“Stabilizzazione del personale medico e sanitario precario in forza delle leggi vigenti, e no alle scelte di molte aziende che percorrendo altre strade, rischiano di violare i diritti acquisiti di molte decine di professionisti. Si prospetta in questo modo un enorme contenzioso giudiziario. Uno scenario che danneggia il buon funzionamento della già malandata sanità pubblica siciliana”.
Questa la denuncia che arriva da Stanislao Bentivegna, vice segretario nazionale della Federazione Italiana Sindacale Medici Uniti-Fismu e Paolo Carollo, segretario regionale Fismu, in una lettera inviata all’assessore alla Salute, Giovanna Volo, e ai Commissari delle Aziende Ospedaliere e Sanitarie e nella quali si chiede un intervento risolutivo
“I fatti – scrivono Bentivegna e Carollo – destano perplessità ed una grande preoccupazione. Fatti che rischiano di compromettere il futuro di decine di professionisti nel Ssr, medici, veterinari, dirigenti sanitari nonché personale del comparto che negli ultimi anni, a seguito della epidemia di Covid, sono stati reclutati nelle aziende sanitarie e ospedaliere per superare la profonda crisi di sistema che l’epidemia ha provocato”.
“Oggi – spiegano i dirigenti Fismu – nonostante norme, proroghe e circolari sollecitino le aziende sanitarie a ‘stabilizzare’, nei limiti del possibile, questo personale, sembra invece regnare una grande confusione che ne pregiudica il possibile futuro. Le aziende infatti, continuano ad andare in ordine sparso, apparentemente prive di una guida e di indirizzi certi e, piuttosto che procedere con il logico criterio di stabilizzare prima quanti possono essere stabilizzati e quindi indire i concorsi o proseguire i concorsi già avviati, rimodulando i posti disponibili, continuano le procedure concorsuali come se non dovessero stabilizzare nessuno e senza provvedere alla riduzione dei posti messi a concorso per consentire la stabilizzazione di quanti ne hanno maturato il diritto, avendo essi stessi nei fatti superato una prova concorsuale in forza delle norme vigenti.
Se ci sono i posti disponibili – continuano – e la possibilità di indire i concorsi perché si è provvisti di corrispettive risorse finanziarie, non vi è ragione di escludere da questo percorso quanti il concorso lo hanno di fatto già superato a seguito della legge ‘Madia’ e del “milleproroghe”. Così esponendo l'azienda a certi, quanto interminabili, contenziosi tra quanti, pur rivendicando il diritto ad essere stabilizzati, sono costretti a partecipare ai concorsi, e quanti aspirano anch’essi legittimamente a ricoprire i posti messi a concorso. Ma c’è di più. È di questi giorni la notizia che le aziende, piuttosto che proseguire il rapporto di lavoro nelle more della stabilizzazione, stanno procedendo alla risoluzione dello stesso, pur avendo la possibilità di confermare gli incarichi per ulteriori dodici mesi ai sensi del Ccnl. È il caso dei tecnici di laboratorio dell’ASP di Catania”.
“Si ritiene - aggiungono Bentivegna e Carollo - che devono anzitutto essere salvaguardati gli ‘interessi’ dei professionisti che partecipano al concorso, piuttosto che quelli di chi ha già maturato un diritto alla stabilizzazione e che rappresenta anche un patrimonio professionale acquisito in anni di lavoro nell’azienda”.
“La Sicilia ancora una volta scenario del teatro dell’assurdo”, sottolineano i due dirigenti Fismu , che invitano l’Assessore a richiamare i responsabili di questa situazione e così “a ripristinare la sana logica del buon senso nel loro operato. “Certi – concludono – che l’Assessore raccoglierà questa segnalazione che esprime il disagio e il malessere di tanti professionisti che in un momento difficile hanno dato molto al Servizio sanitario regionale, restiamo in fiduciosa attesa di un intervento risolutivo”.