone percepire sino in fondo il suo straordinario valore. Un Servizio sanitario lungimirante dovrebbe investire di più nella professione infermieristica e superare le resistenze al cambiamento che questa può e deve realizzare”.
“Gli infermieri - ha aggiunto Aceti riferendosi al Cives - sono anche volontari dell’emergenza sanitaria, esempio di spontaneità, solidarietà e umanizzazione dell’assistenza nei momenti più difficili che vivono le comunità locali. Un valore, questo, che il SSN non deve comprimere, come purtroppo accade in alcuni casi per la carenza cronica di personale sanitario, ma al contrario che deve incoraggiare, promuovere e rafforzare. Un valore che i cittadini riconoscono, apprezzano e che considerano irrinunciabile”.
“Dalla fine del 2016 a oggi - ha detto il presidente Cives, Maurizio Fiorda - Cives ha continuato il suo percorso di espansione e ha ridefinito la propria natura giuridica e organizzativa aderendo alla riforma del Terzo settore e dando la possibilità ai nuclei territoriali di avere una propria autonomia. Attraverso l’adesione al nuovo statuto abbiamo avuto la possibilità di poter far iscrivere negli elenchi di protezione civile regionali i vari nuclei che hanno aderito, oltre a dare un sostanziale aiuto economico con la ripartizione delle quote associative tra nazionale e provinciali.
Oggi Cives è presente in tredici regioni molte delle quali presentano più nuclei, e per il 2019, ormai alle porte, siamo in contatto per definire la costituzione di nuovi nuclei. Un occhio di riguardo lo ha avuto sempre la formazione, tassello fondamentale per poter avere dei professionisti che già hanno un background di competenze importanti ma che occorreva ulteriormente contestualizzare nell’ambito della protezione civile.
Per questo sono partiti nel 2017 numerosi corsi di formazione Ecm, gratuiti, aperti a tutti gli iscritti, in cui si sono formati diversi soci come formatori che hanno poi proposto nel loro ambito territoriale lo stesso percorso formativo. Da tutto questo è stato elaborato un manuale, frutto del lavoro di un gruppo di soci che hanno raccolto il lavoro fatto”.
17 dicembre 2018
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