Iniziato da poco più di due mesi il nuovo triennio formativo ECM, la partita non si è ancora chiusa per tutti quei professionisti sanitari che non hanno completato il fabbisogno di crediti degli scorsi anni. Con il decreto Milleproroghe, infatti, è stato concesso loro un altro anno di tempo per mettersi in regola. Non un quadriennio, dunque, come previsto inizialmente, ma tre anni più uno. Ciò non toglie che anche per loro il triennio 2023-2025 sia cominciato il 1° gennaio 2023.
“Quel che è sicuro – afferma Roberto Monaco, presidente Cogeaps - è che il nuovo triennio è iniziato il primo di gennaio di questo anno. Questa è una certezza così come è una certezza che le trenta professioni sanitarie hanno tutto il 2023 per poter sanare i crediti non ottenuti nei trienni precedenti. È un dato di fatto che adesso è legge”.
Ma cosa devono fare i medici non risultati in regola non solo nello scorso triennio ma anche in quelli precedenti, anche questi prorogati, per farlo il prima possibile e accumulare poi i 150 crediti del nuovo triennio, quello appena iniziato? “Sempre nella legge – risponde il presidente Cogeaps – è scritto che chi non ha fatto i crediti nei trienni precedenti può avere crediti compensativi che verranno stabiliti dalla Commissione Nazionale ECM, che ad oggi ancora non si è insediata. Sarà però uno dei primi argomenti che verranno portati come obiettivi al tavolo di lavoro”.
C’è dunque da attendere l’insediamento della Commissione. Nel frattempo, però, quello che si sa già è che chi non risulterà in regola in questo triennio avrà delle grosse difficoltà con le assicurazioni. Le compagnie potranno infatti negare la copertura assicurativa a chi non risulterà in regola con l’obbligo. Da questo punto di vista, spiega Monaco, “questo triennio è importante. È importante per l’aspetto assicurativo perché sappiamo già che dal primo gennaio 2026 chi non ha ottemperato ai crediti formativi per almeno il 70% non può acquisire una polizza assicurativa. È fondamentale e ci sarà un continuo informare e comunicare a tutti i professionisti sanitari che la formazione è importante non solo per dare ai nostri cittadini il massimo della qualità delle nostre prestazioni ma, a questo punto, diventa anche un obbligo per l’assicurazione”.
La pandemia ha mostrato chiaramente quanto sia importante l’aggiornamento professionale, dato che abbiamo visto con i nostri occhi come il tipo di assistenza sia cambiato da un giorno all'altro. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza contiene tante risorse destinate non solo alla formazione ma anche alla telemedicina, alla digitalizzazione e alla diffusione di tutta una serie di pratiche e strumenti nuovi che i professionisti devono imparare a conoscere. Anche da questo punto di vista sarà dunque necessario aggiornarsi, allo scopo di non gettare al vento le risorse in arrivo.
“Bisogna dire che, di certo, non è soltanto per via della pandemia che un professionista della sanità deve formarsi per tutelare la salute pubblica e, allo stesso modo, non deve farlo soltanto perché c’è il PNRR. È chiaro – continua Monaco – che la pandemia ha accelerato i processi, come per esempio ha fatto con la telemedicina e un tipo di formazione completamente diversa, ovvero quella è dettata dalle FAD. E mentre prima eravamo abituati a una formazione de visu, adesso le cose sono un po’ cambiate”.
La formazione, secondo il presidente Monaco, deve però “ulteriormente cambiare”: vanno dunque messi sul tavolo, da una parte, “la formazione sul campo”, e quindi “dare valore ai professionisti”, mentre dall'altra bisogna utilizzare “anche delle metodiche diverse e innovative che possono davvero fare della formazione qualcosa di corale e, magari, pensare ad esempio anche ad una formazione utilizzando il Metaverso”.