"Sono 180mila i professionisti sanitari che, secondo i dati Ocse, tra il 2000 e il 2022 hanno scelto di lasciare l’Italia per lavorare all’estero. Un impatto pesante, se a questi si somma la fuga degli specialisti e dei medici in formazione dai servizi di emergenza-urgenza. Questa situazione incide negativamente anche sull’assistenza pediatrica". A lanciare l’allarme la presidente della Società italiana di pediatria (Sip), Annamaria Staiano, nel suo discorso inaugurale del 78esimo congresso Sip, in corso a Torino. "La carenza di specialisti è la spina nel fianco della pediatria italiana, che sta minando le basi di un sistema assistenziale considerato sinora tra i migliori al mondo", afferma Staiano.
"Se guardiamo ai numeri assoluti dei pediatri del territorio e li compariamo al resto d’Europa - sottolinea - non siamo affatto messi male. Il vero problema è il travaso dei pediatri dall’ospedale verso il territorio in aggiunta, in linea con quanto accade in altre specialità, alla fuga verso l’estero, attratti da migliori condizioni. Assistiamo quotidianamente a questa emorragia che riguarda anche professionalità di elevatissimo profilo, che lasciano l’ospedale a causa di turni massacranti, continue aggressioni oltre che scarsa gratificazione economica, se consideriamo che gli stipendi del personale sanitario in Italia sono di gran lunga inferiori a quelli dei colleghi europei", puntualizza Staiano, sottolineando che all'ultimo concorso per le borse di specializzazione per l'emergenza-urgenza ne sono state assegnate solo il 31%.
"Un’ulteriore flessione rispetto allo scorso anno, che certifica ufficialmente l’estinzione della figura dello specialista in medicina d’emergenza con l’avanzata della figura del medico gettonista, che corrisponde irrimediabilmente a una diminuzione della qualità erogata in un ambito delicato come quello dei Pronto soccorso, oltre che a costi esorbitanti per i contribuenti", commenta la presidente Sip, ricordando che secondo i dati Ocse degli ultimi tre anni disponibili - 2019, 2020 e 2021 - sono andati all’estero 15.109 infermieri e 21.397 medici. "Una 'fuga' di quasi 40mila laureati dalle università italiane che, oltre ad aggravare pesantemente le carenze di personale, ha costi elevati e nessun ritorno. Negli ultimi anni circa 3,5-3,6 miliardi sono stati 'investiti' nella formazione di medici e infermieri che sono ormai patrimonio di altre nazioni".
Per quanto riguarda la pediatria nello specifico "in questa situazione occorre favorire l’integrazione e la continuità dei percorsi di cura tra ospedale e territorio per garantire continuità assistenziale, rispondere meglio all’emergenza-urgenza pediatrica e alle patologie croniche, evitando la congestione inappropriata dei pronto soccorso e migliorando la risposta territoriale alle esigenze dei bambini e delle loro famiglie. Tuttavia, questa possibile risposta da sola non basta. Serve una riforma complessiva che metta al centro il bambino e l’adolescente".
Sono 6 le proposte che la Società italiana di pediatria ha presentato al tavolo tecnico ministeriale per aggiornare il Dm 70 (regolamento assistenza ospedaliera) e Dm 71 (regolamento assistenza territoriale): estensione dell’età pediatrica sino a 18 anni e riconoscimento della specificità dell’area Pediatrica; razionalizzazione delle piccole strutture ospedaliere di pediatria e dei punti nascita; rimodulazione delle terapie intensive pediatriche; organizzazione della rete delle malattie rare; regolamentazione dei ricoveri chirurgici in età pediatrica limitando i ricoveri di pazienti pediatrici in reparti per adulti; rendere omogenea l’area pediatrica.
"Il punto essenziale – spiega la presidente Sip – è affermare con forza l’importanza di riconoscere una volta e per tutte l’area omogenea pediatrica. Chiediamo un’area che includa a tutti i livelli i soggetti che vanno da 0 a 18 anni, dalla neonatologia fino all’età adolescenziale; che includa il territorio, l’ospedale e le subspecialità; che riesca ad interfacciarsi costantemente con la chirurgia pediatrica e la neuropsichiatria infantile. Riconoscere l’area omogenea pediatrica è essenziale per garantire la specificità delle cure pediatriche, ossia il diritto dei bambini e dei pediatri a essere curati dai loro medici e in strutture a loro dedicate".