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Caso Marlia. Fntsrm: "Sentenza spazza via ogni incertezza e ribadisce ruolo dei tecnici"


Dopo la pubblicazione della sentenza, la Federazione dei tecnici sanitari di radiologia medica sottolinea: "I Tsrm sono quindi autorizzati ad effettuare direttamente, su prescrizione medica, anche in assenza del medico radiologo, i radiogrammi relativi agli esami radiologici dell’apparato scheletrico, del torace e dell’addome, senza mezzi di contrasto". IL PARERE DELLA FEDERAZIONE

09 OTT - Il Tribunale di Lucca, lo scorso 4 luglio ha assolto in primo grado i due tecnici di radiologia, il direttore sanitario e un medico radiologo operanti presso la Casa della Salute di Marlia accusati di aver esercitato abusivamente la professione. Nei giorni scorsi è stata pubblicata la sentenza e la Federazione dei tecnici sanitari di radiologia medica (Fntsrm) sottolinea come il dispositivo contenga “affermazioni decisive che incidono in modo determinante sui fatti, confermando il ruolo e le competenze del Tsrm, apportando tuttavia notevoli dosi di chiarezza che spazzano ogni incertezza in un campo dove, in modo evidentemente infondato, una realtà consolidata sembrava essere stata messa in discussione”.

In particolare, sottolinea la Federazione, la sentenza evidenzia che i Tsrm sono “autorizzati ad effettuare direttamente, su prescrizione medica (medico appunto prescrittore), anche in assenza del medico radiologo, i radiogrammi relativi agli esami radiologici dell’apparato scheletrico, del torace e dell’addome, senza mezzi di contrasto”. Il sistema di teleradiologia esprime infatti “un percorso corretto ed adeguato dove la telerefertazione viene eseguita da un medico radiologo distante dal luogo di esecuzione dell’esame”.

In materia di consenso informato, osserva la Federazione, “si afferma che i Tsrm sono naturalmente abilitati all’acquisizione di questo con riguardo alle esposizioni ai raggi X e, per quanto interessa il caso specifico, alla raccolta del consenso da parte di pazienti di sesso femminile in età fertile”.
In definitiva, la sentenza indica quindi che “nel caso di Marlia gli imputati stavano svolgendo un’attività perfettamente adeguata e conforme alla norma poiché gli esami svolti erano ormai tutti assolutamente validati, eseguendo esami che comportavano l’uso di pratiche già note da tempo, sulle quali il processo di giustificazione si era ormai esaurito e dunque, per così dire, standardizzato”.
 

09 ottobre 2014
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