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Ssn. 1 italiano su 2 boccia l’operato del Governo: “Non ha valorizzato né medici e né infermieri”. Il sondaggio Nursind-Swg 


Eppure, “basterebbe la buona volontà politica di investire seriamente sulla categoria per cominciare a invertire il trend. Una rotta che, altrimenti, porterà dritti allo smantellamento della sanità pubblica” sottolinea Andrea Bottega, segretario nazionale del sindacato degli infermieri commentando i dati del sondaggio

09 GEN -

“Mentre nella conferenza stampa di fine anno della premier Giorgia Meloni non è stato riservato spazio e tempo alla sanità, tra i cittadini cresce l’apprensione per le sorti del nostro Servizio sanitario nazionale. Non a caso per ben un italiano su due il governo non ne ha migliorato le prestazioni e, soprattutto, non ha valorizzato né medici e né infermieri”.

Lo afferma Andrea Bottega, segretario nazionale del Nursind, commentando l’esito dell’indagine demoscopica commissionata dal sindacato alla Swg.

Tant’è che, nonostante gli inevitabili disagi che ha subito, il 62% dei cittadini ha appoggiato gli scioperi nazionali indetti dal personale nei mesi scorsi, dimostrando di essere ben consapevole sia delle condizioni precarie degli infermieri sia della necessità di stanziare risorse adeguate per il rinnovo dei contratti, oltre che delle conseguenze peggiorative della riforma pensionistica contenuta in manovra.

Il sondaggio Swg ha esplorato, inoltre, l’opinione dei cittadini rispetto alla decisione dell’esecutivo di assumere infermieri dall’estero per cercare di arginarne la cronica carenza e rispetto a quella di abbandonare il Ssn italiano e andare a lavorare fuori dall’Italia che sempre più professionisti stanno prendendo. Se un quarto del campione non condivide il ricorso a lavoratori stranieri, di contro oltre la metà degli italiani (60%) giustifica con gli stipendi bassi la scelta di emigrare da parte degli infermieri. “Proprio le retribuzioni non all’altezza insieme alla scarsa valorizzazione del lavoro – riflette Bottega - sono, rispettivamente per l’84 e 81% degli intervistati, le principali ragioni delle dimissioni precoci, un fenomeno che purtroppo sta assumendo dimensioni preoccupanti”.

Tuttavia, “non possiamo non comprendere quel 22% degli interpellati secondo cui il personale non dovrebbe abbandonare la sanità italiana proprio perché gli infermieri per primi se decidono di trasferirsi oltre confine lo fanno a malincuore. Ragion per cui – conclude il segretario – basterebbe la buona volontà politica di investire seriamente sulla categoria per cominciare a invertire il trend. Una rotta che, altrimenti, porterà dritti allo smantellamento della sanità pubblica”.

I dati in sintesi.
Dalla ricerca emerge una generale insoddisfazione nei confronti dell’operato del Governo, soprattutto per quanto riguarda l’attenzione posta alla sanità pubblica e al miglioramento delle prestazioni del Ssn.




Inoltre, viene riconosciuto - da quasi metà degli italiani - che i medici e gli infermieri non godono di un adeguato riconoscimento. Per quanto riguarda le assunzioni del personale infermieristico proveniente dall’estero con una formazione diversa rispetto a quella italiana, tra i cittadini prevale il disaccordo, soprattutto tra gli over 64 e i residenti nel Nord-Est.



In quest’ottica, gli italiani tendono a supportare e ritenere giusta la decisione degli infermieri di emigrare all’estero per ottenere retribuzioni più vantaggiose e un maggior riconoscimento lavorativo. Oltre 4 italiani su 5 individuano proprio in questi elementi la ragione principale delle dimissioni precoci che stanno spopolando tra i lavoratori del settore sanitario, oltre alle questioni legate all’essere un lavoro molto gravoso (77%) e l’eccessivo carico di responsabilità (71%).

Inoltre, quasi due terzi (62%) della popolazione ha appoggiato la decisione di indire lo sciopero nazionale e la maggioranza ritiene giustificato scioperare con lo scopo di sensibilizzare la popolazione sulle condizioni precarie dei lavoratori del settore e per stanziare risorse economiche al fine di rendere le retribuzioni adeguate alle mansioni svolte.

Infine, come nota generale, dalla ricerca emerge che le coorti d’età più anziane (over 55) e i residenti nel Nord-Est tendono ad appoggiare maggiormente le scelte del personale infermieristico e ad essere più critici nei confronti della situazione sanitaria nazionale.



09 gennaio 2024
© Riproduzione riservata

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