Nuova rete di medicina trasfusionale. Cimo: “Non siamo convinti, team di esperti vigilerà”
Continua il botta e risposta tra il Centro Nazionale Sangue e i sindacati Cimo e Anaao. Questi ultimi avevano già espresso delle precise critiche al documento sulla rete di Medicina Trasfusionale, un lavoro prodotto dal tavolo tecnico coordinato dall’Agenas. Critiche alle quali gli autori del documento aveva già dato una risposta. Ora, Cimo torna ad affrontare l’argomento chiedendo l'intervento del ministero della Salute.
13 APR - “Andare oltre gli standard previsti dal Dm 70/15 significa accentrare solo su alcune strutture ed alcuni responsabili la gestione di un servizio che il Decreto aveva ben calibrato”. Lo afferma il vice presidente nazionale Cimo,
Guido Quici, in merito al documento sulla rete di Medicina Trasfusionale, redatto dal tavolo tecnico coordinato dall’Agenas, sottolineando anche di “non voler ulteriormente entrare in polemiche sterili”.
Andare oltre questi standard “significa pure - ha aggiunto Quici - mortificare la professionalità dei medici che vi lavorano e che non avranno nessuna prospettiva di carriera. Significa sancire l’ennesimo accordo finalizzato ad un depotenziamento del nostro Ssn”. Cimo fa sapere anche di aver attivato un apposito gruppo di lavoro interno formato da colleghi esperti del settore che terrà sotto stretto monitoraggio l’iter procedurale, riservandosi ogni azione finalizzata a tutelare gli interessi dei pazienti e medici trasfusionisti.
“È sempre più frequente - ha concluso Quici - il ricorso a decisioni assunte nella più assoluta autoreferenzialità, senza la consultazione di alcuni importanti stakeholders quali le Organizzazioni Sindacali, per i risvolti organizzativi, ed i rappresentanti dei pazienti, per gli aspetti riguardanti la sicurezza delle cure. Per cui chiediamo al ministro della Salute di vigilare attentamente su una questione di particolare importanza quale quella della futura rete Trasfusionale Nazionale”.
13 aprile 2017
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