Italia - Iran. Collaborazione tra ingegneri clinici per formazione di qualità e contro ogni embargo
La collaborazione è stata avviato questa mattina a Roma, dove una delegazione iraniana, per la prima volta dopo decenni di embargo, era presente alla sessione dedicata allo scenario internazionale del XVIII Convegno Nazionale dell’Associazione Italiana Ingegneria Clinica (Aiic), che si chiude oggi al Palazzo dei Congressi.
12 MAG - “Italia e Iran hanno avviato oggi a Roma un inedito percorso di collaborazione e formazione per assicurare agli ingegneri biomedici e clinici iraniani un innalzamento delle proprie competenze professionali. Per noi dell'associazione è un traguardo eccezionale, ma per i nostri due Paesi può essere una tappa di una relazione internazionale di grande prestigio": lo ha detto
Paolo Lago, direttore dell'ingegneria clinica del San Matteo di Pavia, past president Aiic e responsabile del monitoraggio della professione in seno all'Organizzazione Mondiale della Sanità.
La collaborazione è stata avviato questa mattina a Roma, dove una delegazione iraniana, per la prima volta dopo decenni di embargo, era presente alla sessione dedicata allo scenario internazionale del XVIII Convegno Nazionale dell’Associazione Italiana Ingegneria Clinica (Aiic), che si chiude oggi al Palazzo dei Congressi. Il ponte verso il paese mediorientale è stato lanciato dall’Associazione italiana subito dopo la riapertura del Paese al mondo ed alle relazioni professionali e scientifiche, nel 2016. Il lungo periodo di isolamento e le non poche trafile burocratiche, non hanno impedito a
Pour Ghasem Peyman, prestigioso ingegnere biomedico iraniano di essere sul palco del Palazzo dei Congressi.
Parlando di “un momento storico fondamentale”, l’ingegnere ha salutato i colleghi italiani di Aiic e quelli degli altri paesi presenti (Olanda, Irlanda, Francia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Stati Uniti) insieme alle istituzioni mondiali come l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e la Federazione mondiale degli ingegneri clinici (Ifmbe).
A questa platea internazionale, nel suo discorso, Ghasem Peyman ha annunciato la “riapertura al mondo scientifico” dell’Iran ed espresso il desiderio di partecipare al network perché l’ingegneria biomedica del suo Paese ha molto da condividere con il resto del mondo.
Contrariamente da quello che ci si aspetterebbe da un Paese che per decenni è stato tagliato fuori dall’economia mondiale, “il ruolo dell’ingegnere clinico, in Iran, ha avuto una crescita importante grazie ai corsi di laurea presenti in 30 università del Paese”, ha spiegato Ghasem Peyman. Diversamente da quanto avviene in molti paesi occidentali, in Iran, per legge, tutte le aziende di dispositivi medici devono avere come responsabile tecnico un ingegnere clinico ed “anche tutti gli ospedali, per ogni 100 posti letto, devono assumere un ingegnere clinico”, ha detto ai colleghi l'ingegnere iraniano, che ha aggiunto un altro dato inedito: l’Iran musulmano “conta il 70% di donne tra gli ingegneri biomedici, lasciando agli uomini solo il 30% della professione”.
“Purtroppo”, ha fatto notare Ghasem Peyman, “gli anni di isolamento ci hanno impedito un aggiornamento professionale costante sui dispositivi medici e sui modelli di ingegneria clinica. Pertanto approfittiamo di questo congresso per chiedere ai colleghi italiani un preciso sostegno alla crescita professionale attraverso il training dei nostri ingegneri, che hanno già una forte cultura di base”.
Nonostante la preparazione, gli ingegneri biomedici in tutto il mondo non sono ancora riconosciuti dalle istituzioni in modo omogeneo e con un ruolo definito. Proprio in questo percorso faticoso, si sono incrociate le strade dell’Iran e dell’Italia. Il centro europeo che supporta l’Oms per l’ingegneria clinica è infatti italiano ed ha sede all’Ospedale San Matteo di Pavia ed è guidato da Paolo Lago. Alcuni anni fa, mentre stava lavorando a un censimento dei professionisti a livello mondiale (800 mila, con presenze in 80 Paesi) Lago si è accorto dell'assenza di contatti professionali con l'Iran.
In suo aiuto era venuto il collega
Federico Cesari che, in occasione di una fiera di medical devices a Teheran, nel 2016 ha riallacciato i rapporti con
Alavi Vahid, un ingegnere iraniano che aveva completato gli studi in Italia e che conosceva Ghasem Peyman. Il resto è nella cronaca dell'accordo di collaborazione presentato oggi al Convegno Aiic. Nel concreto gli ingegneri clinici e biomedici di Aiic definiranno nei prossimi mesi la road map di una intensa serie di percorsi formativi altamente specializzati in grado di assicurare ai colleghi iraniani un upgrade delle loro conoscenze, attravero training meeting da realizzare nelle università iraniane.
“Siamo sicuri che il cammino iniziato stamane”, ha concluso l'ingegnere clinico iraniano, “darà frutti per lo sviluppo del nostro sistema sanitario e di tutto il medioriente”. Mentre quindi il presidente americano Trump annuncia l’uscita dal patto sul nucleare, l’ingegneria clinica e la scienza guardano avanti con l’obiettivo di allargare il network e dare, con le competenze e la tecnologia condivisa, una possibilità di salute in più al mondo.
12 maggio 2018
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