Quasi 3 farmacisti collaboratori su 4 se potesse cambierebbe lavoro, solo 1 su 2 pensa che il proprio lavoro gli dia un senso di realizzazione personale mentre il 60% non reputata che il proprio lavoro gli dia prestigio sociale.
E ancora, il 70 % dei farmacisti reputa che non si sia un percorso di sviluppo professionale delineato, che non vi sia possibilità di fare carriera in base al merito e il 60% non reputa che vi sia la capacità di sviluppare le proprie attitudini in base al ruolo. Solo un farmacista su due conosce le strategie aziendali e si sente coinvolto nel definire obbiettivi e risultati.e risultati.
Questi alcuni dei risultati di una survey condotta da Conasfa, l’Associazione Nazionale Professionale dei Farmacisti Non Titolari, a cui hanno risposto 200 farmacisti.
"Questi risultati mostrano però delle differenze. Prendendo in considerazione modelli aziendali diversi emerge che i parametri di 'soddisfazione' migliorano sensibilmente nelle farmacie municipalizzate rispetto a quasi tutti gli ambiti indagati, segno che un'organizzazione diversa del lavoro produce risultati diversi in termini di benessere organizzativo percepito anche a parità, ad esempio, di una retribuzione considerata insoddisfacente".
Pertanto, spiega ancora Conasfa, "come gli studi di psicologia sociale insegnano, esistono bisogni essenziali alla sopravvivenza e bisogni più immateriali" quali:
"Anche, specialmente, di questi aspetti bisogna tenere conto nel riprogettare la farmacia e di conseguenza la professione del farmacista collaboratore se la si vuole rendere ancora una professione appetibile per le nuove generazioni", conclude Conasfa.