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Infermieri. La Federazione compie 70 anni: “Un lavoro per l’evoluzione della professione che non si è mai fermato” 


Dalla legge istitutiva dei Collegi Ipasvi passando alla nascita, nel 2018, della Fnopi, la professione è cresciuta in competenze, ruoli e anche numeri: dalle 28.159 iscritte nel 1964 si è arrivati oggi a oltre 456mila. E il lavoro per l’evoluzione continua: “Lo testimonia l’annuncio del ministro sulle tre lauree specialistiche in Cure Primarie e Sanità pubblica, in Cure Pediatriche e Neonatali e in Cure Intensive e nell’Emergenza”, dice la Federazione.

29 OTT - La Federazione nazionale degli infermieri compie 70 anni. Una bella età, un’importante ricorrenza, che al Fnopi (Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche) ha voluto celebrare ricordando, tappa dopo tappa, il percorso di evoluzione della professione infermieristica. Settant’anni fa, infatti, veniva approvata la Legge 29 ottobre 1954, n. 1049, Istituzione dei Collegi delle infermiere professionali, delle assistenti sanitarie visitatrici e delle vigilatrici d’infanzia (IPASVI) (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale Serie Generale n.262 del 15-11-1954), dando vita a “un percorso al fianco di infermieri e cittadini che negli anni si è evoluto (come testimonia la trasformazione in enti sussidiari dello stato con la legge 3/2018) e continua quotidianamente”, sottolinea la Fnopi dalle pagine del suo sito internet che celebrano il compleanno.

I Collegi sono stati in funzione dal 1954 al 2018, quando, con l’approvazione della legge 3, è nata la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche, “cancellando l’uso del nome ‘infermieri professionali’ e vigilatrici di infanzia (ora infermieri pediatrici) e passando gli assistenti sanitari nell’ordine delle professioni tecniche”, spiega la Federazione.

Nel 1954 la legge aveva previsto che in ogni Provincia fossero costituiti “i Collegi delle infermiere professionali, delle assistenti sanitarie visitatrici e delle vigilatrici d’infanzia, diplomate in base alle disposizioni degli articoli 135 e 136 del testo unico delle leggi sanitarie, o in applicazione al regio decreto-legge 21 novembre 1929, n. 2230. Ma anche in base alla legge 3 giugno 1937, n. 1084, e alla legge 9 luglio 1940, n. 1098”. La legge 1049 aveva pensato per i Collegi obblighi analoghi a quelli che sarebbero stati poi formalizzati per i nuovi Ordini provinciali nella legge 3/2018, che conferisce loro il ruolo di enti sussidiari dello Stato. “Un passaggio importante, quest’ultimo, visto che il Collegio era un semplice Ente ausiliario dello Stato mentre l’Ordine opera come Ente sussidiario dello Stato e può quindi svolgere compiti amministrativi in luogo e per conto dello Stato”, spiega la Federazione.

I Collegi nascono alla fine del 1954 e quando prendono forma, nel 1955, l’Italia e gli italiani vivono gli albori del boom economico. “È in questo clima di fiducia e consapevolezza, delle tante donne che operavano nel settore sanitario e sentivano il bisogno di ottenere il riconoscimento del proprio lavoro, che si colloca la legge 1049”, ricostruisce la Federazione. “Se è vero che i Collegi delle infermiere professionali, vigilatrici d’infanzia e assistenti sanitarie visitatrici sono stati voluti e istituiti da un decreto governativo, dunque, è altrettanto vero che sono diretta emanazione delle tante operatrici della sanità consapevoli di essere preziose, ma ancora prive di uno specifico riconoscimento professionale”. Il decreto del 1946 sulle professioni sanitarie si era, infatti, limitato a ripristinare gli Ordini dei medici chirurghi, dei veterinari e dei farmacisti e ad istituire i Collegi delle ostetriche.

L’importanza della legge 1049 del 1954 sta principalmente qui e dà inizio a un cammino di crescita che vede insieme i Collegi e la Federazione (allora IPASVI) a tracciare lo sviluppo della professione infermieristica attraverso una serie di tappe della crescita e di cambiamenti.

Un primo passo importante, racconta la Federazione, fu convincere le infermiere, le assistenti sanitarie visitatrici e le vigilatrici d’infanzia, religiose e laiche, a iscriversi negli Albi professionali. I dati registrati nel 1959, in occasione del Censimento nazionale degli esercenti le professioni sanitarie, mostrano i buoni risultati raggiunti, ma segnalano anche il perdurare di alcune difficoltà che con gli anni vengono superate. Dalle 28mila 159 iscritte del 1964 si è passati ai 128mila 036 iscritti del 1984, per salire a 338mila 245 nel 2004 fino ai 456mila 414 di oggi.

La strada per la costruzione di un’identità professionale è appena cominciata e negli anni si arricchisce di date importanti. Come il 1960, anno in cui viene realizzato il primo Codice deontologico delle infermiere italiane che comincia a definire anche il rapporto con le altre professioni.

Nel 1965, la Federazione dei Collegi IPASVI indice il suo Congresso nazionale, svoltosi a Roma dal 31 maggio al 2 giugno di quell’anno, mentre nel 1971 si registra un altro passaggio fondamentale: con la legge n. 124 del 25 febbraio 1971 viene esteso al personale maschile l’esercizio della professione e l’immissione degli uomini nei ruoli professionali produrrà anche un’accelerazione del cambiamento dei percorsi formativi.

Il 1994 è l’anno del nuovo profilo professionale: pietra miliare nel processo di professionalizzazione dell’attività infermieristica, che ha compiuto quest’anno i suoi 30 anni.

Il decreto 739/94 riconosce che l’infermiere è un professionista intellettuale, competente, autonomo, responsabile dell’assistenza generale infermieristica e precisa la natura dei suoi interventi, gli ambiti operativi, la metodologia del lavoro, le interrelazioni con gli altri operatori, gli ambiti professionali di approfondimento culturale e operativo, le cinque aree della formazione specialistica (sanità pubblica, area pediatrica, salute mentale/psichiatria, geriatria, area critica).

Gli anni 2000 sono quelli in cui si fa sempre più forte l’esigenza di scelte formative e professionali che scrollino di dosso all’infermiere l’etichetta dell'”ausiliario” per dare gambe ai dettami del profilo professionale.

In questa direzione va la legge 251/2000 (Disciplina delle professioni sanitarie infermieristiche, tecniche, della riabilitazione, della prevenzione nonché della professione ostetrica), stabilendo il principio dell’equipollenza dei titoli ai fini della prosecuzione degli studi universitari e l’accesso alla nuova qualifica unica di dirigente del ruolo sanitario.

Nell’anno accademico 2004-2005 la Laurea specialistica diventa una realtà concreta e i corsi partono in 15 Atenei italiani.

“Un obiettivo che la Federazione e i Collegi IPASVI hanno perseguito con tenacia, con il fine di offrire agli infermieri la possibilità di intraprendere percorsi formativi sempre più articolati e diversificati. Un lavoro per l’evoluzione della professione che nei 20 anni dopo non si è mai fermato”, sottolinea la Fnopi. “Lo testimonia – evidenzia - l’annuncio dei giorni scorsi da parte del Ministro Orazio Schillaci di nuove possibilità che a breve saranno a disposizione degli studenti di infermieristica: tre lauree specialistiche in Cure Primarie e Sanità pubblica, in Cure Pediatriche e Neonatali e in Cure Intensive e nell’Emergenza”.

29 ottobre 2024
© Riproduzione riservata

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