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Contratto comparto sanità. Fials: “Ecco perché abbiamo deciso di non firmare e avviare una campagna di mobilitazione”


La Federazione spiega di ritenere "impossibile sottoscrivere una preintesa che nega la svolta professionale che doveva restituire la dignità a tutti i dipendenti della sanità e considera l’accordo deludente nell’articolazione e qualitativamente non dignitoso". Le prossime mosse saranno quelle di sottoporre la preintesa al giudizio dei propri iscritti, e chiedere un incontro con gli Ordini delle professioni sanitarie, il presidente del Consiglio e la Conferenza delle Regioni. 

09 MAR - La segreteria Nnazionale della Fials dopo una valutazione del testo presentato dall’Aran lo scorso 23 febbraio ha deciso di non firmare la preintesa e di avviare una campagna di mobilitazione e sensibilizzazione dei lavoratori. "Al netto della questione puramente economica, alla luce delle irrisorie risorse disponibili, ben al di sotto di quelle messe a disposizione per gli altri comparti della PA che hanno visto rinnovi contrattuali con incrementi salariali base del 3,48% mentre alla sanità viene concesso, stranamente, solo il 3,18%", commenta in una nota la Federazione.

"La dignità e la competenza degli infermieri, delle altre professioni sanitarie, dei laureati amministrativi e tecnici della categoria non possono valere un incremento salariale lordo di circa 67,90 euro a partire peraltro solo dall’aprile 2018, mentre per gli altri contratti della PA decorre dal 1 marzo 2018. La Fials - prosegue la nota - ritiene impossibile sottoscrivere una preintesa che nega la svolta professionale che doveva invece restituire la dignità a tutti i dipendenti della sanità e considera l’accordo firmato da alcune sigle, deludente nell’articolazione e qualitativamente non dignitoso.

Questo abbiamo detto durante le oltre 30 interminabili ore di trattativa all’ARaN cercando in tutte le maniere di ottenere aperture significative anzi abbiamo assistito alla creazione di un vero e proprio insormontabile muro in ordine alle nostre richiesta in ordine alle relazioni sindacali, alla nuova classificazione del personale e sui percorsi di carriera, agli incarichi organizzativi/gestionali, all’orario di lavoro, ai procedimenti disciplinari, alla strutturazione dei fondi contrattuali e al welfare integrativo".

Più specificatamente, spiega la Federazione, non possiamo accettare:
• la negazione del diritto al confronto sul tema dell’organizzazione del lavoro e sulla determinazione dei fabbisogni di organico;
 
• all’incremento percentuale dei contratti di lavoro precari;
 
• all’introduzione del c.d. Jobs Act in sanità;
 
• il divieto imposto ai sindacati ed alle RSU di manifestare il proprio dissenso prima e durante le fasi di contrattazione a livello aziendale;
 
• la devoluzione ad una “commissione paritetica” le tematiche relative al riconoscimento dello sviluppo professionale conquistato dalle professioni sanitarie attraverso percorsi di carriera professionale ed economica;
 
• la mancata previsione di un incarico organizzativo gestionale unico senza suddivisioni in maggiore o minore complessità;
 
• che ai fini dell’assegnazione del nuovo incarico organizzativo/gestionale (inclusivo delle funzioni di coordinamento e posizione organizzativa), non si preveda che il requisito di accesso debba essere necessariamente ed esclusivamente il possesso del master di I livello in management o per le funzioni di coordinamento nonché una esperienza massima di 3 anni nel profilo di appartenenza in categoria D/Ds ovvero il certificato di abilitazione alle funzioni direttive nell’assistenza infermieristica con un trattamento economico graduato, rispetto alla complessità dell’incarico, da un minimo di 3 mila euro ad un massimo di 12 mila euro, tale da riconoscere più ampiamente ed in modo rilevante, nei diversi sistemi dell’organizzazione, la funzione specifica dei coordinatori;
 
• che nell’ambito delle funzioni, compiti e responsabilità degli incarichi organizzativi, non permanesse quanto definito dai contratti precedenti circa la gestione delle risorse umane, finanziarie, tecnologiche e strumentali, in maniera da consentire al responsabile dell’incarico organizzativo di partecipare all’assegnazione del budget e degli obiettivi ai Direttori delle Unità Operative;
 
• che non si concordi sulla necessità che la valutazione positiva al termine del quinquennio è l’unico elemento per la conferma del medesimo incarico e per la pari temporalità senza alcuna altra selezione per evitare il rischio reale dello “spoils system”, cosa che invece potrebbe accadere con gli incarichi a termine per un massimo di 10 anni;
 
• che la valutazione annuale degli incarichi delle professioni sanitarie venga affidata ai medici e non ai dirigenti delle specifiche professioni.
 
"Siamo contrari inoltre - continua Fials - ad un contratto che preveda interventi in materia di orario di lavoro come la possibilità per le aziende di introdurre ulteriori forme di controllo senza nemmeno confrontarsi con il sindacato, che si proceda al recupero del debito orario entro il mese successivo e che renda obbligatorio e coatto il lavoro straordinario. E non è vero quello che raccontano i firmatari della preintesa che non ci siano deroghe alla vigente normativa. Infatti in barba alle disposizioni comunitarie si deroga:
• al calcolo orario delle 48 ore settimanali da 4 mesi a 6 mesi;
 
• alle 11 ore di riposo per le attività di formazione e per la partecipazione alle riunioni di reparto;
 
• alle 11 ore di riposo continuativo giornaliero in caso di pronta disponibilità tale da sottoporre, ancor di più, il dipendente a rischio clinico e stress lavorativo.
 

Ed inoltre la preintesa nega in materia di procedimenti disciplinari:
• maggiori tutele e garanzie nel contradditorio tra dipendente ed Ufficio dei Procedimenti Disciplinari;
 
• sanzioni per i dirigenti che abusano dell’utilizzo di tale istituto contrattuale e legislativo per inviare contestazioni di addebito disciplinare nei confronti dei propri dipendenti del comparto avendone, successivamente, un rigetto ed un non luogo a procedere da parte del medesimo Ufficio dei Procedimenti Disciplinari (UPD)".
 
Non si può firmare, prosegue Fials una preintesa che:
• non preveda alcun incremento economico delle indennità di turno ed altro tipo di indennità bloccate ormai da oltre 20 anni;
 
• non preveda un incremento del fondo per gli incarichi, con l’impossibilità assoluta di conferire incarichi di professionista specialista e professionista esperto;

• non prevede un incremento delle fasce economiche orizzontali in un sistema di classificazione ormai vetusto;

• nega anche la previsione contenuta nell’atto di indirizzo del Comitato di Settore Regioni-Sanità di consentire il passaggio di tutto ilo personale dalla categoria A alla categoria B".
 
"Per non parlare - sottolinea Fials - del tema di welfare integrativo, che doveva garantire la concessione di benefici ai propri dipendenti per iniziative di sostegno al reddito di famiglia, al supporto all’istruzione e promozione dei figli dei dipendenti, come anche prestiti ai dipendenti in difficoltà economica, polizze sanitarie integrative ed altro. In verità tante belle parole ma nessun finanziamento a carico dei bilanci aziendali, dovrebbe essere infatti finanziato in isorisorse attraverso l’utilizzo dei fondi contrattuali della contrattazione integrativa già penalizzati da importanti tagli e riduzioni.
 
Infine non ci è stato nemmeno concesso di inserire nelle dichiarazioni congiunte la clausola di salvaguardia economica per la riapertura del contratto per il personale del comparto sanità in caso di benefici economici concessi al personale della dirigenza sanitaria, con il prossimo rinnovo contrattuale, superiori rispetto alla percentuale definita al personale del comparto sul tabellare. Una clausola finalizzata ad evitare la politica dei due pesi e due misure, già avvenuta in occasione del riconoscimento al rinnovo del Ccnl del solo personale dirigenziale sanitario delle risorse rivenienti dalla Ria (Retribuzione Individuale di Anzianità)". 
 
Per queste motivazioni la Filas con una decisone "sofferta ma voluta e finalizzata alla difesa della dignità professionale ed economica di tutti i professionisti della sanità ha deciso di non firmare la preintesa, che tradisce le giuste aspettative dei lavoratori del comparto sanità e:
• sottoporrà il testo della preintesa al giudizio dei propri iscritti e di quanti vorranno esprimere le proprie valutazioni, nelle diverse assemblee di base che da subito verranno indette in tutti i posti di lavoro invitando, anche, tutte le altre OO.SS.;

• chiederà incontri con gli attuali Ordini delle professioni sanitarie a livello locale e Nazionali;

• promuoverà incontri/dibattito con tutti i Presidenti di Giunta Regionale;

• chiederà un incontro al Presidente del Consiglio pro-tempore per rappresentare le ragioni dei lavoratori del comparto sanità e l’inconsistenza della preintesa rispetto alle necessità ed alle aspettative dei lavoratori;

• chiederà un incontro con la Conferenza delle Regioni;

• valutare, successivamente, tutte le iniziative utili per pervenire ad un sostanziale miglioramento del testo della preintesa, a partire dall’incremento delle risorse economiche, prima della eventuale firma definitiva sul CCNL".  
 
Qui le ragioni del "no" di Fials.

09 marzo 2018
© Riproduzione riservata

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