Appalti e terzo settore. Fp Cgil: “Contratto unico per tutta la filiera e limitare le esternalizzazioni”
Le proposte nel corso di un convegno che si inserisce all'interno della campagna 'Salviamo la Salute'. Cecilia Taranto, segretario nazionale Fp Cgil, durante la sua relazione, ha lanciato l'allarme: "Nel sociale troppe attività sono state esternalizzate dalle Pubbliche Amministrazioni. Ciò ha diminuito la produttività e aumentato la corruzione".
03 FEB - La riforma del Terzo Settore può costituire un importante processo in grado di rafforzare tutte le potenzialità dell'economia sociale. “Ma va inserita in un disegno complessivo, oggi assente, che valorizzi l’apporto dei corpi intermedi, rafforzi la coesione sociale, favorisca la democrazia economica, a partire dalla valorizzazione del lavoro”. Per modificare lo scenario di riferimento è quindi imprescindibile inserire nei servizi in appalto e convenzione precise clausole di salvaguardia sociale e occupazionale a garanzia dei diritti compresa la continuità del lavoro. Ma anche attivare un unico contratto per tutta la filiera del terzo settore.
Queste le proposte chiave formulate dalla Fp Cgil e analizzate stamane nel corso del convegno ‘Lavoro e qualità dei servizi sanitari e sociali in appalto e convenzione”, svoltosi presso la sede di Corso Italia e parte integrante della campagna nazionale ‘Salviamo la Salute’.
La irregolarità, osserva il sindacato, si esplicano in diversi modi: dalle irregolarità contributive, fiscali, normative, sull’orario di lavoro, attraverso l’utilizzo improprio di agevolazioni legate alla mobilità, al mancato rispetto dei minimi tabellari o facendo riferimento solo ai regolamenti e, nel caso delle cooperative, alla mutualità del rapporto di socio lavoratore. Tutto ciò all’interno di un quadro in cui lItalia spende, secondo i dati Commissione Europea, non meno del 15% del suo Pil in appalti pubblici.
E’ sulla base di questi elementi che
la Cgil ha presentato, lanciando una raccolta di firme, una proposta di legge popolare per modificare radicalmente il sistema degli appalti seguendo alcuni punti salienti:
-Cambi di appalto: introdurre regole per la garanzia occupazionale e il rispetto dei diritti contrattuali. Proteggendo i lavoratori anche agli effetti “perversi” del Jobs Act: non possono essere condannati , ad ogni cambio appalto, ad una nuova anzianità. in caso di subentro di una nuova azienda, qualora vengano riassunti dalla stessa, si troveranno con ogni probabilità un nuovo contratto a tutele crescenti senza il diritto al reintegro in caso di licenziamento ingiustificato.
-Successione di appalti: quando si è di fronte ad un cambio di appalto nell'esecuzione di un opera o di un servizio, si deve prevedere l'apertura della consultazione sindacale. Il non rispetto della procedura si configura come attività antisindacale.
-Responsabilità “solidale” delle PA committenti: per tutelare i trattamenti retributivi e previdenziali dei lavoratori.
-Contrastare l’illegalità e l’evasione, infiltrazioni malavitose e la corruzione con il ripristino delle forme di controllo di legalità e la reintroduzione degli indici di congruità a garanzia dei livelli occupazionali.
-Contrastare il massimo ribasso: attraverso la certificazione e qualificazione degli operatori coinvolti e l’introduzione di norme che impongano il rispetto dei contratti di settore e dei diritti dei lavoratori.
-Registro presso l’Autorità Anticorruzione: cui iscrivere le imprese per escludere dalle procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici le imprese che abbiano gravemente violato gli obblighi nei confronti dei loro dipendenti
“E’ proprio il lavoro che, nel caso degli appalti o delle concessioni di servizi pubblici, che fa la differenza – ha sottolineato
Cecilia Taranto, segretario nazionale Fp Cgil - la sua qualità la sua dimensione, l’esplorazione di modelli sempre più integrati, costituiscono una delle fondamentali certezze relativamente alla qualità del servizio erogato. Pensiamo al servizio di assistenza domiciliare a quello nelle case protette o di riposo , alla riabilitazione o agli asili nido, pensiamo alle mense scolastiche. Sono lavoratrici e lavoratori che hanno a che fare spesso con situazioni di fragilità”.
Si tratta però di attività, ha proseguito Taranto, “che da tempo sono state esternalizzate dalle Pubbliche Amministrazioni, per le quali anche la stessa Corte dei Conti ha messo in dubbio la effettiva economicità, Ciò che invece emerge con evidenza è che sicuramente è diminuita la produttività complessiva ed è aumentato il livello di corruzione. I rapporti di lavoro del settore socio sanitario ricadono nell’ambito di 27 CCNL spesso firmati da organizzazioni sindacali scarsamente rappresentative: su questo tema, per noi, si presenta una questione che non esiterei a definire morale. Penso, infatti, che uno Stato laico, democratico, libero da condizionamenti e rispettoso del diritto e della Costituzione dovrebbe interrogarsi e trovare immediate soluzioni sulla gravità di una situazione che vede articolazioni dello Stato, politiche ed amministrative, agevolare e, in alcuni casi, produrre dumping contrattuale sul sistema dei servizi sociali e sanitari che esso stesso dovrebbe assicurare”.
03 febbraio 2015
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