Formazione. Cnsu, Federspecializzandi e Giovani Medici: "Serve maggiore integrazione nella rete formativa tra Università e Ssn"
L'ipotesi di un doppio canale di formazione specialistica infatti “andrebbe a creare una ovvia disomogeneità tra gli specializzandi, rendendo impossibile la definizione di standard formativi adeguati ed omogenei nei diversi contesti".
20 NOV - Il Consiglio nazionale studenti universitari (Cnsu), massimo organo di rappresentanza degli studenti universitari e degli iscritti ai corsi di specializzazione e di dottorato, ha approvato una mozione con la quale chiede
l’immediata applicazione della proposta di riordino delle scuole di specializzazione di medicina, così come previsto dall’art. 15 comma 3 ter del DL 90/2014 (“la durata dei corsi di formazione specialistica, come definita dal decreto di cui al comma 3 bis, si applica a decorrere dall’anno accademico 2014-2015 di riferimento per i corsi di specializzazione. Gli specializzandi in corso, fatti salvi coloro che iniziano l’ultimo anno di specialità con l’anno accademico 2014-2015 e per i quali rimane in vigore l’ordinamento previgente, devono optare tra nuovo ordinamento e ordinamento previgente con modalità determinate dal medesimo decreto di cui al comma 3 bis.”).
“Tale adempimento – spiega una nota - a seguito della riduzione della durata di numerose scuole di specializzazione, consentirebbe al contempo sia di produrre un risparmio di risorse che andrebbero riutilizzate, come da vincolo di legge, per il finanziamento di contratti aggiuntivi di formazione specialistica, il che ridurrebbe l’attuale gap tra numero di laureati in medicina e contratti di specializzazione, sia di permettere ad alcune migliaia di specializzandi di conseguire il titolo ed avere immediato accesso al mondo del lavoro”.
Si tratta di una richiesta fortemente sostenuta dall’
Associazione Italiana Giovani Medici (Sigm), che ritiene che sarebbe un pessimo segnale verso l’esterno qualora la burocrazia ministeriale ed universitaria ritardasse gli effetti della norma. “Infatti, il riordino delle scuole di specializzazione è stato oggetto di attenzione dal 2011 ad oggi da parte degli ultimi tre Ministri dell’Università, nonché del lavoro di tre commissioni di esperti a tal fine designate. Il riordino era già stato previsto dalla Legge Carrozza, disattesa nella fase applicativa, ed è stato successivamente ripreso ed affermato nella Legge sulla Pubblica Amministrazione, grazie ad un emendamento presentato dall’On. Filippo Crimì”.
Il Sigm, conclusi i lavori del gruppo di esperti Miur che ha lavorato al riordino degli ordinamenti (cui hanno contribuito il Cnsu e le associazioni di categoria), ritiene che “l’applicazione della norma, ormai, sia esclusivamente una questione di volontà politica, ovvero dei tempi di emanazione di un apposto Decreto Ministeriale, che coniugherebbe le esigenze di chi aspira ad entrare nel mondo della formazione con quanti aspirerebbero ad entrare nel mondo del lavoro”.
In queste ore, tuttavia, ha destato preoccupazione l’esito del tavolo politico ex articolo 22 del Patto della Salute, che si sarebbe dovuto riunire in data 20 novembre 2014, ma che è stato rimandato a data da destinarsi. Dalla bozza del DdL presentata il 5 novembre 2014,
emerge la proposta di accesso al Ssn per i medici neolaureati e abilitati in assenza di diploma di specializzazione e verrebbe introdotta, soltanto per una parte di questi, la possibilità di accedere al percorso formativo specialistico come “specializzandi in sovrannumero”, dipendenti del Ssn. L’accesso a questi ruoli, per di più, sarebbe possibile anche per i già specialisti, nei fatti dimostrando come si sia di fronte ad un’operazione contabile a danno delle giovani generazioni.
Queste proposte, sottolineano i Giovani medici, mettono a rischio l'intero percorso formativo medico. Infatti, l'accesso al Ssn per medici neoabilitati senza garanzia di alcun percorso formativo, seppure fornisce forza lavoro a costo minore, “pone gli stessi giovani medici in una condizione professionale non adeguata e non in linea con quella dei loro coetanei europei che dopo la laurea svolgono percorsi lavorativi tutelati e ben inscritti in contesti formativi adeguati”.
L'ipotesi di un doppio canale di formazione specialistica, poi, “andrebbe a creare una ovvia disomogeneità tra gli specializzandi, rendendo impossibile la definizione di standard formativi adeguati ed omogenei nei diversi contesti. Per di più, la previsione di ridurre le piante organiche a favore dell'assunzione di personale medico a basso costo, andrebbe a penalizzare sia i neospecialisti che i neoabilitati eventualmente assunti, che si vedrebbero ridurre gli sbocchi occupazionali all'interno del Ssn per l'intero arco della vita professionale”.
Per tali ragioni
, il Cnsu, di concerto con le associazioni di categoria, l’Associazione Italiana Giovani Medici (Sigm) e FederSpecializzandi, esprimono “grave preoccupazione per gli esiti del tavolo politico e chiedono che in alternativa a quanto proposto dal DdL, si lavori ad una maggiore integrazione nella rete formativa delle scuole di specializzazione tra Università e Ssn, in modo che le Regioni possano stanziare risorse aggiuntive per un numero superiore di contratti, volti a ridurre il gap tra medici neoabilitati e posti nella formazione post laurea”.
20 novembre 2014
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