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Farmacisti e pensioni/3. Croce (Enpaf): “Proposta del Segretario Fofi è pura demagogia”


Il presidente dell’Enpaf ricorda che” ogni modifica regolamentare che l’Ente adotta deve rispettare l’invarianza del saldo previdenziale, dato dalla differenza tra contributi e prestazioni” e che “eventuali scostamenti del saldo impongono misure compensative relative ai predetti fattori. E' la legge che vieta di operare su altre voci di entrata e/o di spesa”.

22 MAG - “Appare a dir poco incomprensibile che il delegato dal Presidente della Federazione degli Ordini nel Consiglio di amministrazione dell’Enpaf non abbia a mente i principi basilari che governano oggi gli ordinamenti delle Casse di previdenza privatizzate e, per di più, fissi autonomamente sia le modalità che il limite temporale per le riforme di competenza degli Organi statutari dell’Ente”. Così l’Enpaf replica, in una nota, alle proposte avanzate dal segretario della Fofi, Maurizio Pace, nel corso di una audizione in Commissione lavoro della Camera.

“Ogni modifica regolamentare che l’Ente adotta – afferma nella nota il Presidente dell’Enpaf, Emilio Croce - deve rispettare l’invarianza del saldo previdenziale, dato dalla differenza tra contributi e prestazioni; eventuali scostamenti del saldo impongono misure compensative relative ai predetti fattori. Per espressa volontà del legislatore - art. 24, comma 24 del Decreto Salva Italia - non è possibile operare su altre voci di entrata e/o di spesa. D’altra parte, anche la modifica regolamentare che il Consiglio di amministrazione proporrà per elevare da 5 a 7 anni il periodo di disoccupazione per poter beneficiare della solidarietà all’1% necessita, a fini dell’approvazione dei Ministeri Vigilanti, dell’equilibrio del saldo previdenziale”.

Per Croce “è facile demagogia, pertanto, strumentalizzare la situazione di bisogno di tanti colleghi, proponendo riforme del tutte avulse dal contesto ordinamentale della previdenza del nostro Paese”.“Preciso poi – aggiunge il presidente dell’Enpaf nella nota - che la prestazione assistenziale in favore del disoccupato è riconosciuta nell’ipotesi in cui lo stesso sia proprietario della prima casa con le relative pertinenze”.

“Quella dell’Ente – si legge ancora - non è pertanto una posizione preconcetta, ma rispettosa dei vincoli legislativi imposti, senza contare l’impegno profuso dalla Fondazione in questi anni attraverso l’adozione di numerose iniziative promosse in favore dei tanti colleghi in difficoltà. L’Enpaf infatti eroga, a fronte anche del solo contributo di solidarietà,- prosegue Croce -  prestazioni assistenziali che non si limitano all’indennità di maternità - di cui è evidente che non possono beneficiare gli iscritti di sesso maschile - ma anche interventi assistenziali quali le borse di studio, le prestazioni indennitarie in caso di figli disabili, le prestazioni per intervenute difficoltà economiche, tra le quali la disoccupazione, rimborsi delle spese mediche, i sussidi in caso di calamità naturali; misure garantite indistintamente ad iscritti sia uomini che donne”.

“Va da ultimo precisato – conclude Croce - che non è certo colpa dell’Enpaf se la disoccupazione è aumentata a fronte di una crisi profonda del settore, che non vede esenti da responsabilità coloro che oggi si ergono a tutela degli iscritti più bisognosi senza aver proposto iniziative concrete per favorire l’occupazione, non contrastando attivamente istituti, come la pratica professione biennale in farmacia, che hanno favorito fenomeni della sottoccupazione di tanti colleghi. Auspico che, a tutela dell’interesse degli iscritti, possa essere individuato un punto di incontro tra i responsabili delle istituzioni di Categoria senza ulteriori strumentalizzazioni, tuttavia nella consapevolezza che qualsiasi riforma necessita dell’approvazione del Ministero del Lavoro di concerto con il Ministero dell’Economia e che le stesse modifiche legislative possono essere approvate solo qualora vi sia la prevista copertura finanziaria certificata dalla Ragioneria Generale dello Stato”.
 

22 maggio 2015
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