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Professioni sanitarie. Cambiare si può

di Saverio Proia

Le due intese su infermieri e tecnici sanitari di radiologia medica costituiscono il presupposto sul quale realizzare un nuovo rapporto, più avanzato ed adeguato all’evoluzione scientifica, tecnologica, formativa ed ordinamentale in corso in sanità, tra i medici e gli infermieri e le altre professioni sanitarie

28 GEN - E alla fine la tempesta, perlopiù mediatica, sul tavolo delle competenze avanzate delle professioni sanitarie registrò mare tranquillo sul quale la nave della modifica, consensuale, condivisa e concertata, dell’organizzazione del lavoro in sanità può finalmente iniziare il suo viaggio verso i nuovi lidi dell’innovazione necessaria ed indispensabile per mantenere, consolidare ed estendere il nostro SSN equo, solidale ed universale.
 
Infatti le due intese registrate per la professione infermieristica e per quella di tecnico sanitario di radiologia medica, fra l’altro complementari e non antitetiche, costituiscono certamente un evento positivo, se non storico, che può costituire il presupposto sul quale realizzare un nuovo rapporto, più avanzato ed adeguato all’evoluzione scientifica, tecnologica, formativa ed ordinamentale in corso in sanità, tra medici e gli infermieri e le altre professioni sanitarie.
 
Il Ministero della Salute non può che ringraziare per la passione, l’impegno e la competenza dimostrate dai i vari soggetti coinvolti ( Regioni, ordini, collegi, associazioni professionali, società scientifiche e sindacati) nell’ impegnarsi in questa delicata ed importante costruzione di queste proposte che quando saranno realizzate in ogni azienda sanitaria locale o ospedaliera porranno di nuovo come centrale per uscire dall’attuale crisi del SSN il fattore e la risorsa umana e professionale come il protagonista centrale ed indispensabile.
 
Se è vero come è vero che la nostra Costituzione afferma che siamo una Repubblica fondata sul lavoro a maggior ragione l’attuazione dell’articolo 32 della medesima legge fondante le nostre Istituzioni al fine dir realizzare il diritto alla salute, si basa essenzialmente sul sapere e l’agire delle lavoratrici e dei lavoratori che in sanità operano e dei quali medici, infermieri e le altre professioni sanitarie costituiscono la stragrande maggioranza degli operatori.
 
L’intesa realizzata sulle professioni infermieristiche costituisce , a mio giudizio, il metodo, generalizzabile salvaguardando con i necessari adattamenti le specificità di ogni professione sanitaria, con il quale possono essere individuate le nuove competenze di norma delle professione medica attribuibili nello specifico anche alle professioni infermieristiche; metodo che ha come conditio sine qua non che le due professioni interessate, per il tramite delle loro rappresentanze professionali e sindacali, realizzino l’intesa su quali funzioni individuare per implementare le competenze e con quali protocolli e percorsi formativi, ovviamente rispondenti alle scelte di programmazione sanitaria e sociosanitaria.
Infatti una scelta così radicale se non rivoluzionaria che opera una rottura con preesistenti logiche di competenze non può che realizzarsi attraverso il convincimento, la condivisone e la concertazione tra le due professioni interessate; rimane alla politica ed all’amministrazione il compito non solo di dare gli indirizzi e le scelte programmatiche ma la messa in campo degli atti conseguenti per la concretizzazione ed attuazione dell’intesa tra le professioni.
L’intesa realizzata sulla professione di tecnico sanitario di radiologia medica, invece, costituisce il metodo, sempre con le tre C, con cui dar vita al professionista specialista che l’articolo 6 della legge 43/06 ha individuato quale necessaria evoluzione ordinamentale che non sia solo gestionale ma che esalti l’aumento di competenze cioè l’alta professionalità.
 
Le aree di specializzazione individuate per ogni professione possono, con il concorso attivo dei soggetti interessati (rappresentanze professionali, scientifiche e sindacali, Regioni, Ministero della Salute e Ministero dell’Università), essere riempite sia di contenuti professionali per l’individuazione delle nuove competenze avanzate e specialistiche da attribuire e di quali master, indicando ordinamenti didattici omogenei a livello nazionale, sono necessari per accedere alla nuova posizione di professionista specialista prevedendo il riconoscimento dei crediti formativi per i corsi regionali ed aziendali già svolti e per l’esperienza realizzata nel settore.
 
L’intesa sulle professioni infermieristiche prefigura la costituzione di un Osservatorio Nazionale presso il Ministero della Salute che avrà il compito di promuovere le buone pratiche al fine di promuovere in forma omogenea sul territorio nazionale l’innovazione sulla nuova organizzazione del lavoro che, recita l’accordo, avrà come prioritaria l’adesione di modelli organizzativi, sia ospedalieri che territoriali, ad iniziare dall’organizzazione dei presidi ospedalieri per intensità di cure e dai modelli per complessità assistenziale.
 
E’ augurabile ora che i presupposti sono stati posti nella forma e nella sostanza in modalità condivise che i due primi accordi possano essere velocemente avviati all’approvazione della Conferenza Stato – Regioni per poter esplicare al più presto e al massimo le loro potenzialità innovative e contemporaneamente si possano attivare gli altri gruppi di lavoro, sempre del tavolo tecnico Ministero Salute – Regioni, per l’elaborazione delle proposte di implementazione delle competenze ed attivazione delle specializzazioni delle altre professioni sanitarie ad iniziare dal cronoprogramma già concordato (ostetriche, fisioterapisti, tecnici sanitari di laboratorio biomedico, audiometrista ed audioprotesista).
 
Saverio Proia

28 gennaio 2013
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