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Fofi: “Il farmacista migliora l'aderenza alla terapia dei pazienti e produce risparmi per il Ssn”. I numeri dello studio Re-I-MUR


Presentati oggi al Senato i risultati dello studio patrocinato dalla Federazione e condotto con la Medway School of Pharmacy dell’Università del Kent. Come patologia pilota è stato esaminato l’asma e dall’analisi è emerso che con l’intervento del farmacista sono cresciuti del 25% i pazienti con asma controllata. Ma la ‘pharmaceutical care’  produce anche risparmi, calcolati tra gli 87 e i 297 euro per paziente. LA SINTESI DELLO STUDIO - LE  SLIDES

12 OTT - L’intervento del farmacista produce più salute e risparmi per le casse dello Stato. È quanto ha dimostrato il progetto I-MUR della FOFI (Federazione Ordini dei Farmacisti Italiani),  attraverso uno studio randomizzato e clusterizzato – denominato Re I-MUR – che ha coinvolto 216 farmacisti e 884 pazienti in 15 regioni e che è stato presentato oggi a Roma. Lo studio pilota si è concentrato sull’asma (una malattia che riguarda circa il 7% della popolazione italiana) e ha dimostrato come dopo l’intervento del farmacista, la percentuale totale dei pazienti con asma controllata è aumentata dal 43.7% al 54.4% indicando un incremento percentuale pari al 25%. Ma non solo più salute e aderenza alla terapia lo studio mostra infatti come attività di questo tipo fanno anche risparmiare cifre comprese tra 87 e 297 euro per paziente all’anno. Che per le casse del Ssn si traduce in una riduzione di costi che può oscillare tra gli 82 ed i 720 milioni di euro.

“E’ stato scelto l’asma perché offre dei vantaggi metodologici, per esempio è più semplice valutare il controllo della malattia e i miglioramenti o i peggioramenti si manifestano in poco tempo, ma  quanto dimostrato a proposito dell’asma può essere esteso alle patologie croniche nel loro complesso” ha spiegato Andrea Manfrin della Medway School of Pharmacy dell’Università del Kent, che ha realizzato lo studio. “La chiave dell’intervento del farmacista – ha evidenziato - è la revisione dell’uso dei medicinali che in inglese si chiama medicines use review (MUR) una prestazione che le farmacie accreditate erogano in Gran Bretagna dal 2005 (il servizio è remunerato con 38 euro), che consiste in un’intervista nella quale il farmacista si accerta se il paziente segue le indicazioni del medico oppure dimentica di assumere i medicinali prescritti, se riesce a usarli correttamente, se incontra difficoltà (per esempio a rispettare gli orari delle somministrazioni), se accusa effetti collaterali o, ancora, se assume altri medicinali che possono interferire sia con la sua malattia sia con le cure prescritte. Rilevate eventuali criticità il farmacista dà le indicazioni del caso al paziente e provvede contestualmente a informare il medico curante”.

“Questo tipo di attività del farmacista – ha sottolineato Janet Krska, della Medway school of Pharmacy, University of Kent – è stato dimostrato in molti studi internazionali (America, Uk, Canada e Australia) che riduce i problemi di salute, aumenta l’appropriatezza prescrittiva e l’aderenza terapeutica oltre a produrre risparmi”.
 
“Per il buon funzionamento della nostra sanità non occorrono solo risorse economiche certe. É necessario spendere bene quelle che ci sono e operare con tenacia un processo di ammodernamento della governance. Questo vuol dire, tra l'altro, sviluppare competenze e capacità per garantire prestazioni efficaci, efficienti e appropriate.  La Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani è impegnata da tempo nel definire i contenuti di questo complesso processo di trasformazione e crescita della professione, in un’ottica che sappia sviluppare i contenuti della pharmaceutical care, intesa come un “nuovo modello di pedagogia professionale” dice il Senatore Luigi D’Ambrosio Lettieri, vicepresidente della FOFI. “Riteniamo infatti che il farmacista debba fare un salto sostanziale nella qualificazione della sua attività, integrando la tradizionale e consolidata attività di dispensazione responsabile del farmaco, con l’erogazione di quella particolare assistenza al paziente che consenta di approntare una trattamento farmacologico con lo scopo di ottenere: un elevato livello di aderenza terapeutica, il pieno raggiungimento degli obiettivi terapeutici predefiniti (certezza dell’efficacia), il miglioramento della qualità della vita del paziente, il possibile contenimento della spesa. Con queste finalità e in questa prospettiva si sviluppa il progetto I-MUR che rappresenta una vera svolta nella funzione professionale che il farmacista è chiamato a svolgere in accordo e sinergia con il medico, a sostegno di una sanità moderna ed efficiente”. 

“I dati sono molto eloquenti e come Federazione siamo molto soddisfatti. Ora però inizia la traversata, perché abbiamo uno studio serio che dimostra che il farmacista serve al cittadino ma anche al Ministero dell’Economia. Ora dobbiamo insieme fare un percorso con il Ministero della Salute, Aifa e cittadini perché già magari dalla prossima finanziaria, parlando con le Regioni si possa iniziare a tradurre le idee in fatti pratici”, ha sottolineato il presidente della FOFI, senatore Andrea Mandelli. “Lo studio conferma due aspetti fondamentali. Il primo è la validità della visione del farmacista che partecipa al processo di cura a fianco del medico e degli altri operatori sanitari sul territorio senza invasioni di competenze ma sviluppando il suo ruolo specifico di specialista del farmaco. Il secondo è che il farmacista italiano è in grado di erogare, adeguatamente formato, prestazioni professionali avanzate come e a volte meglio dei colleghi europei.  Infine abbiamo dimostrato secondo le regole della medicina basata sulle evidenze che il Servizio sanitario nazionale trova nel farmacista di comunità una risorsa fondamentale per migliorare l’assistenza sul territorio e contribuire alla sostenibilità economica del sistema. A mio avviso tanto importante quanto si spende nel farmaco o in altre prestazioni, ma che queste vadano a buon fine, migliorando effettivamente la salute dei cittadini: è questo il modo migliore di contenere i costi sanitari”.

Per la Federazione questo studio è il culmine di un progetto che si è sviluppato nell’arco di tre anni, cominciato con uno studio pilota, che ha permesso di provare la fattibilità dell’I-MUR nel setting della farmacia italiana, passando per l’indagine sul gradimento della prestazione da parte di pazienti e medici di medicina generale – grazie alla collaborazione della SIMG – e che ora ha messo capo a questa ricerca che per vastità del campione e protocollo adottato costituisce una delle esperienze più importanti a livello mondiale.

“E’ la prima volta che un Ordine professionale si impegna in un’attività di ricerca di questa portata, e devo quindi complimentarmi con tutti i colleghi che, a titolo assolutamente gratuito, hanno partecipato direttamente allo studio e a quelli che per la Federazione hanno svolto il lavoro di coordinamento. Abbiamo ottenuto un risultato prezioso che mettiamo a disposizione di chi, rappresentanti delle farmacie e decisori sanitari, deve ridisegnare il ruolo della farmacia nell’assistenza sul territorio attraverso le convenzioni. Da sempre il cittadino si affida al farmacista, che è il professionista sanitario più facilmente accessibile, da oggi ha un motivo in più per farlo” conclude il Presidente della FOFI.

Lo studio in sintesi. Lo studio ha coinvolto 216 farmacisti e 884 pazienti , suddivisi in due gruppi, il gruppo A e gruppo B, che sono stati sottoposti all’I-MUR (Italian Medicines Use Review) in momenti diversi della sperimentazione, così che il gruppo B potesse servire da controllo al gruppo A. Successivamente è stato messo a confronto l’andamento della malattia nei pazienti del gruppo B nella fase precedente all’I-MUR e in quella successiva. L’analisi dei dati raccolti rivela che dopo l’intervento del farmacista, la percentuale totale dei pazienti con asma controllata è aumentata dal 43.7% al 54.4% indicando un incremento percentuale pari al 25%. Migliora quindi lo stato di salute, in tutte le Regioni e in tutte le fasce di età e, di conseguenza, diminuiscono i costi sanitari determinati dalla malattia, a cominciare da quelli relativi ad accessi al pronto soccorso e ricoveri. “Il beneficio economico è stato calcolato  sviluppando sei scenari diversi e correlando i costi riferiti al controllo dell’asma, disponibili nella letteratura, con i risultati dello studio Re I-MUR. I risultati ottenuti  hanno mostrato che questa attività professionale non solo ha aumentato il controllo dell’asma ma ha generato risparmi che variano da 87 e 297 euro per paziente all’anno, in funzione del variare di elementi quali costo e numero delle prestazioni evitate e costo dei farmaci prescritti” spiega il professor Manfrin. Esaminando la questione da un altro punto di vista, implementando questa prestazione del farmacista, il Servizio Sanitario potrebbe ottenere un ritorno del suo investimento che varia dal 44 al 395%, sempre in funzione dello scenario.
 
I vantaggi economici per il Ssn. “Sono stati sviluppati due modelli di costo basati su dati pubblicati in riviste peer review – si legge nello studio - . Da questi modelli di costo sono state sviluppate delle ipotesi iniziali che a loro volta hanno generato sei scenari differenti. Il calcolo effettuato ha dimostrato che l’entità del risparmio generato dai farmacisti nello studio condotto varia da  76.636 a 262.332 € e il risparmio calcolato per singolo paziente varia fra 87 e 297 €. Il ritorno dell’investimento (ROI) fornito dal servizio I-MUR è stato calcolato essere fra il 44% ed il 395% in relazione al tipo di scenario utilizzato.
I risultati hanno confermato che, in quattro dei sei scenari sviluppati e analizzati, il servizio professionale I-MUR è stato in grado di generare un ROI allineato con quello indicato dalla professoressa Linda M. Strand negli Stati Uniti, dove i farmacisti grazie all’introduzione di una simile prestazione professionale, sono stati in grado di generare un ROI pari al 285%.

Inoltre, considerando il fatto che in Italia vivono circa 61 milioni di persone e che di queste circa il 5,5% (n= 3.050.000) soffre d’asma, sulla base dei risultati ottenuti dall’analisi economica il risparmio che questo tipo di attività professionale indurrebbe per il sistema sanitario italiano, oscillerebbe fra i 265 e 900 milioni di Euro generando un risparmio al netto dei costi (net cost benefit) che varierebbe fra gli 82 ed i 720 milioni di Euro in relazione allo scenario applicato”. 

12 ottobre 2015
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