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DM 77. Il risk management nel contesto territoriale

di Giuseppe Pasquale Macrì

Il risk management nel contesto territoriale deve innanzi tutto adattarsi alla natura decentralizzata dei servizi sanitari. Le strutture come le Case della Comunità, le Centrali Operative Territoriali (COT) e gli Ospedali di Comunità operano in modo diffuso; per tale motivo, il sistema di gestione del rischio deve essere in grado di monitorare efficacemente le diverse strutture, adattandosi alle specificità di ciascuna

14 OTT -

Il DM 77/2022 segna una pietra miliare nel ridefinire l'assistenza sanitaria territoriale, promuovendo un sistema più vicino ai bisogni della comunità e dei pazienti, e garantendo un adeguato accesso alle cure per le persone affette da patologie croniche e in condizioni di fragilità. Il documento introduce molteplici novità in tema di assistenza territoriale, tra le quali è opportuno ricordare le Centrali Operative Territoriali (COT), le Unità di Continuità Assistenziale (UCA), l’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI), la figura dell’Infermiere di Famiglia e Comunità, le Case della Comunità e gli Ospedali di Comunità; a queste si aggiungono l’integrazione della telemedicina come strumento fondamentale per l’assistenza territoriale, e la definizione di standard qualitativi e tecnologici omogenei.

Il rapido processo di adeguamento e implementazione del modello di assistenza territoriale nelle varie Regioni costituisce, tuttavia, una sfida significativa nell’ambito della gestione del rischio clinico, che risulta essere radicalmente differente rispetto al contesto ospedaliero. Un primo aspetto meritevole di considerazione riguarda la decentralizzazione dell’assistenza e la frammentazione delle risorse. Infatti, pur garantendo una maggior accessibilità alla cure, l’istituzione di strutture a bassa intensità di cura orientate verso la gestione di pazienti cronici, anziani o fragili porta ad operare all’interno di un contesto in cui la disponibilità di personale specialistico e strumenti diagnostici potrebbe essere limitata o non sempre garantita. La telemedicina, elemento centrale del DM 77, è un potente strumento per ridurre le distanze tra pazienti e operatori sanitari, ma introduce nuove complessità. Il monitoraggio a distanza, pur migliorando la gestione dei pazienti cronici, dipende dalla stabilità delle connessioni digitali e dalla competenza degli operatori e dei pazienti nell’uso di tecnologie avanzate.

Inoltre, il DM 77 sottolinea il ruolo attivo del paziente e del caregiver, un approccio che, se da un lato potenzia l’empowerment e la gestione autonoma della salute, dall’altro implica un’assunzione di responsabilità che potrebbe risultare complessa per alcune categorie di pazienti, specialmente per quelli più anziani o con limitate capacità di apprendimento e accesso alle tecnologie. Peraltro, il coinvolgimento attivo del paziente e del caregiver necessita di un adeguato supporto formativo e di un sistema di assistenza facilmente accessibile, al fine di ridurre il rischio scarsa aderenza alle cure e di errori gestionali. Lo scenario complesso che verrà a configurarsi nell’arco dei prossimi anni richiederà pertanto un particolare sforzo nell’adeguamento delle misure volte a garantire la sicurezza delle cure erogate, al punto da costituire un modello di gestione di rischio clinico specificamente orientato alle necessità del contesto territoriale.


Il risk management nel contesto territoriale deve innanzi tutto adattarsi alla natura decentralizzata dei servizi sanitari. Le strutture come le Case della Comunità, le Centrali Operative Territoriali (COT) e gli Ospedali di Comunità operano in modo diffuso; per tale motivo, il sistema di gestione del rischio deve essere in grado di monitorare efficacemente le diverse strutture, adattandosi alle specificità di ciascuna e considerando anche le difficoltà legate alle caratteristiche geografiche e al target clinico-assistenziale, garantendo un monitoraggio continuo della performance per mantenere elevati standard di sicurezza e qualità delle cure.

Poiché l’assistenza territoriale coinvolge una vasta rete di professionisti e strutture, un sistema di risk management efficace deve favorire la collaborazione e la comunicazione tra tutte le figure coinvolte, inclusi medici di medicina generale, infermieri di famiglia e comunità, specialisti e altri operatori socio-sanitari. A tal proposito, appare quanto mai vantaggiosa l’implementazione di piattaforme di comunicazione integrate e la standardizzazione delle procedure, con particolare riferimento per reporting e gestione degli eventi avversi.

Nel contesto territoriale, dove i pazienti sono spesso monitorati a distanza e seguiti a domicilio, assume particolare rilevanza la proattività dei sistemi di gestione del rischio. A tal proposito, costituiscono fondamentali risorse il monitoraggio continuo, l’ampio ricorso alla telemedicina e l’impiego di modelli predittivi, al fine di rilevare in anticipo segnali di deterioramento delle condizioni di salute dei pazienti cronici, minimizzando il rischio di emergenze acute non gestite. A questo, si aggiunge la necessità di strutturare in maniera adeguata i programmi di formazione continua del personale in materia di competenze digitali e gestione delle emergenze a livello territoriale, così come l’educazione ed empowerment di pazienti e caregiver sull’uso delle tecnologie di telemedicina e sull’autogestione delle patologie croniche.

Infine, in considerazione dell’intensificazione dell’uso della telemedicina e delle piattaforme digitali per la gestione delle cure territoriali, è fondamentale che il risk management includa misure specifiche per la sicurezza informatica, ivi compresi protocolli di protezione dati, e sistemi di backup e continuità operativa.

Giuseppe Pasquale Macrì
Dipartimento Medicina Legale e Tutela dei Diritti in Sanità, Azienda USL Toscana sud est



14 ottobre 2024
© Riproduzione riservata

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