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Delega lavoro Patto Salute. Federspecializzandi: "Ottima notizia ampliamento della rete formativa"


Così l'assocazione cui aderiscono i giovani medici commenta i contenuti della bozza di DdL delega in materia di gestione e sviluppo delle risorse umane. Restano però le perplessità nei confronti della proposta di inserimento dei medici specializzandi all’ultimo biennio di formazione specialistica nelle strutture assistenziali incluse nella rete formativa.

24 GEN - “Positiva la scomparsa della proposta di un doppio canale di accesso al percorso formativo specialistico, paventato nella prima versione di tale bozza”. Segnale positivo anche “la proposta di ampliamento della rete formativa, ritenendo che il territorio e le strutture ospedaliere possano offrire al medico in formazione un’opportunità importante all’interno del percorso formativo”, pur restando necessaria “una rigida definizione di standard e requisiti per l’individuazione e l’accreditamento di strutture adeguate al ruolo formativo, attraverso gli enti istituzionali adibiti a tale compito, come l’Osservatorio Nazionale per le Scuole di Specializzazione”. Sono le valutazioni con cui Federspecializzandi commenta i contenuti della bozza di DdL delega in materia di gestione e sviluppo delle risorse umane ex articolo 22 per il Patto della Salute.

FederSpecializzandi esprime però riserve e preoccupazione nei confronti della proposta di inserimento dei medici specializzandi all’ultimo biennio di formazione specialistica nelle strutture assistenziali incluse nella rete formativa, con stipulazione di diverso contratto di formazione-lavoro.
“In primo luogo non viene descritto nel dettaglio nel documento il grado di responsabilità professionale assunto dal medico in formazione specialistica nel nuovo contesto lavorativo, non essendo chiaro se la figura dello specializzando resti ancora “non sostitutiva” del medico strutturato”.

Riguardo all’aspetto retributivo, il fatto che gli oneri siano a carico delle Regione e Province Autonome, con cessazione della retribuzione a mezzo di borsa di studio prevista dal contratto di formazione specialistica, “rischia di aggravare la critica situazione di blocco del turn over nelle assunzioni da parte del Sistema Sanitario. Inoltre gli specializzandi degli ultimi anni andrebbero a supplire carenze di organico, non rendendo quindi necessaria l’assunzione di personale strutturato”.

Federspecializzandi domanda inoltre “quali potrebbero diventare, alla fine del percorso di formazione, le differenze in termini di opportunità lavorative e di assunzione sul territorio, tra i medici che hanno scelto di lavorare gli ultimi due anni sul territorio e quelli che hanno scelto di rimanere nella struttura universitaria. Ci chiediamo se non si venga a creare un “doppio canale tardivo” con successiva disomogeneità nell’accesso al mondo al del lavoro”.

Per quanto riguarda l’aspetto formativo, “ferma restando la supervisione della scuola di specializzazione, anche durante i due anni svolti in altra struttura, non è chiarito dal documento quali saranno le modalità di valutazione e controllo sulla qualità della formazione ricevuta nel biennio svolto sulla rete formativa. Inoltre, in ragione anche della riduzione a 4 anni di molti dei percorsi formativi prevista da recenti provvedimenti ministeriali, e in ragione del percorso di tronco comune previsto per i primi 6 mesi del primo anno, ci chiediamo se la durata di 18 mesi del percorso formativo nella struttura specialistica universitaria, integrato poi ai 2 anni sul territorio, possa essere ritenuto sufficiente ed equilibrato all’acquisizione di tutte le competenze previste dagli ordinamenti didattici”.

La Federazione chiede con forza che “il processo di valutazione dello specializzando durante il periodo di formazione specialistica e, soprattutto, alla fine di questa, sia eseguito in modo sistematico, con modalità adeguate all’accertamento dell’acquisizione di tutte le competenze cliniche teoriche, pratiche e comportamentali. In particolare chiediamo che sia definita una modalità di esame unico finale nazionale per ogni singola specialità volto a valutare ogni specializzando, qualsiasi percorso abbia svolto durante i suoi anni di formazione specialistica, nell’ottica di garantire uno standard qualitativo di preparazione del medico specialista alla fine del suo percorso formativo”.

E tale periodo di formazione da svolgere sul territorio deve essere espletato “all’interno di strutture adeguatamente accreditate, sia soggetto ad opportuna valutazione, sia definito il grado di responsabilità professionale del medico in formazione in questo periodo di tempo e che sia mantenuto il principio di non sostitutività del medico strutturato. Inoltre si chiede che tale momento di attività su rete formativa regionale venga svolto all’inizio (es. primi due anni) del percorso formativo post laurea, potendo anche andare a svolgere la funzione di tronco comune per il percorso di specializzazione. Tale sistema permetterebbe di svolgere attività di formazione lavoro in contesti territoriali ed ospedalieri della rete formativa in un momento del percorso formativo in cui si dovrebbero acquisire competenze di tipo generale. Inoltre non si andrebbero a creare canali diversi di accesso al mondo del lavoro e sarebbe più semplice definire il grado di responsabilità e non sostitutività dello specializzando”.

Viene infine ribadito l’auspicio che vengano istituiti contesti tecnici di riflessione ed elaborazione “all’interno dei quali le istituzioni si possano confrontare con le Associazioni di competenza di categoria, nell’ottica di delineare proposte condivise e di qualità”.
 

24 gennaio 2015
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