Delega lavoro in sanità. Coordinamento Mondo Medico: “Governo e Sindacati giocano con la vita degli specializzandi”
"Il medico in formazione in Italia entra nel mondo del lavoro in estremo ritardo rispetto ai colleghi europei, ma non per questo lo si deve illudere con soluzioni che non gli riconoscono alcun vantaggio né formativo né tantomeno lavorativo; assumere lo specializzando in questa fase del percorso formativo con le modalità così rappresentate non fa altro che riproporre il modello del doppio canale"
05 APR - Chi ci governa e ci dovrebbe rappresentare, invece di proporre soluzioni che possano portare ad una regolarizzazione e alla tutela della figura dei medici specializzanti, propone un “becero” escamotage per tamponare a costo zero la pesante carenza di organico delle strutture sanitarie ultimamente aggravatasi anche per l'entrata in vigore della direttiva europea sul giusto orario di lavoro dei medici”. È quanto scrive in una nota il Coordinamento Mondo Medico che boccia la proposta dell’Intersindacale sull’accesso al Ssn.
“Il provvedimento – specificano - che svincola la formazione dei giovani medici dal monte orario non è altro che la fine dell’eccellenza della preparazione medica italiana che, ancora una volta, verrebbe sottomessa a logiche economiche, di una politica che non riesce, o non vuole, trovare le soluzioni alle priorità del Paese tra le quali primo tra tutti il diritto alla salute dei cittadini ed il diritto dei medici di ottenere una corretta formazione che non si limiti al gioco di tappare i buchi nei reparti di ospedale”.
Dal Coordinamento ricordano come “sapevamo tutti, con largo anticipo, che l’entrata in vigore della direttiva europea avrebbe esasperato un problema già estremamente serio e largamente diffuso come la carenza di organico del personale medico, ma invece di proporre una soluzione efficace si è scelto di procrastinare il problema per poi ripiegare su una soluzione di mediocre spessore sia amministrativo che politico. Il medico in formazione specialistica oltre a rinunciare a parte del suo percorso formativo - già di per sé difficile e da riorganizzare - a vantaggio esclusivo di un’attività prettamente ospedaliera e assistenziale, rischia di vedere seriamente compromessa la propria preparazione a discapito degli stessi pazienti”.
“Il cambiamento delle condizioni contrattuali – continua la nota - potrebbe, inoltre, comportare un aggravio fiscale a causa delle ulteriori tasse che lo specializzando si troverebbe a corrispondere; il medico specializzando vedrebbe infatti decurtati, oltre alla consueta tassa di iscrizione all'università, ai contributi previdenziali Inps ed Enpam, anche una ulteriore somma che ridurrebbe significativamente il valore del proprio contratto. A questo si aggiungano responsabilità sovrapponibili a quelle dei medici specialisti senza aver ancora raggiunto un'adeguata sicurezza operativa propria di una preparazione condotta a termine.
Il medico in formazione in Italia entra nel mondo del lavoro in estremo ritardo rispetto ai colleghi europei, ma non per questo lo si deve illudere con soluzioni che non gli riconoscono alcun vantaggio né formativo né tantomeno lavorativo; assumere lo specializzando in questa fase del percorso formativo con le modalità così rappresentate non fa altro che riproporre il modello del doppio canale”.
“Ridurre – conclude il CMM - le possibilità di una futura collocazione lavorativa in qualità di medico specialista non fa che esporlo a responsabilità e rischi che non rientrano nelle sue competenze, aumentando la precarietà di una situazione che si denuncia da anni e tutto a discapito dei pazienti che non avranno più la garanzia di essere curati da medici formati in modo adeguati, come denunciato anche nella
proposta Cgil, Cisl, Uil Medici. Si trovino soluzioni più ragionevoli per risparmiare e si avvii un serio confronto con i medici coinvolti per evitare errori che andrebbero a danneggiare non solo la nostra categoria ma anche e di nuovo, la salute dei pazienti”.
05 aprile 2016
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