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XLIII Congresso Sifo. Accreditamento farmacie ospedaliere attivo solo in poche Regioni italiane


La norma regionale sull’accreditamento va attivata su tutto il territorio nazionale: “Solo così si garantisce qualità e sicurezza a prestazioni legate ad assistenza farmaceutica in strutture pubbliche e private”. In Lombardia e Friuli Venezia Giulia le best practice

28 OTT -

L’accreditamento delle strutture sanitarie costituisce un “passo fondamentale” verso il miglioramento della qualità dell’assistenza e di qualificazione degli interventi sanitari. Il processo garantisce infatti un livello di sicurezza e di tutela del cittadino attraverso la verifica dei requisiti già previsti dal sistema autorizzativo (D.P.R. 14/1/97) e di ulteriori standard di qualità, il cui possesso certificato è “condizione irrinunciabile” per le strutture che vogliono erogare prestazioni nei diversi livelli di assistenza. Eppure, ancora oggi, solo in poche Regioni del nostro Paese esiste una norma di recepimento delle direttive nazionali che disciplina “con chiarezza” il percorso da intraprendere sull’accreditamento delle farmacie ospedaliere.

Questo il tema al centro dell’incontro dal titolo “Il sistema di accreditamento delle farmacie ospedaliere: una grande opportunità per la qualità e sicurezza delle cure”, che si è svolto nell’ambito del XLIII Congresso Nazionale SIFO, in corso a Bologna fino a domenica prossima, presso il Palazzo della Cultura e dei Congressi.

“L’obiettivo di questo incontro è informare e aggiornare i colleghi su una procedura che si spera possa essere attivata in tutto il territorio nazionale – hanno detto Gaetana Muserra, Membro CURF SIFO, e Giancarlo Taddei, Primario Emerito dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo – l’accreditamento istituzionale è rilasciato dalle Regioni alle strutture autorizzate, pubbliche o private che ne facciano richiesta, subordinatamente alla loro rispondenza ai requisiti ulteriori di qualificazione, alla loro funzionalità rispetto agli indirizzi. Con l’accreditamento, o meglio con il riconoscimento dell’accreditamento, si intende assicurare e garantire sia l’affidabilità delle strutture private che, in concorrenza con quelle pubbliche, agiscono per conto del Servizio sanitario Nazionale, sia la qualità delle prestazioni rese”.

Quanto alle eccezioni, in Regione Lombardia, con una delibera dell’aprile 2017, è stato previsto l’accreditamento delle farmacie ospedaliere rispecchiando quanto previsto dalla normativa nazionale, nel DPR 14 gennaio 1997, dove sono previsti i requisiti strutturali e tecnologici, mentre in Friuli Venezia Giulia si procede su vari tipi di accreditamento.

“Il nostro appello – hanno sottolineato Muserra e Taddei – è che anche le altre Regioni seguano l’esempio della Lombardia. Il lavoro di accreditamento è un lavoro di squadra e bisogna collaborare in un team multidisciplinare coordinato dal direttore sanitario e costituito, oltre che dal farmacista, anche dall’ingegnere responsabile dell’Ufficio tecnico e dal responsabile della qualità”. La procedura di accreditamento delle farmacie ospedaliere, hanno ricordato infine gli esperti durante l’incontro, prevede tre fasi: la prima è l’autorizzazione, cioè il provvedimento con cui viene consentito da parte della Regione (previa verifica dell’esistenza dei requisiti minimi previsti dal Dpr 14.1.97) l’esercizio di attività sanitarie a soggetti pubblici e privati; la seconda è il rilascio dell’accreditamento, che è subordinato ad una serie di requisiti della struttura (standard minimi di infrastruttura, attrezzature, tecnologie, strumenti adoperati, ecc.); la terza è la definizione di un accordo/contratto tra Regione con ASL e struttura accreditata, poiché attraverso un contratto sarà possibile formalizzare le condizioni del rapporto.



28 ottobre 2022
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