In 15 anni il Ssn ha perso quasi un quinto dei medici del territorio. Tra medici di famiglia, pediatri e guardie mediche nel 2006 il Ssn annoverava 71.354 professionisti contro i 57.566 del 2021. Un calo di 13.788 unità pari a circa il 20%. Una fotografia, quella scattata comparando gli annuari del Ssn del 2021 e quello del 2006 che racconta e spiega in parte come l’assistenza territoriale (come il Covid ha dimostrato) sia in grave sofferenza con sempre meno professionisti che devono occuparsi di un maggior numero di pazienti. Le ragioni di questa crisi sono plurime: poche risorse investite, riforme al palo, scarsa evoluzione della categoria, pochi contratti di formazione e scarso appeal per la professione, limitato ricambio generazionale e l’elenco potrebbe seguire indefinitamente. Resta il fatto che senza il personale sul territorio il nostro Ssn faticherà a garantire quella capillarità delle cure che per anni è stata un nostro vanto e che oggi nonostante gli investimenti del Pnrr sembra essere diventato purtroppo il tasto dolente della sanità italiana. Vediamo in breve i numeri.
Medici di famiglia. Nel 2006 erano 46.478 con una media di un medico ogni 1.098 abitanti. Nel 2021 si è arrivati a quota 40.250 (-6.228 pari a -13%) con una media di un medico ogni 1.295 abitanti.
Pediatri di libera scelta. Nel 2006 ce n’erano 7.526 con una media di un medico ogni 1.023 bambini. Nel 2021 il numero dei pediatri è sceso a 7.022 anche se complice il calo delle nascite i bimbi da seguire per ogni professionista è sceso a 985.
Guardie mediche. Nel 2006 il Ssn ne annoverava 17.350 sparsi su 3.019 presidi. In media 23 medico ogni 100mila abitanti. Nel 2021 invece i medici sono scesi 10.344 e i presidi a 2.958 con il risultato che ci sono 18 medici ogni 100mila abitanti.