Conciliazione obbligatoria. Smi: “Nessuna garanzia per medici e cittadini”
Affidare a mediatori con 50 ore di formazione il tema delle colpa medica è un rischio. Il Sindacato dei Medici Italiani boccia il nuovo sistema obbligatorio di mediazione nei contenziosi medico-paziente e chiede alla Fnomceo di rivedere la sua posizione di apertura e di intervenire a tutela della categoria.
31 MAR - “Affidare a mediatori con 50 ore di formazione temi delicati come quelli della colpa medica è un assurdo, siamo lontani dalle proposte più volte avanzate dalla categoria in tema di arbitrato a tutela tanto del cittadino, quanto del Ssn”.
La recente entrata in vigore del sistema obbligatorio di mediazione finalizzata alla conciliazione non convince il Sindacato dei Medici Italiani (Smi). Per Salvo Calì, segretario generale Smi è “una riforma che cambia radicalmente e temiamo negativamente, il volto della giustizia civile e che delega a organismi pubblici e privati la soluzione di controversie come quella della colpa medica”. Insomma per il sindacato questa non è la strada giusta, anzi, in futuro s assisterò ad un peggioramento del problema.
“Dalla padella alla brace – spiega Salvo Calì, segretario generale Smi – in piena esplosione di denunce per malasanità, invece di attivare proposte per far funzionare la nostra macchina giudiziaria e stimolare la nascita di Camere di Conciliazione con evidenti profili di professionalità, si vara un sistema che vede protagonisti enti pubblici e privati (spesso società di capitali con possibili conflitti di interessi) con mediatori con appena 50 ore di formazione e, spesso, senza alcuna conoscenza del diritto e delle leggi del nostro Paese. Così un medico accusato di negligenza, si troverà a dover discutere di una mediazione proposta da chi non ha alcuna conoscenza nel campo della responsabilità medica. E se il professionista non dovesse accettare la proposta si troverà trascinato davanti al giudice, con il pregiudizio di aver respinto una mediazione e con il possibile onere delle spese”.
Quindi Calì ricorda la molte proposte dei medici per la costituzione di circuiti extra giudiziali per affrontare questo problema e per diminuire così il ricorso alla giustizia ordinaria, ma a patto che vengano garantiti profili chiari di professionalità e competenza: “Invece di seguire e sviluppare modelli già esistenti come quello di Accordia a Roma – conclude Calì – si è scelta una strada sbagliata. Su questioni che riguardano la vita dei cittadini e il diritto alla salute, ma anche il lavoro dei medici e la tutela della loro serenità professionale (con il corollario del ricorso alla medicina difensiva), nonché la tenuta dei nostri stessi servizi sanitari, non si possono sperimentare meccanismi approssimativi come quello della mediazione obbligatoria, varato dal Governo. Chiediamo a tutti sindacati di prendere una posizione unitaria e invitiamo la Fnomceo a rivedere le aperture fino ad ora dimostrate su questo tema”.
31 marzo 2011
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