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Governo clinico: Cozza, beffa per i medici in esclusività e danno per i cittadini


“Cancella ogni possibilità di valorizzazione della professionalità dei medici nel governo aziendale, penalizza chi ha scelto l’esclusività di rapporto, e ai cittadini riduce le garanzie per liste di attesa e libera professione”. Questo il commento del segretario nazionale della Fp Cgil Medici, Massimo Cozza, sul testo approvato dalla Commissione Affari Sociali e che lunedì arriverà all’Assemblea di Montecitorio.

03 GIU - Secondo Cozza il Ddl sul Governo Clinico unito alla manovra correttiva “rappresentano una miscela esplosiva a danno della sanità pubblica, dirottando nel privato medici e cittadini. Noi vogliamo, invece, difendere e valorizzare la professionalità dei medici che scelgono di lavorare solo per la sanità pubblica e il diritto universale alla salute di tutti i cittadini da garantire con il Ssn”.

In particolare, il leader della Fp Cgil Medici si riferisce alle norme sull’intramoenia prevista dal ddl sul Governo Clinico. “La libera professione intramuraria, vantaggiosa per la qualità del lavoro medico e con regole di trasparenza nei confronti delle liste di attesa per i cittadini, viene penalizzata dalla possibilità data alle aziende di non attivarla e dall’aumento nelle tariffe della quota da destinare all’azienda, con l’aggiunta dei costi per l’ammortamento e per la manutenzione delle apparecchiature”. Inoltre, “la liberalizzazione della intramoenia allargata, istituzionalizzata anche negli studi e nelle strutture private non convenzionate con minori garanzie per i cittadini, determinerà il passaggio alla “esclusività” dei circa 5.000 medici attualmente in extramoenia, che potranno così avere anche l’indennità economica della esclusività, a danno dei fondi contrattuali di chi oggi è in intramoenia (circa 50 milioni di euro)”.

E poi le norme sul pensionamento a 70 anni – “che diventa a 71 effettivi con il DL 78” – e la “discrezionalità aziendale per il prolungamento da 67 a 70, a danno della carriera dei medici senza incarichi apicali e della stabilizzazione dei precari, e con la possibilità di continuare a lavorare a tempo indefinito oltre i 70 anni per i professori universitari impegnati in progetti di ricerca ( ad esempio se il progetto dura 10 anni andranno in pensione a 80 anni)”.

Cozza sottolinea poi i criteri di nomina per gli incarichi di struttura complessa e semplice siano stati modificati in modo peggiorativo. “Viene eliminata la proposta dei direttori di Unità Operativa Complessa e di Dipartimento, previa valutazione comparata dei curricula e la nomina è effettuata direttamente dal direttore generale. Per l’incarico di direttore Struttura Complessa (ex primari) continua a scegliere il direttore generale, nominato dalla politica, anche se nell’ambito di una terna proposta dalla Commissione”. Il direttore generale, dunque, mantiene un ruolo decisionale che in un primo intento sarebbe dovuto essere fortemente ridotto. Invece, come sottolinea in conclusione Cozza, “è saltato anche il parere obbligatorio del Collegio di Direzione, nuovo organo con la presenza dei medici e degli altri operatori sanitari, sugli atti di rilevanza clinica del Direttore Generale”.
 
 
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