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Medici del lavoro contro l’obbligo di invio telematico dei dati


Non c’è solo la lotta dei medici di famiglia e ospedalieri contro i certificati online. L’obbligo di invio esclusivo dei dati per via telematica non piace anche ai medici competenti, che riuniti nei giorni scorsi a Torino per il I Congresso Co.Na.Me.Co. (Coordinamento nazionale dei medici competenti) hanno ribadito il loro no alla norma contenuta nell’art. 40 del Dlgs 81/2008, che disciplina la medicina del lavoro. “È un’inutile vessazione, anche se non l’unica”.

14 SET - Il Co.Na.Me.Co. è la prima – ed attualmente unica – organizzazione “sindacale”, sorta spontaneamente dopo l’entrata in vigore del Dlgs 81/2008 e successive modifiche per la tutela della professionalità del medico competente. I provvedimento, denuncia infatti il coordinamento, “hanno determinato, stante l’incertezza di molte norme di legge, grande confusione nei medici competenti, soprattutto per quanto riguarda i possibili aspetti sanzionatori, peraltro spesso applicati per violazioni puramente formali e ininfluenti ai fini della reale tutela della sicurezza e salute sui luoghi di lavoro”.

Aspetti di cui si è discusso anche al I Congresso Nazionale Co.Na.Me.Co. svolto a Torino nei giorni scorsi, nel corso del quale sono stati affrontate anche tematiche scientifiche nel campo delle radioprotezione medica presentate dall’Airm (Associazione Italiana Radioprotezione Medica) e altre medico-legali che hanno visto l’intervento dell’ avv. Marco Rivalta, patrocinante in Cassazione del Foro di Torino, oltre che consulente legale del sindacato, e di Vittorio Masìa, magistrato e docente di Diritto Penale Amministrativo presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Bergamo.   
Nel corso delle due giornate i membri del Consiglio direttivo hanno più volte ribadito la forte determinazione del Co.Na.Me.Co. a continuare la battaglia iniziata due anni fa, “liberandolo da alcune inutili vessazioni della norma di cui l’art 40 del Dlgs 81/08 è la principale, anche se non unica, espressione, affrancandolo dalla Spada di Damocle di sanzioni inutili e spesso erogate in modo del tutto arbitrario da alcuni UPG degli Organi di Vigilanza”.

“Il decreto – ha affermato, nel suo intervento, Aristide Pellegrini, consigliere e socio fondatore Co.Na.Me.Co. – nasce da alcune premesse sicuramente apprezzabili, tra le quali sono senz’altro da annoverare: lo sforzo di conferire organicità ad un preesistente quadro legislativo fortemente frammentato; il desiderio di garantire una uniformità delle tutele su tutto il territorio nazionale; il proposito di coordinare in modo efficace tutte le attività e gli indirizzi in materia di salute e sicurezza. Purtroppo – ha evidenziato il sindacalista - questi propositi non sono stati integralmente realizzati, né si può affermare che si sia pervenuti effettivamente a quella tante volte sbandierata semplificazione di adempimenti formali e documentali a carico delle imprese né del medico, nonostante che proprio questo fosse uno dei punti fondamentali della delega conferita al Governo, e che poteva costituire un’arma efficace, forse determinante, per combattere realmente quella che è stata definita la vera emergenza delle condizioni di lavoro nel nostro Paese, e cioè la diffusa disapplicazione delle norme di prevenzione”.

Un “fallimento” causato anche, denunciano i vertici del Coordinamento, dal mancato coinvolgimento della categoria dei medici competenti nell’elaborazione del Testo. Il risultato? Secondo l’associazione è pressoché impossibile ottemperare alla norma in modo compiuto, senza tema di omissione, di errore, di incompletezza. Così come la parte formale, gli adempimenti burocratici, “spesso totalmente estranei ad ogni finalità di effettiva tutela”, occupano di fatto uno spazio maggioritario del tempo lavorativo del medico competente superando, secondo la Co.Na.Me.Co, anche il 60% dell’attività. “A tanto è arrivato il peso burocratico che grava su di noi, in barba alla tanto sbandierata, ed invece sempre più coartata e denegata, quanto ormai chimerica, semplificazione”.
Come l’art. 40, che recita: “Entro il primo trimestre dell’anno successivo all’anno di riferimento il medico competente trasmette, esclusivamente per via telematica, ai servizi competenti per territorio le informazioni, elaborate evidenziando le differenze di genere, relative ai dati collettivi aggregati sanitari e di rischio dei lavoratori, sottoposti a sorveglianza sanitaria”. Una norma che, denuncia la Co.Na.Me.Co., “è stata imposta con finalità epidemiologiche, nonostante questa sia un’attività che rientra a pieno titolo tra quelle istituzionali delle Asl”. Insomma, per il sindacato si tratta di “un’assurda pretesa” che obbliga i medici competenti a svolgere, gratuitamente, i compiti che risultano per legge attribuiti alle Aziende sanitarie.

Al termine dei lavori congressuali l’assemblea ha approvato all’unanimità le mozioni conclusive e confermato la fiducia al Consiglio direttivo, che resterà in carica 4 anni, rafforzato dall’ingresso di tre nuovi membri.
Il Consiglio direttivo
 
Gabriele Campurra        Presidente
Roberto Tafuro                Vice Presidente
Giuseppe Orrù                Segretario
Aristide Pellegrini           Consigliere – Socio fondatore
Sergio Truppe                 Consigliere – Socio fondatore
Mario Maina                     Consigliere neo eletto
Sauro Raspanti              Consigliere neo eletto    
Andrea Stanga               Consigliere neo eletto

 

14 settembre 2010
© Riproduzione riservata

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