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Classificazione del personale: come nascono le quattro “aree prestazionali” e il “professionista specialista”. La proposta Aran


Conferma per gli attuali livelli A, B, C e D in base alla cui articolazione si divideranno le risorse, il nuovo sistema degli  incarichi proposto riguarda gli ambiti organizzativi, formativi e professionali e prevede dinamiche di graduazione, assegnazione, valutazione, rinnovo e revoca e  il riconoscimento di queste nuove funzioni anche dal punto di vista economico. LA PROPOSTALO SCHEMA DELLE NUOVA CLASSIFICAZIONE DEL PERSONALE

31 OTT - Entrano nel vivo le trattative per il rinnovo del contratto del personale della Sanità. E lo fanno con la proposta dell’Aran ai sindacati su una delle materie che proprio questi hanno giudicato fin da subito prioritaria, ma anche tra le più delicate: la classificazione delle nuove aree prestazioni e degli incarichi. La proposta Aran parte dalla conferma dell’articolazione nelle quattro categorie già esistenti A – B – C – D in base alle quali e alla cui articolazione saranno distribuite le risorse contrattuali.

Per quanto riguarda gli incarichi, il documento sottolinea l’evoluzione dell’organizzazione del lavoro in sanità con l’implementazione di competenze e responsabilità professionali in funzione dell’evoluzione scientifica e tecnologica “che va accompagnata da una coerente evoluzione contrattuale del sistema classificatorio incentrato su nuovi elementi di flessibilità in luogo di precedenti rigidità”.

Quindi il sistema degli incarichi dovrà riguardare gli ambiti organizzativi, formativi e professionali prevedendo dinamiche di graduazione, assegnazione, valutazione, rinnovo e revoca, ma anche dal punto di vista economico il riconoscimento di queste nuove funzioni.

Il primo atto è quello di realizzare  la previsione della legge 43/2006 della nascita del “professionista specialista”, con aree di formazione complementare post diploma e nuove competenze professionali sulla base di percorsi formativi specifici e di protocolli concordati e condivisi.

“E’ necessario quindi – si legge nel documento - prevedere contrattualmente la configurazione di incarichi coerenti all’aspetto professionale (professionista esperto) e di specializzazione professionale (professionista specialista) all’interno di un contenitore unitario dei profili sanitari della categoria D, che interpreti ed attui questa esigenza dell’organizzazione del lavoro sanitario”.

Stessa attenzione per le funzioni organizzative e formative, ricordando l’attività didattica in convezione con le università, del Ssn, ridisegnando e rimodulando con il nuovo sistema gli attuali incarichi  di coordinamento e delle posizioni organizzative e anche per il personale amministrativo e tecnico, riformulando e adeguando un sistema degli incarichi adeguato all’evoluzione dell’organizzazione del lavoro già registrata in molt4e Regioni.

Queste novità dovranno essere accompagnate e completate contrattualmente “dalla declinazione delle tipiche caratteristiche comuni a tutti i tipi di incarico, ovvero la durata temporanea, la procedura per l’assegnazione, la valutazione, la revoca o il rinnovo”.

Previste anche nuove “aree prestazionali”, anche con la riaggregazione dei singoli profili, in attesa di una possibile revisione dell’incardinamento per ruoli, più aderenti all’evoluzione scientifica, tecnologica e normativa, orientate più a una  mission di salute che di sanitàin senso stretto.
 
Il nuovo assetto professionale proposto prevede quattro aree prestazionali:
- area sanitaria, comprendente le professioni sanitarie infermieristiche – ostetrica, tecniche della riabilitazione e della prevenzione e le arti sanitarie ausiliarie;
- area dell’integrazione sociosanitaria comprendente gli operatori di interesse sanitario, Oss compreso, il personale appartenente ai profili di assistente sociale, di educatore professionale ecc.;
- area di amministrazione dei fattori produttivi comprendente il personale amministrativo, tecnico e professionale;
-  area tecnico-ambientale comprendente il personale tecnico-professionale delle ARPA.

Nell’area sanitaria i professionisti svolgono “con autonomia professionale” attività individuate dalle norme istitutive dei relativi profili professionali e dagli specifici codici deontologici, se esistenti, indirizzate a:
· prevenzione, alla cura e salvaguardia della salute individuale e collettiva;
· riabilitazione e a procedure di valutazione funzionale;
· esecuzione di procedure tecniche necessarie alla effettuazione di metodiche diagnostiche su materiali biologici o sulla persona, ovvero attività tecnico-assistenziale;
· attività di prevenzione, verifica e controllo in materia di igiene e sicurezza ambientale nei luoghi di vita e di lavoro, di igiene degli alimenti e delle bevande, di igiene e sanità pubblica e veterinaria.

In quella dell’integrazione socio-sanitaria ci sono operatori che erogano prestazioni sociosanitarie  per soddisfare con percorsi assistenziali integrati i bisogni di salute della persona che richiedono unitariamente prestazioni sanitarie e azioni di protezione sociale in continuità tra le azioni di cura e quelle di riabilitazione e domestico-alberghiera e intervengono in attività di mantenimento dello stato di salute e in attività di lotta all’emarginazione, devianza e dipendenza.

In base al principio della riaggregazione dei profili per “rilevanza prestazionale” i profili attuali ed eventuali nuovi profili a rilevanza esclusivamente sanitaria vanno inseriti nell’area sanitaria indipendentemente dalla sede dove operano, quindi non solo territorio, ma anche presidi e strutture ospedaliere.

L’Oss è tra questi, superando l’attuale appartenenza al ruolo tecnico, valorizzando  il rapporto di collaborazione con le professioni sanitarie e sociali a iniziare da quella infermieristica in una dimensione organizzativa più funzionale.

Migliore collocazione anche per l’assistente sociale e l’educatore professionale con una maggiore operatività professionale in un ambito di intervento più “propriamente valorizzante”.

Nell’area dell’amministrazione, i profili amministrativi, tecnici e professionali  operano per la massima integrazione e cooperazione tra le strutture interne di appartenenza e le altre strutture aziendali, promuovendo nuovi sistemi di gestione e l'innovazione dei processi di lavoro, con un migliore raccordo tra direzione amministrativa aziendale e strutture amministrative dei distretti e dei presidi, unicità delle procedure, controllo del budget ed efficienza della spesa.

Nell’area tecnico-ambientale, infine,  c’è infine il personale delle Arpa, dedicato soprattutto all’ispezione, vigilanza e controllo dell’ambiente.

31 ottobre 2017
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