"I medici di famiglia sono in forte sofferenza. Siamo pronti ad applicare le prerogative sindacali, dallo stato di agitazione allo sciopero, facendo capire ai nostri pazienti che è in gioco non un interesse di parte, ma la salvaguardia di un diritto collettivo costituzionale che dia un futuro: a noi, ai nostri pazienti, al nostro Ssn e ai giovani che oggi hanno partecipato al concorso per diventare medici di famiglia".
Così il segretario generale della Fimmg, Silvestro Scotti, conclude così la sua relazione al Congresso nazionale della federazione in corso a Villasimius, sottolineando alle istituzioni come la pazienza dei medici di famiglia stia ormai "finendo".
Servono dunque "soluzioni concrete" per dare risposte alle sofferenze della categoria quali "desertificazione sanitaria, riduzione del numero di medici di famiglia da 43mila a 37mila, perdita di interesse all'accesso alla formazione specifica in medicina generale. Una riduzione importante, parliamo di un calo tra il 15% e il 20% dei medici, e la cosa non sembra rallentare. Senza azioni immediate, la scomparsa dei medici del territorio si configura come, strage di Stato".
Fenomeni che, "insieme, stanno determinando l'impossibilità a rispondere alle esigenze assistenziali delle aree interne e delle periferie delle grandi città. I dati sulla carenza dei medici erano chiari e prevedibili e li abbiamo denunciati negli ultimi 15 anni, ricavandone soluzioni temporanee e parcellari, mentre continuano ad aumentare i carichi di lavoro e un maggiore impegno ai limiti della sostenibilità. Impegno che si dovrebbe dedicare ad accrescere la prevenzione primaria e secondaria, e alla domiciliarità visto il progressivo invecchiamento della popolazione e l'aumento della cronicità, veri e propri tsunami per la sopravvivenza e sostenibilità del Ssn".
Nella legge di Bilancio "chiediamo, come ormai facciamo da anni, una specifica attenzione per la medicina di famiglia - aggiunge Scotti -. Nei fatti assumiamo personale, investiamo in tecnologia, creiamo pertanto occupazione e indotto. E dovremo farlo ancora di più per le sfide organizzative che ci aspettano. Quindi l'attenzione che chiediamo ha una finalità pubblica e sociale nel servizio che svolgiamo per il Paese".
Servono "provvedimenti di decontribuzione sul personale assunto soprattutto per i giovani nei primi anni di convenzione, giovani che si confrontano con una rapida crescita del volume di pazienti che non può essere affrontata se non con la loro squadra fiduciaria fatta di personale sanitario e amministrativo. E, più in generale, sono necessari provvedimenti di detassazione del reddito delle parti variabili del nostro contratto, o se vogliamo dirlo con un termine `à la page´, una flat tax variabile per la medicina di famiglia, che permetterebbe di valorizzare impegno e investimenti per raggiungere gli obiettivi".
Obiettivi che non sono poca cosa. "Stiamo parlando - precisa Scotti - di migliorare la domiciliarità, favorire le prestazioni diagnostiche di primo livello, raggiungere le coperture vaccinali, organizzare una risposta continuativa attraverso i nostri spoke, utile al cittadino nelle 12 ore. Ovvero stiamo parlando di migliorare l'offerta sanitaria in quella che è sempre stata la nostra mission, un'impresa sociale e sanitaria fatta da valenti artigiani della salute capaci di offrire una dimensione sartoriale delle cure. Attendiamo risposte da almeno 4 leggi di Bilancio e sentire che oggi si parli di detassare indennità specifiche del personale dipendente, avendone detassato la libera professione intramoenia, ci appare quasi una provocazione".