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Stallo contrattuale e carenze di organico. Il Sistema dell’emergenza-urgenza è a rischio

di Giuseppina Fera

Alcuni settori stanno risentendo dello stallo contrattuale e sono in perenne carenza di organico perché non solo è diminuito il numero degli specialisti, ma soprattutto di quelli disposti a lavorare nel Ssn italiano. La crisi dei medici specialisti ha colpito gravemente anche tutto il sistema dell’emergenza-urgenza. Regioni e Aziende in questi settori continuano a bandire concorsi e avvisi pubblici che vanno deserti o quasi.

24 MAG - Il quadro sanitario nazionale del XXI secolo è molto cambiato e la politica deve rendersi conto che non c’è più la pletora di medici a caccia di qualsiasi posto di lavoro e a qualsiasi condizione. Questo sta già creando grossi problemi in alcune realtà e rischia di arrivare ad un punto tale da precludere l’accesso alle cure da parte del cittadino, anche in situazioni di emergenza.
 
Alcuni settori (pediatria, ortopedia, ostetricia, radiologia solo per citarne alcuni) stanno risentendo dello stallo contrattuale e sono in perenne carenza di organico, nonostante vengano banditi ed espletati i concorsi, perché non solo è diminuito il numero degli specialisti, ma soprattutto di quelli disposti a lavorare nel SSN italiano, in condizioni di elevato stress, con guardie massacranti svolte di notte e nei festivi a qualsiasi età, con rischi elevati di aggressioni, mortificazioni ed esposizione a gogne mediatiche (mai smentite neanche di fronte alla realtà dei fatti).

La crisi dei medici specialisti ha colpito gravemente anche tutto il sistema dell’emergenza-urgenza dove i codici rossi e gialli sono una percentuale minima rispetto ai verdi e bianchi. In Pronto Soccorso devono esserci medici formati a gestire l’emergenza-urgenza, ma anche a valutare il paziente a 360°, ottimizzare la gestione dei pochi posti letto rimasti, a fronte di una popolazione sempre più anziana e fragile, riconoscere tempestivamente, nella miriade di codici verdi e bianchi, il paziente a rischio, discernere  il caso grave, il caso borderline e decidere la migliore soluzione per il paziente e quando non c’è… trovarla comunque, avvalendosi appropriatamente degli specialisti ospedalieri, dei servizi di diagnostica, interagendo anche con i servizi sociali e i colleghi del territorio.
 
Le Regioni e le Aziende ormai in tutta Italia sono disposte ad assumere in questi settori, continuano a bandire concorsi e avvisi pubblici che vanno deserti o quasi, ma i Medici cominciano a non dare più la disponibilità a lavorare in condizioni disumane, dove contano solo i numeri e non la professionalità, dove viene impedito quell’aggiornamento e quella formazione necessari tutta la vita per essere un bravo medico, dove viene impedito il vero esercizio della professione.

E’ vero che ci sono Servizi che non possono essere chiusi, ma la soluzione non è coprire le guardie a qualunque costo, con qualunque tipo di contratto (ovviamente di solito vantaggioso esclusivamente per l’Azienda) e con chiunque: questo attualmente causerebbe solo un aumento del già alto turn over e la carenza perenne di risorse con maggior stress lavoro-correlato dei superstiti medici in servizio e conseguente malessere organizzativo. Mortificare i professionisti, non favorire il senso di appartenenza, fomentare la precarietà porteranno inevitabilmente ad intasare il sistema, aumentando le spese di diagnostica, la medicina difensiva, i ricoveri o, ancora peggio, le dimissioni inappropriate, aumentando inevitabilmente i costi.
Tra non molto non si troverà più nessuno disposto a coprire temporaneamente le guardie se non si investe nel SSN.
 
Le forze politiche dovrebbero a questo punto fare delle riflessioni, se è vero che hanno a cuore il nostro Paese e non vogliono mettersi al Governo di una popolazione gravemente malata e moribonda, quindi poco produttiva ma molto costosa.
 
Siamo in periodo, si spera, di rinnovo contrattuale; i medici sono stufi e non sono più disposti ad accontentarsi di elemosine, vogliono anche loro, al pari degli altri esercenti le Professioni Sanitarie, la possibilità di garantire qualità e un buon servizio in cambio di una adeguata remunerazione e dei giusti periodi di riposo psicofisico previsti dalla legge.
 
Inoltre il lavoro va differenziato, esistono categorie che hanno rischi lavorativi, anche in senso di rischio clinico, più elevati e che non vedono riconosciuta adeguatamente questo prerogativa.
 
Ci sarà un motivo per cui, quando ci sono limitazioni lavorative, i professionisti della sanità vengono esonerati immediatamente dall’emergenza e dalle guardie? E allora perché non adeguare la retribuzione allo stress lavoro-correlato? Ad esempio si potrebbe Istituire l’indennità da stress lavoro-correlato o dare 15 giorni di congedo retribuito in più all’anno o vantaggi in termini pensionistici, o altro.
 
Bisognerebbe affrontare seriamente il problema, prima che diventi irreversibile: l’unica possibilità è quella  di rendere più attrattive professioni che, seppur bellissime e affascinanti, stanno perdendo interesse da parte dei medici, con inevitabili ripercussioni sulla salute dei cittadini e sui costi sociali.
 
Giuseppina Fera
Segretario Nazionale CISL Medici
Politiche Organizzative, dello Sviluppo, Innovazione e dei Servizi ai Soci 


24 maggio 2018
© Riproduzione riservata

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