Stress da lavoro. Colpisce un lavoratore su quattro. Ma si può combattere, risparmiando 3 miliardi di euro l’anno. L’indagine della Fiaso
E' il risultato che si potrebbe ottenere adottando in tutti i posti di lavoro italiani quanto è stato sperimentato per 4 anni in 19 strutture sanitarie con 65 mila operatori. Con adeguate misure antistress le assenze per malattie scenderebbero infatti del 30%, con un aumento del 27% della produttività e una crescita del 47% della customer satisfaction.
07 MAG - Con interventi e politiche adeguate nei posti di lavoro si potrebbero recuperare 30 milioni di giornate lavorative perse a causa del nuovo male del secolo, lo stress lavoro-correlato, che in Italia colpisce un lavoratore su quattro. Per un valore totale di almeno 3 miliardi di euro l’anno di risparmi. Più di quanto chiesto alla sanità per contribuire al risanamento dei conti pubblici con la manovra al vaglio di Governo e Regioni. Almeno questo è quel che potrebbe accadere migliorando il clima di lavoro in azienda, come hanno fatto, con un campione di 65 mila lavoratori, 19 tra Asl e Ospedali che hanno partecipato al Laboratorio della
FIASO, la Federazione delle aziende sanitarie pubbliche, sul “Benessere organizzativo”.
Oltre quattro anni di lavoro intenso, portato avanti con il supporto non condizionato di Boehringer Ingelheim, che è servito non solo a rilevare la percezione del fenomeno ma anche ad attivare degli “antidoti”. Che sono poi soprattutto condivisione di obiettivi e strategie, ambienti di lavoro più a misura d’uomo e di donna, capacità d’ascolto e di dare una mano a risolvere problemi che nascono anche al di fuori dell’habitat lavorativo.
Partendo da un check-list di eventi sentinella del rischio di stress lavoro-correlato, si è rilevato il livello di benessere psicologico in un campione significativo dei dipendenti delle 19 aziende sanitarie, che hanno poi attuato una serie di azioni mirate a migliorare l’ambiente lavorativo sotto tutti gli aspetti: da quello motivazionale a quello ambientale e di attenzione ai problemi sociali e familiari, che non sempre riescono a restare fuori della porta quando si è in azienda.
I risultati sono stati sorprendenti: far lavorare i propri dipendenti in un clima più favorevole paga, visto che il numero di “stressati” in ufficio o in corsia è sceso ben al di sotto della soglia del 10%, contro un buon 25% di partenza. Che è poi la media europea dei lavoratori colpiti da quella sindrome da stress correlato al lavoro che alle economie dei Paesi UE costa ben 20 miliardi di euro l’anno, tra calo della produttività e il 60% di tutte le giornate di malattia riscontrate nei luoghi di lavoro. Mentre il Rapporto Asfor (l’Associazione Italiana per la Formazione manageriale) sulla formazione manageriale in Italia dice che migliorando il “clima interno” la produttività cresce di oltre il 27% e, quel che forse più conta, la customer satisfaction, ossia l’indice di gradimento dei clienti, sale di ben 47 punti percentuali.
La lotta allo stress in Asl e Ospedali coinvolti ha portato fino ad ora a una riduzione delle assenze per malattia pari a circa il 30%. Calcolando che ogni anno, secondo i dati Inps, i giorni persi per motivi di salute sono ben cento milioni, applicare la stessa ricetta all’intero mondo del lavoro significherebbe appunto un recupero pari a 30 milioni di giornate lavoro, per un valore totale pari a circa 3 miliardi di euro da reinvestire in qualità dei servizi.
Che lo stress lavoro-correlato sia un problema serio lo ha capito del resto per prima l’Europa, che nel 2008 ha stipulato uno specifico accordo tra imprese e parti sociali,che l’Italia ha poi recepito con un decreto ad hoc, entrato in vigore dal 1° gennaio del 2012. E la sanità, grazie al Laboratorio FIASO, ha fatto da apripista, sperimentando con successo una politica di promozione del benessere nelle aziende sanitarie, racchiusa ora nelle oltre 200 pagine della ricerca che potranno “dettare la linea” non solo nel comparto della sanità ma anche nel resto del mondo lavorativo.
I 13 fattori “anti-stress” e le tre principali cause che lo scatenano
Dopo la “cura”, nelle 19 aziende campione oltre il 77% dei dipendenti, dai medici agli infermieri, dai tecnici agli impiegati, ha infatti dichiarato di stare benissimo da un punto di vista psicologico. Al contrario, la quota dei dipendenti nonostante tutto “stressati” è scesa ampiamente sotto il 10%. Un dato, quest’ultimo, non rilevabile con precisione perché influenzato da una forte visione soggettiva del proprio stato di stress, spiegano i curatori dello studio. Resta il fatto che la lotta allo stress lavoro-correlato ha contribuito a migliorare sensibilmente la produttività e ad abbattere le giornate di assenza per malattia. Tant’è che la Asl Cuneo 2 e la Asl 12 di Viareggio, capofila del progetto, risultano essere anche in cima alla classifica delle aziende con minor tasso di assenteismo.
A influire positivamente su questi risultati sono 13 variabili sul benessere organizzativo, puntualmente rilevate dalla ricerca FIASO. In una scala a 1 a 5, a influenzare maggiormente lo stato di benessere sul lavoro sono valori legati alle capacità lavorative, come l’abilità (4,26) e la capacità di utilizzare risorse proprie (4,20). Ma particolarmente rilevanti sono anche la chiarezza del proprio ruolo (3,95), la capacità di fronteggiare gli eventi avversi (3,92), la soddisfazione lavorativa in genere (3,92). Da non trascurare anche le altre variabili. In primis la condivisione degli obiettivi (3,77) e il senso di comunità (3,58).
Fattori di disagio lavorativo sono invece prima di tutto i carichi di lavoro (3,57), frutto non solo della politica di quasi permanente blocco delle assunzioni in sanità, ma anche di inefficienze organizzative a cui le aziende stanno ponendo rimedio. Seguono poi i problemi di conciliazione lavoro-famiglia e i trasferimenti o cambi di mansione.
Le iniziative aziendali
Molte e variegate sono le iniziative messe in atto per migliorare lo stato di benessere dei lavoratori delle 19 aziende sanitarie coinvolte nella sperimentazione(Ausl 12 Viareggio, Asl Cn2 Alba-Bra, Asl di Bergamo, Asl di Milano, Asl 10 di Firenze, Ulss 3 Bassano del Grappa, Apss Trento, Policlinico S.Martino di Genova, Ausl di Bologna, Ausldi Rimini, Ausl di Modena, Policlinico di Modena, Asl Roma E, Asl Matera, Asl BAT (Puglia), Asl 4 Chiavarese, AO di Lecco, Ausl di Viterbo e Policlinico di Messina). Si va dall’assistenza allo studio e nel tempo libero per i dipendenti della Asl di Bergamo ai percorsi “per fare squadra” della Asl Cuneo2; dalle giornate dedicate all’inserimento dei neo-assunti nella Asl di Firenze al training per l’inserimento degli infermieri nella prima linea delle aree di emergenza/urgenza.
Il fattore “maternità”
Un discorso a parte meritano poi le dipendenti in dolce attesa. Per le donne che lavorano in sanità lo stato di gravidanza può diventare più che per altre lavoratrici un fattore di stress lavoro-correlato, che colpirebbe una gestante su due a causa delle difficoltà riscontrate nella ricollocazione lavorativa dopo la maternità e delle tensioni che a volte si creano con i colleghi. Anche loro stressati dal fatto che in oltre il 60% dei casi le lavoratrici che vanno in maternità in Asl e Ospedali pubblici non vengono sostituite, per via delle sempre più austere politiche di bilancio imposte dai tagli alla sanità pubblica.
La percezione del problema tra i Dg di Asl e Ospedali
Una ricerca qualitativa nella ricerca è poi quella che ha rilevato il punto di vista dei Direttori generali rispetto al problema. Con una convergenza unanime nel considerare di centrale importanza occuparsi della salute dei propri dipendenti, intesa non solo dal punto di vista fisico ma anche psicologico e sociale.
Il benessere organizzativo, per i Dg, ricopre dunque un valore strategico e serve a:
- migliorare la gestione delle conflittualità interne;
- migliorare il senso di appartenenza all’azienda;
- aumentare la partecipazione dei dipendenti alla vita organizzativa;
- migliorare le relazioni fra i dipendenti.
Tra le azioni considerate strategiche tra i Dg per conciliare vita e lavoro: gli asili per i figli dei dipendenti; la flessibilità in entrata e in uscita; bus navetta; la rimodulazione del part-time a misura delle esigenze del dipendente.
“La ricerca condotta da FIASO dimostra che, tanto più in tempo di crisi, assume valore strategico investire nel capitale umano e professionale”, commenta il Presidente della Federazione di Asl e Ospedali,
Francesco Ripa di Meana. “Il Laboratorio – prosegue – mostra però che il perseguimento del benessere organizzativo, oltre che attraverso la conciliazione fra vita privata e lavoro, passa anche per la capacità del management di generare un forte senso di appartenenza aziendale e di individuare soluzioni organizzative che prendono di petto il tema dell’innovazione. Quello che spesso in questi anni di blocchi contrattuali e del turn-over ha permesso di continuare a incentivare professionisti e lavoratori della nostra sanità pubblica, centrando obiettivi economici e di qualità altrimenti impensabili. Sarà bene – conclude il Presidente FIASO – tenerlo a mente quando si programmano accorpamenti aziendali con bacini di utenza di milioni di cittadini e bilanci miliardari che quel senso di appartenenza minacciano di dissolvere”.
“L’analisi condotta in questi quattro anni di lavoro – spiega il Coordinatore della ricerca ed ex Dg della Asl 12 Viareggio,
Giancarlo Sassoli – indica che promozione della salute è soprattutto socializzazione dei metodi ottimali di lavoro. Per questo obiettivo del Laboratorio è ora la messa in rete delle buone pratiche realizzate dalle 19 aziende pilota, con l’obiettivo di combattere a tutto campo lo stress lavoro-correlato. Nella consapevolezza – conclude Sassoli – che questo in sanità è anche la causa di molti errori clinici”.
“In ogni momento della sua storia – dichiara
Antonio Barge, Responsabile risorse umane di Boehringer Ingelheim Italia – Boehringer Ingelheim ha attribuito grande importanza e attenzione al benessere dei suoi collaboratori. Per questo abbiamo aderito attivamente al progetto FIASO, nella consapevolezza che l’investimento sul benessere delle persone, nonostante sia difficilmente misurabile e quantificabile, migliora la qualità del lavoro del singolo e quindi di tutta l’organizzazione”. Da tempo la Boehringer adotta ampia flessibilità oraria, part-time e telelavoro per rispondere alle esigenze dei propri dipendenti. Il programma “Rientriamo” accompagna le mamme ad affrontare il ritorno al lavoro dalla maternità, con il supporto di un asilo nido tra i primi ad essere attivati in Italia a livello aziendale.
Attività di screening preventivi, il servizio di ascolto “Ausilia” e programmi di inserimento dei neo-assunti e di talent management completano il quadro di iniziative volte al benessere organizzativo del Gruppo
07 maggio 2015
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