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Liberi Farmacisti. “Luci e ombre” nel ddl per Laurea in farmacia e Ctf


Bene l’inserimento nei laboratori privati di analisi cliniche (perché non pubblici?), ma cosa diranno i biologi o le altre figure professionali? Molto bene la volontà di riportare il farmacista sulle cattedre, ma con quali risorse? Queste alcune delle osservazioni espresse dal Movimento per i Liberi Farmacisti riguardo al progetto di legge presentato alla Camera per aggiornare le attività professionali dei laureati in Farmacia e in Chimica e tecnologia farmaceutiche.

12 GEN - È “lodevole” l’iniziativa dei deputati Giuseppe Ruvolo, Pippo Gianni, Michele Pisacane, Francesco Saverio Romano, che con il progetto di legge presentato il 24 Novembre 2010 alla Camera (ecco il testo) intendono “allargare le prospettive occupazionali dei laureati in farmacia e CTF”. Ma secondo il Movimento per i Liberi Farmacisti, i contenuti della proposta meritano “un’analisi approfondita per verificare le reali possibilità di successo della proposta”.
Il punto più critico, per i Liberi Farmacisti, è la possibilità, per le Regioni, di stabilire in deroga alla pianta organica dispensari negli aeroporti, nelle stazioni ferroviarie e nelle aree di servizio della rete autostradale. “Siamo alle solite, la tentazione ‘monopolista’ prevale su tutte le buone intenzioni”, commenta il Movimento, secondo il quale “ancora una volta si tenta di allargare il recipiente dei privilegi affidando alle farmacie la facoltà di allargare il proprio bacino di utenza. Perché si parla di dispensari e non di nuove farmacie? Perché chi già gode di rendite di posizione deve ancora essere agevolato? Perché non prevediamo d’istituire dispensari anche sulla Luna? Non ci siamo, non ci siamo proprio”, continuano i Liberi Farmacisti, perché “ciò che ancora non si vuol comprendere è che vanno allargati gli spazi del libero esercizio professionale e non quelli di chi già vanta numerose agevolazioni. Ecco allora che l’intero disegno di legge è minato dall’intenzione, questa sì reale,  di ottenere nuovi privilegi per i titolari di farmacia”.
Quanto al resto dei contenuti della proposta, per il Movimento è “bene l’inserimento nei laboratori privati di analisi cliniche (perché non pubblici?), ma cosa diranno i biologi o le altre figure professionali?”, commentano i Liberi Farmacisti, secondo i quali “è doveroso prevedere la presenza del farmacista nelle case di cura private con almeno cento posti letto”, perché “la gestione del farmaco deve essere affidata al farmacista anche in quelle sedi sino ad ora terra di nessuno”, ma come sarà possibile inserire i farmacisti presso i servizi per le tossicodipendenze e negli istituti penitenziari, dal momento che “non ci sono i soldi”? “Già oggi – osserva il Movimento - negli istituti penitenziari il personale sanitario è costretto ad operare con scarsità di risorse e in condizione di arretratezza tecnologica. Il 100% delle strutture presenta un sovradotazione delle presenze rispetto al consentito con punte di sovraffollamento del 295%. Pur in questa situazione non si riescono a trovare fondi per la costruzione di nuove carceri. Stesso discorso per la sanità pubblica ove la direzione di marcia è verso una restrizione dei servizi e non verso un loro ampliamento. In questa situazione di crisi economica e scarsità delle risorse può essere utopico pensare di trovare fondi per l’inserimento del farmacista”.

Inoltre, se è “utile la presenza del farmacista nelle navi da crociera, difficile convincere Trenitalia” perché nella società “il numero di occupati si ferma a poche decine”.

Grande soddisfazione da parte del Movimento per la previsione, contenuta nella proposta, di far accedere i laureati in farmacia e CTF all’insegnamento di alcune materie. Secondo i Liberi Farmacisti è importante riportare il farmacista sulle cattedre, “ma il discorso è sempre lo stesso: con quali risorse? In un momento in cui nella scuola perderanno il lavoro tra 15 e 20 mila precari quali spazi si possono realmente aprire? Era poi necessario un disegno di legge per ridare facoltà d’insegnamento ai farmacisti o se c’era volontà bastava un semplice decreto Ministeriale? Tutto ciò – concludono i Liberi Farmacisti - come si lega poi rispetto agli errori del passato in cui i massimi organi rappresentativi della categoria hanno letteralmente ‘abdicato’ su questo fronte di cui l’esempio più lampante è stato il provvedimento dell’Enpaf che ha letteralmente ‘sbattuto fuori’  gli insegnanti-farmacisti?”.
 

12 gennaio 2011
© Riproduzione riservata

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