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Cambio generazionale in sanità. Promuovere gli “Stati generali degli infermieri” per voltare pagina

di Ivan Cavicchi

Conflitti di interesse che stanno accentuando un distacco pericoloso tra collegi e infermieri, proposte discutibili figlie del consociativismo messe in giro per colmare dei vuoti progettuali, il dilagare della disillusione e altre questioni pongono con urgenza la necessità di  rinnovare la leadership per riunificare e orientare il mondo degli infermieri con una nuova strategia e progettualità (Terza parte. Leggi la Prima e la Seconda parte)

20 GIU - Dove troviamo i soldi per dare le gambe alle nostre proposte? Se troviamo i soldi c’è la volontà di mettere in campo la vertenza “essere infermieri oggi”? C’è la volontà a trovare soluzioni “diversamente sostenibili?

Vi sono molti modi per trovare i soldi che servono:
• pur accettando il principio del costo zero esso si può declinare in tanti modi diversi;
• i costi della prevenzione del demansionamento per una azienda non sono poi così onerose come si è portati a credere;
• i cespidi che sono presenti nella spesa corrente di una azienda sono tanti e nessuno o niente impedisce che si usino quelli che alimentano sprechi, diseconomie, favoritismi;
• qualsiasi costo per essere valutato veramente ha bisogno di misurare le sue contro partite cioè le sue utilità. Quanto costa non essere infermieri e quanto costa esserlo...cioè quali utilità;
• la banalità ragionieristica del costo zero in generale è paradossale esso è contrattualmente parlando del tutto antieconomico perché impedisce dei cambiamenti, delle riorganizzazioni, dei ripensamenti, dei risparmi importanti.

Se organizzassimo la vertenza “essere infermieri oggi” non solo si potrebbero trovare i soldi senza per questo mandare il paese in rovina ma soprattutto si potrebbe essere diversamente sostenibili e spendere addirittura meno:
• la prima misura indispensabile per prevenire il demansionamento è la quantificazione corretta delle piante organiche ,se le piante organiche sono carenti o squilibrate nelle figure professionali implicate, il demansionamento è una certezza come è una certezza il danno al diritto alla salute per il cittadino;
• la quantificazione della pianta organica non può essere una variabile indipendente dalla organizzazione del lavoro, se l’organizzazione del lavoro è di tipo tayloristico avremo piante organiche che costeranno di più se al contrario essa sarà di tipo integrato le piante organiche costeranno di meno...quindi quali piante organiche per quali organizzazioni del lavoro;
• si tratta di trovare un equilibrio a convenienza multiple tra un blocco relativo del turn over, nuovi modelli di organizzazione e dotazioni organiche a scala di azienda.

“Essere infermieri oggi” significa sul piano vertenziale assumere l’ottica macrostrutturale dell’azienda, cioè l’intero sistema di servizi dal luogo di vita all’ospedale come framework di riferimento e di ragionare di dotazioni organiche macrostrutturali complessive. Si tratta di assumere non i singoli organici di servizio visti come separati ma di assumere la dotazione complessiva degli organici e di pensare ad una redistribuzione investendo molto sul territorio, sulla domiciliarietà, sull’assistenza distrettuale cioè iniziando a vedere gli organici in modi diversi cioè non separati tra di loro come nelle finte dipartimentalità ma come interrelati in modo tale da creare effetti di ottimizzazione significativa delle risorse professionali disponibili. La cosa che bisogna ricordare che gli organigrammi oltre che essere quantificati devono essere definiti nelle loro modalità di impiego e anche nel loro modo di essere governati. Non è raro vedere organigrammi pur quantificati in modo sufficiente usati e impiegati male, cioè governati male e che per questo costano di più. Gli organici organizzano le professioni come risorse, quindi anche per essi si pongono problemi di allocazione delle professioni rispetto a degli scopi da perseguire in un regime di ottimalità allocativa. Allocazione ottimale delle professioni vuol dire:
• che gli infermieri imboscati per ragioni clientelari per lo meno debbono dichiararsi disponibili non dico a tornare in corsia ma almeno a liberare la qualifica. Se non fanno più gli infermieri non sono più infermieri;
• che va affrontata la questione del governo degli organici vale a dire del coordinamento che ormai è destinato ad assumere sempre più una connotazione di governo delle relazioni , delle contingenze e delle complessità in gioco;
• la funzione di coordinamento deve essere considerata come parte integrante di un organico ma nel senso che il suo governo è parte decisiva della sua funzionalità;
• usare la contro partita autonomia/responsabilità/risultati come incentivo ad una idea diversamente sostenibile.

Infine vorrei tornare alla “post ausiliarietà” quale condizione che in generale predispone al demansionamento. A condizioni non impedite di post ausiliarietà “l’infermiere non può essere infermiere”. Egli resta nel suo vecchio ruolo di ausiliarietà nonostante le norme che lo hanno emancipato dalla potestà professionale del medico. Ciò accade a causa principalmente del permanere di vecchi modelli organizzativi pensati su giustapposizioni tayloristiche. “Essere infermiere oggi” è una vertenza contro la post ausiliarietà, ma implica una grande capacità progettuale principalmente sul terreno dell’organizzazione del lavoro. Voglio ribadire una convinzione espressa in più occasioni: noi conosciamo come un ospedale definisce un infermiere, le sue competenze, il suo lavoro i suoi comportamenti, ma ancora non sappiamo come il “luogo di vita” dove assistere le persone possa definirlo tanto nelle sue autonomie quanto nelle sue responsabilità. Il grande alleato dell’infermiere oggi è il grande cambiamento che sta avvenendo nei rapporti tra clinica e assistenza, nella crescita epidemiologica dei malati complessi, e nel grande bisogno che abbiamo di produrre salute quale ricchezza per temperare la produzione di sanità come spesa. Non si governano questi cambiamenti con “l’infermiere che non c’è” per governarli bisogna “essere infermiere oggi”.

In una intervista che potrete leggere su “infermieristicamente” (spazio on line messo a disposizione della discussione da Nursind), ho proposto di mettere in piedi gli “stati generali degli infermieri”. Credo che i conflitti di interesse che stanno accentuando un distacco pericoloso tra collegi e infermieri, proposte discutibili figlie del consociativismo messe in giro per colmare dei vuoti progettuali, il dilagare delle divisioni, degli opportunismi, della disillusione tra gli infermieri e soprattutto l’oppressione soffocante  di un ramificato “blocco di potere” che impedisce di discutere e che è in grado financo di condizionare  le possibilità lavorative dei singoli, per non dimenticare i sindacati in grave difficoltà a negoziare le cose più fondamentali, pongano con urgenza la necessità di un rinnovamento della leadership con il fine primario di riunificare e orientare il mondo degli infermieri con una nuova strategia e una nuova progettualità. “Essere infermiere oggi” significa semplicemente voltare pagina. Gli stati generali degli infermieri per voltare pagina.

Ivan Cavicchi

20 giugno 2014
© Riproduzione riservata

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