Autonomia differenziata. Anaao: “Se passa sarà la fine del Ssn”
Si è discusso della questione oggi in un convegno a Bologna. Bonaccini: “Dobbiamo batterci per riaffermare che il diritto alla salute deve essere garantito a chiunque, ad un povero esattamente come ad un ricco”. Toti: “L’autonomia differenziata in campo sanitario rappresenta una sfida per le Regioni”
19 APR -
“Se passa l’autonomia differenziata sarà la fine del servizio sanitario nazionale”. Con queste parole Pierino Di Silverio, Segretario nazionale Anaao Assomed, ha rappresentato al numeroso pubblico che ha partecipato al Convegno di Bologna dal titolo “Autonomia differenziata. Quali rischi per il Servizio Sanitario Nazionale?” le preoccupazioni dell’intera categoria di medici e dirigenti sanitari.
"Il servizio sanitario nazionale – ha affermato Stefano Bonaccini, Presidente dell’Emilia Romagna nel suo intervento di saluto - non è mai stato a rischio come oggi. Il Governo lo sta smantellando e il risultato è che sono esplose le assicurazioni private, medici e infermieri, a causa di salari troppo bassi e di turni massacranti, emigrano verso il privato o cambiano lavoro. Presto potrà curarsi solo chi ne avrà le possibilità economiche. Serve una grande mobilitazione, perché ormai siamo di fronte a un’emergenza nazionale. Dobbiamo batterci per riaffermare che il diritto alla salute deve essere garantito a chiunque, ad un povero esattamente come ad un ricco".
“L’autonomia differenziata in campo sanitario rappresenta una sfida per le Regioni, ma una sfida che può portare con sé grandi benefici: per quanto mi riguarda, dunque, ritengo sia necessario proseguire nel percorso intrapreso – ha dichiarato il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti nel messaggio inviato all’Anaao Assomed. In primo luogo, autonomia significa assunzione di responsabilità da parte di chi amministra un territorio, senza la possibilità di “distribuire” gli effetti delle scelte fatte e di ciò che non va sul governo centrale ma con la necessità di rispondere in prima persona alle critiche e alle richieste dei cittadini. In secondo luogo, perché permetterà di adattare i servizi forniti alle esigenze specifiche del territorio, tenendo conto delle caratteristiche uniche di ogni area del Paese e con la possibilità di avere un costante dialogo con i cittadini, anche attraverso la digitalizzazione. Insomma l’autonomia consentirà di essere più competitivi ed efficienti”.
Preoccupazione per il rischio di un servizio sanitario frammentato e disuguale è stata espressa dagli esperti intervenuti.
Per Francesco Pallante, Professore Associato di Economia Politica, l'Autonomia differenziata, così come proposta, non risponde all'attuale crisi del diritto alla salute e rischia di acuire le disuguaglianze tra le diverse regioni. Risolvere l’attuale crisi del diritto alla salute a beneficio delle sole regioni più dinamiche è una prospettiva che si colloca al di fuori dal quadro costituzionale e ha suggerito l’esigenza di tornare alla Costituzione, a partire dal pieno rispetto dei principi di uguaglianza e di unità.
Sull’identificazione e finanziamento dei Leps si è concentrato l’intervento di Francesco Porcelli Associato di Economia Politica - Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” e membro del Comitato scientifico per la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni, il cui percorso, iniziato a maggio del 2023, dovrebbe portare a una normativa organica in tema di LEP. L'attività di ricerca ha cercato di rispondere a domande cruciali come: Cosa si intende per LEP? Quali sono i potenziali LEP che si possono rinvenire nella normativa vigente nelle materie che interessano i diritti sociali e civili? Quali sono i passaggi che consentono di tramutare i LEP in fabbisogno di spesa, sviluppando modelli di perequazione che ne consentono il finanziamento rispettando gli equilibri di finanza pubblica? Anche se le risposte non sono ancora complete e univoche, la definizione organica dei LEP, indipendentemente dall'attuazione dell'autonomia differenziata, è un'operazione di grande portata, in quanto attua una parte della Costituzione che pone le basi per la riduzione dei divari territoriali.
Le preoccupazioni si basano su dati concreti per Enrico Coscioni, Presidente di Agenas, che sottolinea l'importanza di un dibattito attento e responsabile, che ponga al centro la salute dei cittadini e l'equità del SSN: “Alla luce dei dati sulla spesa sanitaria, sulla carenza di personale e sulle disomogeneità regionali, è fondamentale interrogarsi se il SSN sia pronto per questa nuova fase. Il dibattito sull'autonomia differenziata deve essere condotto con attenzione e senso di responsabilità, ponendo al centro la tutela della salute dei cittadini e la garanzia di un SSN equo ed efficiente.” E ricorda alcuni dati sul confronto impietoso sulla spesa sanitaria pubblica e privata rispetto a Germania e Francia: nel 2022 la spesa sanitaria pubblica italiana è pari a circa 131 miliardi rispetto ai 423 della Germania e ai 271 della Francia, mentre l’incidenza della spesa sanitaria pubblica in rapporto al Pil è stata pari al 6,8%, inferiore di ben 4,1 punti a quella tedesca (10,9%), di 3,5 punti a quella francese (10,3%), e inferiore di mezzo punto anche a quella spagnola (7,3%).
Anna Lisa Mandorino Segretaria Generale di Cittadinanzattiva ha evidenziato i rischi di una frammentazione nell'accesso alle cure sanitarie, con cittadini di serie A e di serie B a seconda della regione di residenza, richiamando l'urgente necessità di stabilire i Livelli Essenziali di Prestazioni (LEP) come standard minimi garantiti a tutti i cittadini. “Se facessimo l’ipotesi, estrema ma possibile, che tutte le Regioni chiedessero per sé forme di regionalismo asimmetrico così articolate, l’Italia, come Stato unitario, semplicemente non esisterebbe più e lo si sarebbe deciso senza alcun tipo di partecipazione popolare”.
I rischi di un sistema sanitario frammentato sono stati evidenziati da Gianluigi Trianni di Medicina Democratica Emilia Romagna. Teme un "marasma istituzionale" con gravi conseguenze per la sanità pubblica. “Siamo a dieci giorni dalla discussione del ddl di autonomia differenziata e Medicina Democratica propone azioni concrete quali una stagione di scioperi generali, preparazione a referendum abrogativi eventualmente possibili, la preparazione di ricorsi alla Corte Costituzionale, una campagna di sensibilizzazione verso i cittadini e cittadine di non votare candidati e candidate, alle prossime elezioni europee/amministrative che sostengono la autonomia differenziata”.
“Il convegno – ha concluso Pierino Di Silverio - ha messo in luce le profonde criticità dell'Autonomia Differenziata per il SSN. Le voci degli esperti e delle associazioni chiedono un dibattito pubblico aperto e costruttivo sul futuro della sanità in Italia, con l'obiettivo di tutelare il diritto alla salute per tutti i cittadini”.
“È fondamentale che il dibattito sull'Autonomia Differenziata si svolga in modo aperto e trasparente, coinvolgendo tutti gli stakeholder interessati, al fine di trovare soluzioni che tutelino il diritto alla salute e garantiscano un SSN di qualità per tutti i cittadini”.