Verso le elezioni. Carbone (Fials): “Monti in sanità ci ha deluso. Ha dato il via alla privatizzazione"
Per i dipendenti del comparto sanitario il segretario nazionale della Fials auspica in particolare l’avvio dei rinnovi contrattuali nazionali “per dare respiro alle misere buste paga, risalto alle responsabilità professionali e maggiore partecipazione alle scelte organizzative e di spesa”.
15 GEN - Il Governo Monti ha inferto un duro colpo alla sanità secondo Giuseppe Carbone, segretario generale Fials, che parla di “promesse non mantenute”, di “sola demagogia”, di “tagli lineari” che hanno messo in crisi i servizi ai cittadini e il lavoro dei professionisti sanitari. “Ormai è innegabile: soprattutto per la sanità è veramente stato d'emergenza”, afferma Carbone che sulle candidature del presidente della Fnomceo, Amedeo Bianco, e della presidente della Federazione Ipasvi, Annalisa Silvestro, afferma: “Non sono convinto che ulteriori professionisti della sanità nel parlamento possano contribuire al miglioramento del Ssn e determinare innovazione del sistema e miglioramento delle condizioni di lavoro e della evoluzione delle professionisti” ma “l’auspicio é che la competenza di Amedeo Bianco e di Annalisa Silvestro, la loro consolidata esperienza, responsabilità, competenza, professionalità nella sanità possano dare un segno tangibile di proposizione e di innovazione".
Dottor Carbone, qual è il bilancio della Fials sule politiche per la sanità messe in atto dal Governo Monti?
Promesse non mantenute, solo demagogia, hanno caratterizzato la politica sanitaria condotta dal Governo Monti. Sostanzialmente ci ha delusi.
La riforma del governo clinico, come la libera professione anche per gli operatori del comparto, l’istituzione degli ordini professionali, le nuove competenze infermieristiche e di tutti i professionisti del comparto della sanità, l’evoluzione degli operatori socio sanitari come l’istituzione del nuovo profilo dell’autista soccorritore, sono alcuni temi che dovevano trovare risposta dal Ministro Balduzzi e dal Governo ma che non hanno avuto seguito, come nel precedente Governo.
Per quanto riguarda poi le cure primarie crediamo che la situazione, senza un investimento economico, resterà invariata. Si è trattato solo di annunci ingannevoli e che non determineranno alcuna conseguenza positiva reale per i cittadini, ai quali sono rimasti solo le chiusure dei reparti e la diminuzione dei posti letto.
Una diminuzione che, tra l’altro, si è tradotta nella perdita dei posti di lavoro di molti professionisti, medici e non solo, mentre per chi rimane non vi sono prospettive di crescita professionale e di retribuzione ma solo sofferenze e rischi professionali.
Gli effetti della spending review cominciano inequivocabilmente a farsi sentire e i tagli drastici alla sanità stanno provocando situazioni drammatiche quanto paradossali, ma soprattutto pericolose per la salute dei cittadini. Ormai è innegabile: soprattutto per la sanità è veramente stato d'emergenza.
L'ossessione del pareggio di bilancio sta mettendo veramente a rischio il diritto alla salute. Quanto accaduto in questi ultimi giorni a Roma con il blocco delle ambulanze è la dimostrazione concreta di una politica sanitaria miope e pressapochista, un’incapacità di programmazione sommata alle riduzioni dei posti-letto, alle carenze di personale indotte dal blocco del turn-over.
Il Ssn ha subìto i tagli più considerevoli: oltre 12 miliardi fino al 2014 che agiscono indiscriminatamente sulle Regioni virtuose e deficitarie e che non solo compromettono la tenuta dell’intero sistema, ma minano il principio costituzionale della tutela del diritto alla salute e quindi la garanzia dei livelli essenziali di assistenza.
La politica del Governo Monti nella sanità ha iniziato a determinare la distruzione o privatizzazione del Servizio sanitario nazionale. La rinuncia del servizio pubblico a fortilizio per la tutela della salute lascerebbe la maggioranza della popolazione in balia delle distorsioni del libero mercato che non garantisce chi non ha risorse economiche.
A nostro parere il principio della solidarietà rimane oggi una risorsa per il Paese perché consente al sistema di erogare a tutti, indipendentemente dallo stato economico, la stessa prestazione sanitaria. Necessita, quindi, una maggiore differenza di contribuzione per rendere sostenibile la spesa sanitaria ricercando maggiore contribuzione a chi ha risorse e favorendo nel contempo i meno abbienti per potersi garantire in caso di necessità l'accesso alle cure.
Cosa ha determinato il 2012 per il comparto, in particolare?
Il blocco dei contratti nazionali e delle retribuzioni per gli operatori del comparto della sanità dal 2010 fino al 2014 e dell'indennità di vacanza contrattuale comporterà una perdita di oltre 6 mila euro con una decurtazione, in media di 230 euro mensili.
Tale situazione nel 2012 ha già fatto sì che lo stipendio attuale di ogni dipendente non è sufficiente a garantire la sicurezza a se stesso e alla propria famiglia e ha inciso negativamente sulle pensioni.
L’azione del Governo Monti, in linea ristretta con il precedente di Berlusconi, ha operato un'aggressione nei confronti del lavoro pubblico e la perdita del potere di acquisto si riflette fortemente sui consumi con un impatto negativo sulla crescita economica del Paese.
Le misure stabilite dal Governo Monti anche nel Ssn dimostrano una rinuncia ad ogni prospettiva di efficienza e di produttività del sistema sanità.
Abbiamo assistito unicamente da parte di Monti e del suo esecutivo, così detto tecnico, a tagli lineari degli organici senza alcun riferimento all’efficienza e alla qualità del servizio. Una politica di riduzione di costi di bilancio e non di investimento e di riorganizzazione di tutto il sistema pubblico rinunciando ad ogni politica di meritocrazia.
Ci aspettavamo che la cosiddetta manovra Spending review coniugasse lotta agli sprechi lì dove si verificavano e nuovi assetti strutturali in sanità, nuovi strumenti di spesa che producessero anche razionalizzazione e redistribuzione, ci siamo trovati invece dinanzi a misure dominate solo dall’esigenza di fare cassa “immediata” piuttosto che da un nuovo assetto della spesa pubblica.
Con tali dimensione di tagli sono stati colpiti e ridotti i servizi alle persone e al Paese, mentre poco si è fatto nella lotta agli sprechi, come nel caso della politica e delle spese superflue o come continua a non farsi in tema di lotta alla evasione, di riforma del fisco e di introduzione di una patrimoniale strutturale sulle grandi ricchezze.
Unico nota sufficientemente positiva è stata la proroga dei contratti dei precari soprattutto nella sanità, che ha consentito il mantenimento dei livelli essenziali di assistenza.
Quello che ci preme, ora, è l’apertura del tavolo per un accordo quadro presso l’Aran che regoli le norme contrattuali per l’utilizzo del tempo determinato nelle strutture sanitarie non solo per porre fine a discriminazioni sul piano economico e professionale ma soprattutto per concretizzare la possibilità reale di concorsi riservati per mettere la parola fine al precariato.
Quali sono i vostri auspici per il 2013?
Il futuro della sanità è segnato da due paure principali: le differenze di qualità tra diverse sanità regionali e l’eccesso di interferenza della politica che danneggia in modo irreparabile la qualità della sanità.
L’auspicio è che la “politica” dominante in sanità faccia un passo indietro e che le Regioni, su linee condivise con il governo e le forze sociali e sindacali, determinino un percorso per riportare l’equilibrio tra assistenza sanitaria e risorse limitate.
Occorre rendere più efficienti le strutture, i servizi e il personale, non trascurando la modulazione dei ticket rispetto al reddito disponibile e controlli più rigorosi sull’attività prescrittiva dei medici di medicina generale.
Il vero risanamento, a nostro parere, non si ottiene con tagli indiscriminati al fondo sanitario, ma con una forte riorganizzazione dei servizi, che vede anche la riqualificazione della rete ospedaliera parallelamente al rafforzamento delle cure primarie e dell’assistenza territoriale.
Ritengo che una ristrutturazione orientata al recupero dell’efficienza e all’eliminazione degli sprechi sia destinata ad avere un ampio consenso sociale se attuata con criteri di qualità ed appropriatezza, mentre sono le strategie di puro contenimento quelle che non migliorano l’efficienza del sistema e che non possono che incontrare l’ostilità crescente dei cittadini.
Per i dipendenti della sanità che rappresentiamo auspico l’avvio dei rinnovi contrattuali nazionali per dare respiro alle misere buste paga, risalto alle responsabilità professionali e maggiore partecipazione alle scelte organizzative e di spesa.
E le istanze che presentate alle forze politiche in vista delle elezioni?
Invitiamo le forze politiche in vista delle elezioni a non fare tante promesse o elencazione fumose di cose da fare o agende varie. Serve una politica che faccia crescere il paese e che indichi i traguardi da raggiungere e ridia speranze ai cittadini.
Il lavoro quale priorità assoluta per debellare anche il precariato. A seguire una politica seria per garantire un modello reale e strutturale di welfare che assicuri un sistema sanitario e sociale pubblico equo e universalistico. Mettere al centro dell’agire la persona, saperla ascoltare, individuare le esigenze presenti e quelle future per poterle governare. Questa a nostra parere rimane l’essenza principale e l’agire della politica.
In particolare per la sanità definire la libera-professione anche per i professionisti del comparto sanità, la legge sul Governo Clinico e quella sulla istituzione degli Ordini e dei relativi Albi professionali, il riconoscimento come lavori usuranti di attività lavorative svolte nella sanità.
Per quanto attiene le rivendicazione di carattere sindacale il rinnovo del contratto nazionale senza del quale avremo un anno difficile, l’abrogazione dell’art. 6 della legge Monti che ha cancellato gli istituti dell’accertamento della dipendenza dell’infermità da causa di servizio e l’equo indennizzo, la detassazione del salario accessorio come nel privato, la rivendicazione dei contenuti dell’accordo del 3 maggio ed il ruolo di sindacato in tutti i processi e sistemi di riorganizzazione e rinnovamento del sistema sanità.
Quali sono i vostri timori per il 2013, nel caso in cui non siano fatti interventi efficaci per risolvere le criticità che ha appena denunciato?
Timori e incertezze la fanno da padroni per il futuro della sanità.
Il Patto per la Salute 2013-2015 disegna scenari di rigore finanziario sui quali non mancheranno di farsi sentire le proteste e le rivendicazioni della base operativa del sistema, sindacati, operatori, aziende e Regioni, per le difficoltà che si prefigurano rispetto a molti servizi essenziali da assicurare ed affrontare.
Il riferimento va alle patologie croniche, alla assistenza domiciliare, agli anziani e a tutto ciò che passa comunemente sotto il titolo di sanità del territorio.
Questione chiave e decisiva è quella storica della lunghezza delle liste di attesa e che tuttora è percepito come la criticità assoluta. Ed è noto che proprio per ovviare a questo ostacolo i cittadini fanno ricorso al settore privato mettendo mano alle proprie tasche.
La lunghezza delle liste di attesa riassume paradigmaticamente agli occhi degli italiani le inefficienze, le diseguaglianze, gli sprechi e anche i costi crescenti a carico delle famiglie e la necessità di ricorrere al privato.
A seguire il timore, la forte preoccupazione è che i problemi di disavanzo rendano indispensabili robusti tagli all’offerta dei servizi come l’assistenza domiciliare territoriale e l’assistenza ai pazienti con patologie croniche.
Temo che si prosegua con una politica solo di bilancio e di tagli lineari per far quadrare i conti negando anche il diritto al rinnovo dei contratti nazionali di lavoro.
Cosa ne pensa delle candidature del presidente della Fnomceo, Amedeo Bianco e della presidente dell’Ipasvi, Annalisa Silvestro, tra le fila del Pd? Ritiene che potranno dare un contributo al miglioramento del Ssn e delle condizioni di lavoro di chi vi opera?
Non sono convinto che ulteriori professionisti della sanità nel parlamento possano contribuire al miglioramento del Ssn e determinare innovazione del sistema e miglioramento delle condizioni di lavoro e della evoluzione delle professionisti.
Nell’attuale legislatura si contavano oltre 60 medici tra Camera e Senato ed altri 40 professionisti del Ssn e i risultati ottenuti sono sotto la lente di ingrandimento di tutti. Solo proposte di legge e promesse fumose.
L’auspicio é che la competenza di Amedeo Bianco e di Annalisa Silvestro, la loro consolidata esperienza, responsabilità, competenza, professionalità nella sanità possano dare un segno tangibile di proposizione, di innovazione, per dare risposte sanitarie certe ai cittadini ed infine una motivazione maggiore a tutto il personale operante nel Ssn.
15 gennaio 2013
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