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Psicologi. “In 15 anni spariti il 50% dei professionisti nelle Asl”. L’allarme dell’Ordine


L’appello della presidente dell’Ordine Maria Antonietta Gulino: “Le liste d’attesa lunghe spingono verso il privato. Anche negli ospedali la psicologia è carente. Basta slogan, servono impegni concreti: la Regione investa sul benessere psicologico dei toscani”

17 GEN - “Chiediamo alla Regione Toscana di investire nella salute psicologica dei cittadini. Basta slogan, adesso servono impegni concreti”.
Questo l’appello lanciato dalla presidente dell’Ordine degli psicologi toscani Maria Antonietta Gulino, intervenuta all’incontro pubblico on line “Sanità toscana – quale futuro?”.
 
“Parlo come rappresentante degli invisibili – ha esordito Gulino – e mi riferisco a due questioni. Da una parte non si fa che parlare ovunque di coloro che sono travolti dal disagio psicologico col Covid, tanto che si parla di psicopandemia. Si tratta di cittadini invisibili e in questo senso le ultime notizie dal governo ci lasciano irritati e perplessi: è bastata una petizione che ha raccolto 250 mila firme a favore del bocciato bonus psicologo, che non era un cambiamento strutturale ma almeno poteva essere un segnale, e quei 50 milioni sono stati messi da una parte. Chi soffre dal punto di vista psicologico è di fatto abbandonato a sé stesso. I cittadini che hanno bisogno di un aiuto psicologico chiedono un impegno forte a tutti e anche alla Regione Toscana. Alla Regione chiedo di avere coraggio, coraggio e realismo, due criteri fondamentali per prendere a cuore la salute psicologica dei cittadini. Ma non parlo solo a nome loro: invisibili sono anche i miei colleghi e colleghe psicologhe. E dobbiamo intervenire su questo fronte”.

Come intervenire? “Le case della comunità previste dal Pnrr sono una prima grande occasione – prosegue la presidente dell’Ordine degli psicologi della Toscana – devono essere case della salute tutta, a 360 gradi, intesa come impegno sociale e sanitario per ciascun individuo. Devono essere posti dove il cittadino va e trova il medico, il pediatra, lo psicologo, l’assistente sociale e l’infermiere. Un luogo in cui il cittadino non debba trovare una sanità divisa in compartimenti stagni ma possa ottenere una risposta globale alla sua salute. In queste case di comunità l’obiettivo dovrebbe essere applicare finalmente quella bellissima legge che è la 328 del 2000 e quell’approccio integrato multi-professionale di cui ci riempiamo la bocca ma non è per niente applicato. E tutti gli operatori sanitari ne hanno bisogno”.
 
La seconda questione da affrontare è sopperire alla mancanza e carenza di dirigenti psicologi nelle Aziende Sanitarie. “I numeri sono catastrofici: negli ultimi anni zero turn over per pensionamenti e maternità – prosegue – il turn over nel nostro settore della Psicologia è bloccato da troppo tempo. Abbiamo circa il 50% meno di psicologi negli ultimi 15 anni nelle nostre Asl. Psicologi che da due anni a questa parte sono in burn out come tutti gli operatori sanitari, perché nelle nostre Asl le liste d’attesa sono lunghe, molto lunghe. Una persona che ha attacchi di panico, può mai aspettare due, tre o sei mesi in lista d’attesa per una visita psicologica nel pubblico? È improponibile. E infatti si va dal privato, che per fortuna esiste con la sua offerta di supporto psicologico e psicoterapia. Ma non è accessibile a tutti, perché non tutti possono sostenerlo economicamente Potremmo pensare al convenzionamento degli studi di psicoterapia, come accade per tutti gli altri interventi medico-sanitari. Nelle Asl i nostri psicologi pubblici – denuncia Gulino – devono inoltre lavorare anche per i tribunali e l’autorità giudiziaria, per le scuole, per il benessere organizzativo, nelle carceri, nei centri diurni. Sono come dei jolly, ma non sono jolly, sono professionisti che vogliono lavorare bene e a cui va resa dignità, quindi il rischio di burn out per loro è molto, molto forte”

La presidente chiede anche nuove misure strutturali e organizzative di sistema, anche per gli ospedali: “Il dipartimento di Psicologia dovrebbe essere uno degli obiettivi da mettere ai primi posti nell’agenda della politica: è necessario iniziare a fare un po’ di ordine e pensare che gli psicologi devono essere i titolari della gestione dei servizi di psicologia, perché ci sia un’organizzazione più efficace e più chiara. Poi c’è la psicologia ospedaliera, abbastanza carente: io mi chiedo cosa sarebbe stato e come sarebbero andate le cose col Covid se nei reparti, al fianco dei malati-utenti positivi, soli e lontani dai famigliari, ci fosse stato una psicologa. I nostri psicologi dipendenti delle Asl sono stati costretti a parlare al cellulare con quei ricoverati”.
 

 

17 gennaio 2022
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