Riforma Pa. Ecco le richieste della Cosmed. La prima urgenza è il rinnovo dei contratti
In corso l'incontro con il ministro Madia. Le altre richieste: definire con chiarezza il perimetro dei provvedimenti, mantenere i livelli occupazionali complessivi nelle pubbliche amministrazioni, parificare l’età dei pensionamenti al settore privato, evitare tagli lineari ai permessi sindacali.
12 GIU - “Se da un lato è il momento di condividere con il Governo e con le amministrazioni la sfida per cambiare davvero la pubblica amministrazione, migliorando i servizi e recuperando efficienza e risparmi, altrettanto improcrastinabile è l’urgenza del rinnovo dei contratti, il rispetto delle specificità, il coinvolgimento degli operatori e delle loro organizzazioni sindacali”. Sono queste le premesse a partire dalle quali la Cosmed è andata stamani a incontrare il ministro Madia a Palazzo Chigi. Questa, quindi, la richiesta più urgente. “Sei anni senza contratti, blocco del turn-over e flessibilità precarizzante – sottolinea la Cosmed - sono veri e propri errori di programmazione che generano problemi anziché risolverne. La riforma della PA è una necessità per il Paese, ed è una occasione storica ineludibile di rilancio del settore pubblico, per questo deve essere accompagnata da un pieno coinvolgimento del personale dipendente e da una ripresa immediata della contrattazione”.
Ecco, in sintesi, tutte le proposte che la Cosmed illustrerà stamani al ministro per la riforma della Pubblica Amministrazione.
1) Definire con chiarezza il perimetro dei provvedimenti
Tutelando la specificità dei settori della sanità e della scuola, evitando di ignorare e stravolgere le peculiarità del sistema sanitario e dei suoi professionisti.
2) Mantenere i livelli occupazionali complessivi nelle pubbliche amministrazioni
Qualunque provvedimento che comporti la riduzione di personale, comunque non proponibile per il Sistema sanitario nazionale, deve prevedere una deroga al blocco del turnover ed ai piani di rientro, con la possibilità di ripristino immediato della dotazione organica.
3) Parificare l’età dei pensionamenti al settore privato
Anche se pare abbandonato, e comunque non applicabile al Settore Sanitario, il progetto prepensionamenti e anche la questione esonero dal servizio (che ha determinato in passato non pochi problemi), sarebbe però del tutto paradossale mantenere la situazione attuale nella quale, in molti casi, il pensionamento dei dipendenti pubblici è differito rispetto al privato.
4) Rinviare alla contrattazione. Nessuna riforma è applicabile senza la ripresa della contrattazione
In particolare gli istituti della mobilità obbligatoria devono trovare un inquadramento contrattuale ed opportuni incentivi. Devono essere restituite alla contrattazione parti rilevanti della normativa in accordo con il protocollo del 4 maggio 2012 al quale non è stato dato seguito.
5) Riaprire i tavoli contrattuali e finanziare il rinnovo del contratto fermo dal 2009
E’ indispensabile un atto normativo che consenta la determinazione delle aree contrattuali salvaguardando la specificità della dirigenza sanitaria regolamentata dalla legge 229/99. Non è possibile continuare a parlare di contratto senza che si predispongano preliminari atti normativi, indispensabili per l'apertura dei tavoli e si definisce il finanziamento del rinnovo contrattuale da prevedere nella prossima legge di stabilità.
6) Evitare tagli lineari ai permessi sindacali. La dirigenza ha già dato
In merito all'ipotizzato taglio del 50% dei permessi sindacali, occorre precisare che la dirigenza ha sottoscritto il 5 maggio 2014, con l'approvazione di questo Governo, un contratto-quadro per i permessi e i distacchi che già prevede una riduzione di un terzo dei permessi sindacali. Tale taglio è già operativo. Se si procedesse per decreto ad un ulteriore taglio lineare, oltre a contraddire il recente deliberato del Consiglio dei ministri dello scorso aprile, si determinerebbe una sommatoria tale da compromettere le prerogative sindacali della dirigenza con gravi ripercussioni sulla democrazia sindacale penalizzando ulteriormente sigle già ampiamente penalizzate a vantaggio di altre. Comunque non tutte le sigle sindacali fruiscono di finanziamento pubblico per la gestione di patronati.
I distacchi nel Ssn, in proporzione alla consistenza numerica dei dipendenti, sono il 25% in meno rispetto alle altre aree dirigenziali e nel comparto il 30% in meno rispetto agli altri comparti.
12 giugno 2014
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