Donazione samaritana. Realizzati quattro trapianti incrociati di rene. Lorenzin: “La generosità è la nostra risposta all’odio”
Grazie alla donazione samaritana di donna lombarda è stata messa in moto una catena di trapianti incrociati che ha permesso di salvare quattro persone, tre uomini e una donna. L’insieme degli interventi è durato 33 ore e ha coinvolto 55 persone tra medici, infermieri, rianimatori e Polizia di Stato
15 LUG - “Oggi siamo qui per ringraziare la donatrice samaritana che con un grande gesto di solidarietà straordinario ha donato un rene a una persona che non conosceva dando vita ad una catena virtuosa di donazioni che ha portato a salvare quattro persone. Questa è la risposta più significativa all’odio e agli avvenimenti ‘osceni’ ai quali abbiamo assistito”.
È visibilmente commossa
Beatrice Lorenzin, ministro della Salute che, in una conferenza stampa all’indomani della strage di Nizza, annuncia così la catena di trapianti incrociati di rene da vivente in modalità cross over durata 33 ore che ha consentito a tre uomini e una donna di avere una nuova chance.
La buona samaritana, la seconda in Italia, è donna lombarda di 60 anni, una donatrice che ha voluto conservare l’anonimato, e che grazie al suo gesto con un effetto domino ha permesso a tre coppie di donare e ricevere un rene. L'organo della donatrice samaritana è infatti andato ad un malato di Pisa, mentre un suo parente ha donato il proprio rene a un altro paziente compatibile nella stessa città. A sua volta il secondo donatore pisano, congiunto del paziente, ha donato un rene all’Ospedale Santa Maria alle Scotte di Siena, e infine un donatore senese ha dato l'organo all’Azienda Socio-Sanitaria Papa Giovanni XXIII di Bergamo, che è stato usato per un paziente in lista d’attesa.
“Tutte coppie in cui c’era un donatore e un ricevente ma non compatibili tra loro” ha spiegato il direttore del Centro nazionale trapianti (Cnt),
Alessandro Nanni Costa. “La donazione samaritana – ha detto – scardina la difficoltà della compatibilità e vorremmo che diventasse un fenomeno virale. Abbiamo già un altro donatore samaritano, altri sono in studio”.
Insomma, un altro tassello importante per ll'attività di trapianti in Italia che si va ad aggiugere ad un quadro dal segno positivo. Le donazioni stanno infatti crescendo, ha ricordato il Direttore del Cnt, facendo registrare un aumento del 10%. Ma si impenna anche il numero dei donatori di tessuti con oltre 13mila donazioni e si arricchiscono i registri dei donatori di cellule staminali emopoietiche (469mila iscritti). Sale inoltre il numero dei comuni attivi sulle dichiarazioni di volontà, passati da 34 a 1.343. Mentre il 91% delle persone dichiara la sua volontà positiva a donare. Un trend positivo al quale ha dato un contributo importamte anche la campagna
Diamo il meglio di noi promossa dal ministero della Salute.
La catena d’interventi ha coinvolto tre coppie, 55 persone tra medici, infermieri, rianimatori. Per metterla in moto è stata progettata una combinazione basata su un primo livello di abbinamento tra donatori e riceventi eseguito dagli esperti del Centro nazionale trapianti. Il laboratorio di tipizzazione tissutale e immunologia dei trapianti del Lazio all’Ao San Camillo ha eseguito i test clinici dei campioni di siero dei riceventi con le cellule dei donatori, confermando l’idoneità della catena. L’operazione ha poi coinvolto oltre al coordinamento nazionale del Cnt e al coordinamento operativo nella gestione delle procedure di prelievo e trapianto, la Fondazione Irccs Ca’ Granda - Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana, l’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese Ospedale Santa Maria alle Scotte, l’Ao Papa Giovanni XXIII di Bergamo, ed anche il corpo di Polizia, che con una Lamborghini ultimo modello ha trasportato gli organi
“Siamo orgogliosi della collaborazione con il Cnt – ha dichiarato il Direttore del Servizio Polizia Stradale
Giuseppe Bisogno – ci fa sentire utili al cittadino. La polizia è spesso chiamata ad intervenire in ausilio a cittadini vittime di incidenti stradali, ma spesso non possiamo fare nulla, in questo caso invece possiamo intervenire trasportando gli organi e velocizzando i tempi di trasporto”.
Il trapianto da vivente è un gesto straordinario ha detto
Ugo Boggi chirurgo trapiantologo di Pisa “un evento atteso ma non sperato. Per questo il mio auspicio è che questa l'attività possa tovare sempre più consensi”.
Ma quella presentata oggi è “innanzitutto una storia di donne, perché gli uomini fanno molto meno ha raccontato
Giuseppe Remuzzi direttore del dipartimento di medicina e dipartimento dei trapianti all’Ao di Bergamo e coordinatore delle Ricerche all’Istituto Mario Negri Bergamo. “Questa – ha aggiunto – è anche la storia di un Ssn e di un’organizzazione fortissima che ha reso tutto questo possibile. Non solo, è una storia con un valore simbolico: il paziente di Bergamo che ha ricevuto l’ultimo organo è indiano che lavora da anni in Italia. Quindi questa è una grande storia di solidarietà una risposta a tutto quello che accade. È anche una storia della medicina che consente di poter utilizzare una parte del proprio corpo dopo che siamo morti”.
15 luglio 2016
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