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Odontoiatria. Renzo (Cao): “In Italia cure di qualità. Ma attenzione all’abusivismo”


“Qualità, professionalità, formazione: sono questi i punti di forza dell’Odontoiatria italiana”. Ad affermarlo, Giuseppe Renzo, il presidente della Commissione Albo Odontoiatri (Cao) in un'intervista pubblicata sul portale della Fnomceo che riprendiamo integralmente.

26 SET - Conto alla rovescia per la tre giorni che, a Giardini Naxos (Messina), vedrà riunirsi, il 28 settembre, il Comitato Centrale della Fnomceo, il 29, in contemporanea, il Consiglio nazionale della Fnomceo e quello della Cao, che confluiranno, il 30, in un unico Congresso, di interesse comune per le due professioni.
Alla vigilia di questo evento unico nel suo genere – è la prima volta, al di fuori delle tre Conferenze di Fiuggi, Roma e Rimini, che le due professioni si riuniscono insieme in sessione plenaria - abbiamo voluto tracciare un quadro complessivo dell’Odontoiatria nel nostro paese. E lo abbiamo fatto con il massimo esponente istituzionale della Professione, che può, per il ruolo del quale è investito, parlare a nome degli oltre 60000 odontoiatri italiani: il presidente della Commissione Albo Odontoiatri nazionale, Giuseppe Renzo
Presidente, se dovesse riassumere in tre parole chiave i punti di forza dell’Odontoiatria italiana, e in altre tre le criticità, cosa ci direbbe?
Tra i punti di forza, metterei senz’altro la Qualità, la Professionalità, la Formazione.
E se dovessi essere ancora più sintetico, sceglierei la Qualità, che racchiude tutte le altre: perché in Italia abbiamo qualità delle cure, dovuta a professionisti opportunamente formati e aggiornati, che si dedicano al loro lavoro con abnegazione, maestria, intelligenza, sacrificio anche, con l’obiettivo ultimo della tutela della salute dei cittadini. E la qualità dei professionisti si riflette non solo nella prestazione intellettuale, ma nella scelta delle materie prime, dell’attrezzature. Insomma, al centro della nostra professione mettiamo l’interesse del paziente, ben prima della ricerca del pur giusto guadagno.

E qui veniamo purtroppo alle criticità. Il quadro che ho sinora dipinto era quello precedente all’ingresso massivo del Capitale nell’Odontoiatria. Lo spartiacque tra il vecchio e il nuovo sistema potrebbe essere la data del 29 agosto 2017, data di entrata in vigore della Legge annuale per il mercato e la concorrenza. Le tre keyword negative sono dunque: “Capitale selvaggio”, “Pletora odontoiatrica”, “Abusivismo”.

Non le sembra di drammatizzare un pochino? In fondo i professionisti che lavoreranno nelle cliniche saranno sempre gli odontoiatri di cui parlava prima, opportunamente formati e professionali
Certamente, i professionisti saranno gli stessi, anche se alcuni distinguo, in termini di esperienza, andrebbero fatti, perché chiunque, anche un neolaureato al primo impiego, può fare il direttore sanitario, mentre così non è per le strutture pubbliche. Quello che mi preme qui sottolineare è che non bastano i professionisti, sulla cui serietà non ho dubbi, non basta neppure il direttore sanitario, che dovrà essere un odontoiatra, per garantire gli attuali livelli di qualità: è inutile girarci intorno, la titolarità di queste strutture sarà affidata al Capitale. E il capitale ragiona in termini di moltiplicazione di capitale, di economia, di profitto.
 
Faccio per un momento l’avvocato del diavolo, o del legislatore: ma questo non potrebbe essere un bene? Voglio dire, il fine ultimo della concorrenza è quello di abbassare il prezzo al consumo …
Due concetti, anzi tre: bisogna vedere in che maniera si abbasseranno, se si abbasseranno, i prezzi. E sottolineo il “se”, perché, come ho detto, il capitale non rinuncia a massimizzare il guadagno e in odontoiatria esistono dei costi incomprimibili, a meno di voler scendere sotto la soglia di sicurezza per le procedure, gli strumenti e le materie prime. Ma supponiamo – e lo ripeto, non è possibile – immaginiamo per un momento che tutto vada bene, e i prezzi in media un po’ si abbassino, entro limiti ragionevoli.
Cosa succederà quando questa economia di scala si scontrerà contro il piano di terapia migliore per quel paziente? Si rinuncerà a mettere un impianto in più, quando magari se ne sono comprati mille per strappare il prezzo più basso, e bisogna smaltirli entro fine anno? Si opterà per l’intervento conservativo e meno costoso? Prevarranno le scelte di salute o quelle economiche?
E qui aggiungo il terzo concetto, che racchiude gli altri due: lei mi ha parlato di consumi. Io non voglio usare i vocaboli “consumi” e “salute” nella stessa frase. Sarebbe un ossimoro.
 
Ma la Legge sulla Concorrenza ormai è, appunto, Legge dello Stato: pensate di avere ancora qualche chance per opporvi?
Non ci arrendiamo, e non siamo soli in questa battaglia: abbiamo l’appoggio di tutta la Fnomceo. A Siena abbiamo trascinato con noi l’intero Consiglio nazionale, che ha approvato una mozione per evitare che la Legge venisse emanata. A Roma, abbiamo avuto il via libera del Comitato Centrale per individuare alcuni costituzionalisti che ci aiutino a individuare gli elementi di incostituzionalità della legge, e le assicuro che sono molti. Abbiamo poi scritto ai Presidenti delle Regioni, perché ci aiutino nel sollevare la questione di costituzionalità sulla base dell’invasione di competenze stabilite dal Titolo V.
 
E non ci fermiamo qui: le anticipo che a Giardini Naxos porremo nuovamente la questione, non solo nell’Assemblea dei Presidenti Cao, con una relazione dettagliata del nostro Ufficio Legislativo, ma nuovamente davanti al Consiglio Nazionale. Perché il fatto che i due Consigli nazionali si riuniscano in contemporanea non è solo simbolico: siamo due professioni, ma un’unica Federazione, i valori ma anche i problemi sono gli stessi e nessuno di noi può voltarsi dall’altra parte quando l’altro gli chiede sostegno.

La battaglia dunque continua, ma questa Legge, ferma da anni in Parlamento e poi frettolosamente approvata con la questione di fiducia, sembra essere sospinta da una forte volontà politica, in particolare del Governo. Insomma, non le sembra di combattere contro i mulini a vento?
Guardi, non siete i soli a dirmelo. Sa quanti consiglieri – e non parlo solo di familiari, amici, colleghi, ma anche di politici, giornalisti, opinionisti – mi hanno ripetuto di lasciar perdere, di non mettermi “contro”, di dedicarmi ad altre questioni. No, non è la mia filosofia di vita: con quale coraggio mi guarderei allo specchio, pensando che non ho fatto tutto il possibile per tutelare i pazienti? Sarebbe come se un medico che, vedendo un ferito, passasse oltre, perché è fuori turno. Sarebbe anzi, se possibile, ancora più grave, perché il ruolo che mi è stato affidato è quello di tutelare i valori della professione e la Salute pubblica. A questo non voglio e non posso abdicare.
 
Alcuni colleghi le “rimproverano” di essere spinto da afflati elettoralistici …         
Guardi, a questo non voglio neppure risponderle. Io sono pronto a lasciare anche subito, se si presenta qualcuno che più e meglio di me può ricoprire questo ruolo di tutela. Anzi le dirò di più: se la riconferma fosse davvero il mio obiettivo, forse la convenienza mi spingerebbe a scegliere strade diverse, anche opposte, a lasciar correre per quieto vivere o per scambi opportunistici. Si sa, la politica è fatta anche di questo. Peccato che a me questi giochi di bassa lega non interessino. Sono convinto – e lo sono ancora dopo tanti anni, sono proprio recidivo in questo – che esista una “politica” di basso spessore ma anche una Politica, intesa nel senso etimologico di buona amministrazione della “Polis”, di buon governo della Cosa pubblica, in armonia con i suoi valori etici e morali, con l’obiettivo ultimo del bene comune. La nostra Polis è la professione, il nostro fine ultimo la Salute. Se riesce a convincermi che le logiche devono essere altre, bene: mi dimetto all’istante, perché una politica siffatta non mi interessa.

A proposito di Leggi mosse da forte volontà politica, sembra muoversi in Parlamento anche il DDL Lorenzin contenente la riforma delle professioni sanitarie.
Sì, e ogni occasione pare buona per provare a legittimare nuove e fantasiose figure sanitarie. Anche qui, ci opporremo a ogni strumentalizzazione, queste sì a fini personalistici, a ogni legittimazione dell’abusivismo. E qui mi taccio, perché ogni polemica sarebbe inutile. No, anzi, un fatto non può passare sotto silenzio: ma ha notato come certe Leggi subiscano accelerazioni inspiegabili verso traiettorie che non erano quelle di partenza, mentre altre rimangono all’impasse?
 
Sta parlando della Legge per l’inasprimento delle pene per gli abusivi, immagino … Ma esiste o è ormai una leggenda metropolitana?
Esiste, ma è “inspiegabilmente” ferma in Parlamento da anni. Evidentemente si privilegiano altre logiche, altri provvedimenti, non voglio pensar male. Fatto sta che un venditore di palloncini senza licenza è punito con una multa molto più alta rispetto a un dentista abusivo, che, colto in flagrante, paga 500 euro e riapre altrove l’attività. Forse un palloncino vale più della mia o della vostra salute, forse toccare certi interessi non porta voti, forse si privilegiano cammini più “facili” e più efficaci in termini di consensi: a voi la sentenza.

Si parlava, all’inizio di “pletora odontoiatrica”. Quindi i dentisti sono troppi? Perché i vostri colleghi Medici profetizzano, al contrario, scenari quasi apocalittici in termini di carenze future.
Esiste certamente un problema per l’eccessivo numero di professionisti iscritti all’Albo, tale da rendere necessaria una rigorosa programmazione degli accessi alla nostra professione. Basti dire che il rapporto ottimale fra la popolazione e i dentisti, secondo l’OMS è di 1 a 2000, mentre in Italia siamo a circa 1 a 800. Questa situazione è destinata a degenerare per effetto della libera circolazione dei professionisti nell’Unione europea, che porta molti ragazzi italiani ad iscriversi alle università di altri paesi dell’UE per aggirare il test di accesso, per poi, una volta laureati, iscriversi agli Albi italiani.
 
Anzi, le dirò di più: intorno a questo fenomeno, si sta sviluppando tutto un fiorente mercato, con “pacchetti chiavi in mano” che accompagnano lo studente attraverso il suo soggiorno all’estero. Al di là delle facili considerazioni etiche e sociali (chi è più ricco o sostenuto dalle famiglie sfugge alla programmazione, chi è meno abbiente ripiega su altre professioni), capirà che questo rende del tutto imprevedibili i numeri e vanifica la programmazione italiana. Per questo chiediamo alle istituzioni una seria programmazione su scala europea.
 
Ma forse le nuove cliniche odontoiatriche di proprietà dei capitali potrebbero tamponare questo sovrannumero di odontoiatri, creando posti di lavoro soprattutto per i giovani …
Francamente non credo che questo avverrà. Anche se non in maniera così massiva, le cliniche odontoiatriche, le catene già esistevano, e non sempre si risolvevano in esperienze felici per i pazienti ma anche per i professionisti, assunti con contratti anomali e precari, sottopagati, sottooccupati, costretti a turni massacranti e magari lasciati a casa di punto in bianco perché il contratto era scaduto o peggio – e non dico così per dire, sappiamo tutti che è successo – perché la clinica, non producendo abbastanza profitto o trovandosi in guai legali chiudeva da un giorno all’altro, lasciando senza cure i pazienti e senza lavoro i professionisti. E lo abbiamo visto grazie ai servizi giornalistici di Striscia La notizia, Le Iene, Mimandaraitre, Odontoiatria33, per citare solo alcune testate. È per questo, per sostenere la loro opera di inchiesta lucida e imparziale, anche quando ci viene contro, che abbiamo fortemente voluto il Premio Giornalistico Good Writing, che proprio a Giardini Naxos, sabato 30, a conclusione della tre giorni, premierà alcuni suoi colleghi che si sono distinti per aver fatto buona informazione sull’Odontoiatria.
 
A cura dell'Ufficio stampa Fnomceo

26 settembre 2017
© Riproduzione riservata

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